domenica 26 dicembre 2021

Per il genetliaco di Stefania 2021

 

Per il genetliaco di Stefania 2021
 
 
Forse la felicità è avere la poesia nel cuore e non nella testa.
Io questa mattina e il mio cuore creava.
Quella di ieri nostra …
Da quando, o forse non c’è stato mai un momento così.
Numerosi per la prima volta dell’ultima nascita e la gioia nuova.
Trovarsi, ritrovarsi …
In altri tempi si sarebbe detto “dopo la peste”, ma il dopo non è arrivato ancora se non la scienza che lo ha anticipato.
Il vaccino e l’osservanza ci hanno consentito il rientro che è il Natale.
Abbiamo celebrato il vero Natale che ci fa nuovi alla vita che ci aspetta.
E tu come allora, l’inizio, sei stata la Prima.
A tavola di fronte e ti osservavo.
Sei la Madre mia, tua Nonna, non solo nei tratti.
Nello sguardo, la dolcezza, la fronte che parla, Stefania.
Gli occhi tuoi si riempivano di loro e io ti ho vista Mamma felice.
La tua ragione è oltre, Figlia mia.
Sono due gioielli senza valutazione e prezzo.
Perla Monica, perla Riccardo e l’unicità.
È lavoro tuo, perché davvero tu sei unica.
Padre giovanissimo fantasticavo temendo e le apprensioni.
Come ti avrei difesa dal mondo e ora più reggo alla lacrime.
Piazza Fontana, gli scioperi, la precarietà, la mia terra lontana …
L’estraneità.
Ci siamo riusciti io e la mamma tua.
Viatico che ci conduce al momento, questo.
Buon compleanno Stefania.
Auguri
, figlia mia adorata.
Gonfio è il cuore e tu sai.
Ossimoro la vita che nello stesso giorno ti fa scalare le stelle e ti precipita.
Il mio pensiero alla zia tua, mia sorella Carolina che ti ha amato.
Oh come ti ha amato, Stefania!
Bagno di gioia e di lacrime, lo scrivere mio.
Non potevo non bagnarmi, Stefania.
Tra poco la casa si metterà in festa e io vi aspetto appendice di ieri.
Oso, Stefania di papà.
Sì, siamo proprio quella Famiglia che ho cercato e per la quale ho lavorato una vita.
Grazie a tutti.
Alla Mamma che mi è stata vicina e non è stato facile.
A te, Stefania, a Leonardo, Barbara e Pamela.
Vi lascio la mia volontà in eredità che voi conoscete bene.
Ho fiducia, e con Pamela con la quale più corrono questi ragionamenti …
Come sposi ci siamo promessi.
Auguri
ancora per l’onomastico tuo e di tuo marito.
Il Santo protomartire che dette la vita per la fede.
È atto di Fede, questo nostro Amore.
Grazie.
 
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 26 dicembre 2021
08:16:52
 
 
 
 
 

giovedì 23 dicembre 2021

È Natale …

È Natale … 
 
Non c’è gioia e serenità.
Camino al quale scaldarsi, prospettiva.
L’anno scorso il Covid se l’è mangiato, quest’anno se non pure, in forse.
Per i festaioli i divieti ed è cosa buona.
Per le persone normali la possibilità di stare insieme.
Con i propri cari sempreché vaccinati, altrimenti …
Il vaccino ha portato un po’ di stabilità nei cuori e nel Paese.
Se ne va Mattarella ed è perdita.
Resta Draghi ed è disponibile come Nonno prestato alle Istituzioni.
Certo i nipotini di Berlusconi sperano nel proprio.
Ma pensate un Salvini e un Renzi.
Anche il Bimbo avrà grosse difficoltà a scendere dalle stelle.
Così …
Tutti ci stiamo attrezzando a celebrare il nostro.
Una volta il Natale era uno.
Pardon, due.
Il Natale di chi poteva e quello di chi no.
Di chi beveva e degli apota.
Non per cultura, ma necessità e condizione.
Stavano “a padrone” da mio Padre, molto avanti negli anni, vecchi, Palmina e il marito Matteo.
L’appellativo “zia” e “zio” per rispetto all’età.
Più per carità cristiana che per necessità.
Zio Matteo era addetto a governare i cavalli.
Zia Palmina a niente se non la cura del marito e “le racconte” a noi bambini.
I racconti erano verità e mito, povertà senza storia e speranza.
Quanti figli avessero zia Palmina e zio Matteo e spesso si litigavano.
Dove fossero?, “sparsi per le Puglie a padrone”.
Dei tanti e senza storia e presenza, di uno solo avevano certezza e stava in San Marco in Lamis.
Il loro paese natio.
Poi?
Non avevano casa, e il Natale nella speranza di un ritorno.
Indefinito per reali possibilità.
Dove stavano?
Nei pianti.
Le lacrime silenziose di zia Palmina.
E scendevano, scendevano …
Poi c’era quello della tradizione e si osservavano pranzi e riti.
Asciutto come il severo mondo contadino e il senso che teneva le sponde.
Un fiume d’acque benedette come il sangue vivo del Tempo.
Austero il mio, ma “già” più frivolo in alcune voci di compagni di scuola.
Oggi il Natale è Tutto in quel “Già” precedente che ingigantito ha fagocitato “Ogni”.
Senso.
Non nascono bimbi e che ci viene a fare Lui?
Dovrebbe scendere Negro, ma pensate cosa accadrebbe nella casa di coloro che dovrebbero accoglierlo?
Vero, Bergoglio?
Tu i cappelletti della Nonna e senti giusta nostalgia.
Qui da me la “zuppetta” e la “minestra mischiata”, il brodo rigorosamente d’anatra.
Il germano reale.
Il tacchino era per i palati meno raffinati.
E non c’è ritorno e ritrovarsi.
Neanche la famiglia esiste più.
S’è sciolta.
È diventata liquida.
Come liquida la cultura senza fratelli.
Solipsisti e somatari.
Neanche un asino e un bue a dare fiato.
 
Michele Cologna
San Severo, venerdì 24 dicembre 2021
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sabato 18 dicembre 2021

… o dell’animo fascista

… o dell’animo fascista
 
 
Non so voi, ma a me è capitato.
Forti scontri con Comunisti e Testimoni di Geova.
Anche con Cattolici integralisti e Democristiani.
Missini.
Grillini e No Vax.
Militanti d’ogni ideologia.
Cosa accomuna la diversità di costoro?
Lo stesso identico animo.
Immaginano un mondo a loro somiglianza e Tutti coloro che non stanno con loro, sono il nemico.
Non da sconfiggere, ma abbattere.
Hanno la perfezione dell’ideologia dentro che si nutre di illusione e non di realtà.
Si dà colpa all’ignoranza.
Alla ascientificità dei soggetti.
Alla incultura e l’inciviltà.
L’asocialità.
Ebbene questi sono corollari.
La ragione vera sta nella propensione Fascista del loro essere.
Dell’Animo.
Come quello del Maschilista.
(Vogliamo aggiungere anche quello Femminista?)
Tutti gli integralismi hanno radice comune, l’intolleranza che cancella diversità e diritti.
Più pericolosi quelli che si muovono ispirati dall’Amore.
Questo è di Dio e Loro.
Quello di Dio però è insufficiente perché include e non esclude.
L’Amore puro, Loro.
Volete la prova?
Non dovete allontanarvi troppo da voi.
È cosa buona incominciare da sé e poi allargare il cerchio …
Al genitore.
Al fratello.
All’amico, al conoscente, al collega, al compagno.
Al camerata.
Operazione necessaria per sporcare la propria purezza e osservare.
Osservarsi.
Chi riscontra in sé l’insufficienza dell’altro è sulla buona strada.
Ma è percorso che non finisce se non con la morte propria.
Se alla prova si fa verità la consapevolezza dell’animo fascista, si spoglia ogni verità ideologica e la si vede nuda.
Nel nudo sta la nostra e quella dell’altro e la realtà maestra.
Abbiamo imparato però, che la realtà è molteplice tanto quanto gli angoli visuali.
La bestia è domata, ma non per sempre.
Resta.
Con l’attenzione costante e mai la sufficienza del domatore.
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 19 dicembre 2021
07:46:48

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lunedì 6 dicembre 2021

inanime lei

inanime lei
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sì la rondinella ne l’acqua
inanime giacea e
de il bimbo la pace godea
lo guardo
 
mentre egli con la galetta
il recupero tentava
felice si pensava senza ...
spaventando
 
a le lacrime de la mamma
correa e si dimandava chi
cosa lei no più al riparo de
le bagnate sue cure
 
e più resistette guerriero
d’alcun arma sol di pianto
al suo che di tanto amore
amava il padre
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michele cologna
san severo lunedì 6 dicembre 2021
07:37:38
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giovedì 2 dicembre 2021

Lucida follia ...

Lucida follia ...
 
Sento la vita con lucida follia, e comprendo che non mi appartiene.
Sono osservatore che la vive con lo sguardo camminandoci dentro.
Tutto si imprime nella mia memoria, che è vissuto e non osservato.
Sento con l’anima che cammina le intelligenze che si dipanano scialbe.
Provo repellenza per le mie mani che si muovono indipendenti e le osservo estranee.
Il mio corpo distaccato reclama bisognoso e mi causa pena la sua urgenza gregaria.
So di scontare pena per colpa non commessa: uno stralcio d’eternità cacciato a forza in un corpo grezzo, primitivo, perituro.
Con lucida percezione conosco la libertà dell’eterno, ma accarezzo la prigione e ne coltivo la cura.
Giardiniere pazzo, coltivo l’orrore delle erbacce e soffoco nell’incuria il fiore. 
 

martedì 30 novembre 2021

Io costruttore

Io costruttore
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Ho costruito case e villaggi.
Città e strade.
Ponti per viaggiare.
Fortezze e basi, caserme.
Eserciti per difendermi.
Ho creato Dio e l’ho elevato agli altari.
Poi Templi e Chiese.
Sacerdoti e Troni.
Nazioni e Stati.
Ho sollevato dalla fame la bestia.
L’ho istruita e resa padrona.
Ho assoggettato il mondo alla forza.
Anche al metodo.
E ho scoperto cieli sconosciuti.
A seguire la tecnica e le utilità.
Le finzioni e illusioni, l’inganno.
Altro Dio in costruendo e profeti.
Finanza, economia, globalizzazione.
Ho consegnato l’anima.
Questa mattina sento freddo.
La temperatura è alta e penso,
“Ho dimenticato il fuoco”.
Il camino dove al caldo della fiamma i miei figli e nipoti.
E io pur vecchio e malconcio al calore e amato.
Ascoltato e compreso al riso fresco della vita.
Non ho dato il camino ai miei sforzi.
Il senso del fuoco acceso.
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Michele Cologna
San Severo, lunedì 30 novembre 2015
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giovedì 25 novembre 2021

il dono

il dono
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a te che nei miei dimori
non spenti sogni
che dei giorni l’affaccio
profumi
l’inconscio di notti tristi
argenteo dipingi
a te che le mie tendono
solo d’anni piene e
il sorriso antico spasimo
d’un germoglio
lo guardo stanco assimila
a te
come una preghiera celata
il peccato non confessato
quel segreto che mai sigillo
tenne o imprimerà lacca
il dono mistero de la vita
io chiedo
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michele cologna
san severo martedì 22 novembre 2016 - 09:18:21 –
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È scomparsa da FB la nota “il dono” con tutti i commenti delle amiche e degli amici.
Provo grande rincrescimento.
Facebook fino a poco tempo mi diceva che era segnalata come spam, ora è del tutto scomparsa.
La nota posso ripubblicarla cosa che sto facendo, ma i commenti?
Se tutti, le amiche e gli amici, mi ripostassero i loro preziosi?
Grazie.
 
 
 
 

 

E generava…

E generava…
 
Generava, generava, generava…
Partoriva senza freni e limiti.
 
Partoriva…
 
Non era donna, ma femmina e non aveva volto, né grembo.
Un flusso, eruttava senza posa nascituri di sembianze simili.
Succhiavano e ogni poro allattava menni che nutrivano altri.
 
Mutavano…
 
Poi somigliavano, e il difforme i sé moltiplicava in ghigni.
E non erano sorrisi ma labbri di denti e sanguinavano…
Brandelli di carne rigeneravano forme che variavano celeri.
Regredivano in grembi e mutuavano indistinte processioni.
Erano aborti già andati che occupavano aree di nuovi feti.
 
Mentre…
 
Sgranati occhi lacrimavano d’insazia fame corpi appassiti.
Orifizi vocianti emettevano soffi scomposti che oravano.
Indistinti suoni giubilavano e di fragori coprivano lamenti.
 
Di colpo fu silenzio e buio, e non era… prima del giorno.
 
Michele
(San Severo 18/12/2010 15.55.26)
 

mercoledì 24 novembre 2021

… come un sorriso

… come un sorriso
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come un sorriso
di bambino all’alba
già vecchio a sera
staziona
 
è alito di Parca
 
donna che governa
la cena
orante al rosario
che scorrendo i passi
sosta
ne il giorno operoso
 
è requie
 
un atto di fede
a Lui che ne l’identico
rinnova l’eterno
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michele cologna
san severo giovedì 23 novembre 2017
18:50:21
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“Il potere è più dolce del fottere”

“Il potere è più dolce del fottere”
 
 
La prima volta che ascoltai l’adagio ero molto giovane.
Rimasi scandalizzato e pensai l’uomo che l’aveva affermato un porco.
Una ribellione e vedevo in ogni forma di potere l’abominio.
Non vedevo nella figura del maschio il “dominio”, il “ruolo”.
Crebbi e nelle difficoltà incontrai il connubio: Maschio/Potere.
Mi feci orrore, praticavo da maschio ciò che aborrivo.
Compresi in un colpo solo e direi con colpevole ritardo tutto.
Tutto!
Non è un’affermazione dal senno fuggita, ma con piena consapevolezza la ripeto: TUTTO.
Cambiò la Storia, e la narrazione incominciò il nuovo corso.
Rivisitai la mia effettuale e in essa quella di genere estesa al negato.
Dovevo capire.
Lessi di tutto ciò che il mondo femminile aveva prodotto e riconsiderando, ne vissi tutto il fascino e il dolore.
Le contraddizioni in me maschio inconsapevole e la lotta.
Precedente e successiva, ancora.
La violenza del maschio che inculcata è pelle, carne, sangue.
Non si cancella mai, va solo trattata con la violenza di ogni gesto e azione, pensiero, ma su di te che hai il mostro dentro.
Piansi quando ascoltai una prolusione di un vecchio signorino di ottantatre anni, Luigi Conte.
Con il dito ammonitore e sembrava che si conficcasse in me: “Tu maschio, tu uomo non sarai mai libero, fino a quando non avrai liberato la tua donna”.
Ancora adesso si accappona la pelle e gli occhi inumidiscono.
Non sono libero e forse non lo sarò mai, ma ho fatto gli anticorpi e il sistema immunitario sempre vigile.
Qualche volta arriva in ritardo, ma arriva sempre.
Faccio parte di quella generazione di malati e pensavo il mondo nuovo immunizzato.
Invece il genere fa ancora disastri e lì dove dovrebbe regnare l’amore.
In famiglia.
Il mio contributo alla giornata con sofferenza e chiedo quando?
Quando Uomo libererai te stesso, liberando la tua Donna?
A tutte le donne le scuse pregandovi, nell’amore di Mamma, Moglie, Amante che offrite, un pensiero fisso: il maschio nell’azione e nel gesto va sempre combattuto, anche quando lusinga.
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 24 novembre 2018
10:33:39
 
 
 
 

 

sabato 20 novembre 2021

e io ora so de la mattina … (domenica ventotto ottobre 1962)

 

e io ora so de la mattina … (domenica ventotto ottobre 1962)
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de la tua il refrain e io
t’ascoltavo bambino
la canticchiavo e già vecchio
domandavo a te cosa
 
qual pensiero ne la gioiosa
voce e il tuo al ritornello
sorriso che com’allora ancor
oggi me cattura
 
tal curiosità e non veloce io
scorrevo i luoghi
i tuoi padre i miei generato
figlio e chissà l’ultimo tuo
 
viaggio solo andata e alcun
ritorno
così io e come squarcio tu
lo sguardo e l’occhi
 
la mente catturasti e io fui
tu e muto sì come sempre
la nostra ne e pe’ li anni tu
svelasti a me la tua ultima
 
addio ai luoghi e di loro a me
il senso tuo e l’occhio a la fine
la giovinezza e l’uomo fiero
il concepimento e i travagliati
 
amori di marito e tardo padre
l’attesa
ne il figlio eternarti e da me lì
tu cessasti viaggio e vita
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michele cologna
san severo venerdì 19 novembre 2021
08:15:23
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mercoledì 17 novembre 2021

incontri

incontri
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amori andati e come
presenze immanenti
li vedi in vita
altri cui tendere la mano
vivi
dare loro voce e dire
“sono qui”
e li percepisci morti
sì peccato da scontare
una colpa non espiata
redenzione l’altri
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michele cologna
san severo giovedì 17 novembre 2016 - 7:18:13 -
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sabato 13 novembre 2021

Mercuzio è Folle

Mercuzio è Folle
 
 
Provate a cercare senso nella follia.
Operazione vana.
Essa non ne ha.
Ricordo quando giovane ho letto l’Enrico IV di Pirandello.
Dramma apprezzato e tanto, ma ci leggevo la finzione dello scrittore.
Poi la vita ti sottopone a prove.
La Follia in casa, il mio fratello minore Giovanni.
Ho capito che quel dramma era verità
Mio fratello è buono, il più buono e nessuno come lui.
È il più ricco al mondo e tutto è roba sua.
Tutto!
Ma egli è talmente bravo e buono che non nega pasto e necessità a chi gli è devoto.
Ricompensa me che lo curo, fornendomi “la spesa” a prezzi calmierati.
Sei contento?
È medico e avvocato, notaio ed eroe, ha salvato il mondo.
Ha guarito gli schizofrenici con l’invenzione della sua molecola e non ce n'è più uno in giro.
Tutti gli ospedali del mondo sono suoi ed egli ha lavorato fino a distruggersi.
Potrei continuare ancora perché le sue qualità sono estese come è estesa la vita e il mondo.
Ma e certe volte …
Forse perdo la lucidità necessaria e cerco di farlo ragionare.
Sembro d’essere vicino e che ti sia fatto strada nella follia, e ti arriva la risposta ancora più folle.
Ma allora non mi vuoi bene?
Se tenti il recupero a un barlume di ragione, sei il suo aguzzino.
Questa è la follia.
Un mondo che cammina in parallelo con la razionalità e non si incontra nemmeno all’infinito.
Vi dice qualcosa la realtà di questi giorni?
I No Vax?
Gli arresti dei capi di costoro in congiura con Forza Nuova ?
Quelli del clima?
Chi lo nega e chi non opera mentre il Pianeta sta sgretolandosi?
La Politica?
E se fosse solo quella italiana!
Profughi usati come arma offensiva e non è l’ISIS!
Sono Stati, la Bielorussia, la Russia, la Polonia e quelli retti da sovranisti che chiedono all’Europa soldi per alzare muri.
Bob Kennedy jr a Milano.
Chi è costui?
Possiede qualche titolo?
La scienza derisa come il povero disabile di Napoli.
L’informazione subdola, i Viganò!
I social?
Leggete, leggete!
Ascoltare la follia di mio fratello è sollievo!
Sì, è un Tempo folle!
Così folle che anche un filosofo come Cacciari ne è preso.
Affascinato.
Intimare a Mercuzio di tacere è tempo sprecato.
Mercuzio è Folle.
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 14 novembre 2021
08:17:22

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Luna e Sole …

Luna e Sole …
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Leggo e m’invade una tristezza che man mano a seguito del pensiero che lavora, cresce.
M’inquieta.
Si trasforma in insopportabile inquietudine.
La frase, “Maria è come la Luna che non splende di luce propria ma riflette la luce del Sole che è Gesù Cristo”.
Maria è la Madonna.
E penso …
Maria è tutte le mamme, mia madre anche di nome.
Se pensassi per un attimo io di dare luce a mia madre, fossi anche il Cristo in Terra, non me lo perdonerei mai.
Mi dà allo stomaco l’affermazione e se qualcuno lo dicesse a me di mia madre, l’inviterei a togliersi dal mio cammino e lo considererei uomo dimezzato.
Maschilista senza speranza che non rispetta la mamma.
Uomo perso per sé e la civiltà, la società nella quale vive.
È uomo qualunque, cioè, quello della strada costui?
No!
E docente di religione.
Uno che deve informare e formare giovani alla vita.
Non sono un teologo e nemmeno credente, ho poca conoscenza, potrei dire nessuna, della catechesi.
Può darsi che quel signore abbia scritto, parli nella sua funzione di docente, nella verità della sua dottrina e non porti pena.
A me dà inquietudine.
Infinita tristezza.
Dolore.
Ho sentito, sento quello di mia madre.
Di tutte le mamme che debbono accucciarsi ai piedi del figlio per splendere di luce riflessa.
E le figlie?
Non voglio usare termini altri, ma l’inquietudine, avendo letto la frase ieri sera, mi ha tolto il sonno.
Se la fede dovesse spingermi ad affermazioni simili, non sarei mai fedele.
Mai credente, mai cristiano, mai cattolico.
Sento tristezza anche per questo mio scritto.
Ancora alla differenza antropologica di genere?
E non riesco a convincermi che sia affermazione dal senno fuggita, o ripetizione dottrinale.
La Chiesa è questa?
È questa la verità del Figlio?
Su questa palese discriminazione di genere si regge Dio?
Non ho fede e non attribuitemi fede.
Sono solo un misero uomo alla ricerca e nella ricerca incontro il quid del sacro.
Quel Sacro che nel tormento mi fa vedere Dio in infinite ipotesi e tutte vere e tutte confutabili.
Povero Nazareno, tu che hai camminato la terra nel nome dell’Amore, e ogni giorno e in ogni parola vieni ripetutamente crocefisso.
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©
Michele Cologna
San Severo, sabato 12 novembre 2016
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giovedì 11 novembre 2021

Senectus ipsa est morbus?

Senectus ipsa est morbus?
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La vecchiaia è un insieme.
Certo al primo posto ci sono gli anni anagrafici, è innegabile.
Questi però segnano un decadimento fisico che non giustifica in sé la vecchiaia.
Più degli anni è il senso in sé e di sé che la rende insopportabilmente tale.
Il giovane nei momenti di crisi di sé, ha la prospettiva degli anni davanti e anche la morte gli appare leggera e auspicabile.
Il vecchio ha la speranza in chi lo seguirà e la crisi di sé, che è un continuum, la supera per traslazione nell’altro.
Nel figlio, in colui che è destinato a seguirlo.
I vecchi, nella civiltà contadina, non subivano la vecchiaia e la morte li coglieva in piedi.
Erano per mentalità immortali.
Avevano chi li avrebbe sostituiti accanto e li costruivano secondo le tradizioni e la propria volontà.
La prospettiva di vita era infinita e dopo la loro scomparsa nulla sarebbe cambiato.
La vita sconfiggeva la morte e il senso imperava.
Nel senso il sacro profano e a seguire quello escatologico.
Così era.
Oggi.
Già l’uomo è un fallimento perché ha la potenzialità non in sé, ma nella sua capacità lavorativa.
Si è allungata l’aspettativa di vita, ma s’è accorciata quella di uomo.
Il modello di società e civiltà non necessita della lentezza e del pensiero degli anni.
Ha in sé il demone dell’uso e getta, del consumo e l’uomo meccanico senza pensiero e problemi.
Un mare di vecchi giovani ad elemosinare lavoro e/o benefici che consentano di raggiungere la morte fisica, quella dell’essere in sé già si è consumata.
Il vecchio moriva in piedi prima, oggi vive da morto aspettando la morte.
I figli, il futuro.
Non c’è futuro perché non ci sono figli.
Anche quei pochi che la nostra civiltà genera non sono figli nel senso consolidato e sacro del termine.
Hanno culturalmente troncato l’appartenenza e scacciato il sacro.
Un’appartenenza socializzata e liquida, fluttuante e priva del senso profano ed escatologico.
L’individualizzazione esasperata che trova solo nel sé egoistico e nell’ego ipertrofico la realizzazione.
Un uomo antropologicamente mutato e senza entità.
In questo contesto la nuova vecchiaia.
Per coloro che hanno il pensiero nell’azione a ballare il liscio e mangiare la pizza.
Morti viventi che vagano il nulla.
Altri, coloro che hanno conservato il senso, una tragedia da concludere al più presto e la morte quotidiana nel dolore di perduto e cogente.
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©Michele Cologna
San Severo, mercoledì 11 novembre 2015
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XI Novembre 1967 *

XI Novembre 1967 *
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Un motivo?
“È il giorno più importante che ci sia”?
Un altro, però, mi martella questa mattina la memoria.
Di sapori profumati e occhi da ladra, forme sode al tatto virginee.
“La Ninfetta” e il bordo nero, labbra scolpite.
L’alito fiato di Dea e il bacio morbido …
Turgido a la lingua, pistillo a l’ape bramoso.
Scende la parola non scritta e posa, gioco al riposo.
Ladri d’amore e complici de la Parca noi, il sabato a l’incontro.
E il destino ci fece Uno.
Tiene.
Cinquantuno oggi e regge …
Percorso lungo d’ostinati passi a l’approdo.
Tempo.
Anni che non slegano, mani da quel dì a l’appuntamento.
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Michele Cologna
San Severo, domenica 11 novembre 2018
08:06:49
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Commosso, a mia moglie Tonia e al nostro appuntamento che da quel sabato 11 novembre 1967, ha suggellato la nostra vita insieme.
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l’11 novembre 1967

l’11 novembre 1967
(a Tonia)
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era di sabato e
le rose forse in quello
schiudendo donano
e non a la domenica
noi
anche se lungo fu
e ne l’attesa la sera
palpitante di sé
e profumando lui
il giorno che a l’ansia
celebrava l’incerto
d’immatura stagione
come ferita gravida
d’amore e figli …
ora d’anni e cinquanta
quel dì bussa al cielo e
il ginocchio piega
lodi
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michele cologna
san severo sabato 11 novembre 2017
07:11:26
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martedì 9 novembre 2021

Precaria

Precaria
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Gli occhi nella bellezza lacrimavano vita.
Era preghiera.
Canto antico pane d’alcun rito.
E d’esso il figlio bagnava il padre che era lì.
Dell’eterno il domma.
Già figlio prima del padre e poi ancora.
Sempre.
Così nell’inizio stava sovrana la fine.
Regina di una età senza tempo.
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Michele Cologna
San Severo, giovedì 7 novembre 2013
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domenica 7 novembre 2021

virtù d’amore

virtù d’amore

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scorre la mano su i ricordi

il tempo e canto

disadorno di talami e fiori

… veli

s’alza e di profumi antichi

veste il respiro

inala i trascorsi giacenti in

palpitanti guizzi

e di celestiali virtù d’amore

ancora si dona

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michele cologna

san severo giovedì 5 novembre 2015

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venerdì 5 novembre 2021

e di te …

 

e di te …
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resta qui con me eletta
mia sposa e
di te io mi prenderò cura
ti coltiverò diligente
come il contadino la terra
il vignaiolo la vigna
e de le tue uve farò vino
liquoroso
e de i nostri baci libagioni
vedrai
saranno acini di nettare i giorni
nostri
e incanto le notti di luna
insieme
resta con me mia diletta e
di te io mi prenderò cura
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michele cologna
san severo martedì 4 novembre 2014
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il fanciullo e la mano

il fanciullo e la mano
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de li anni lontani lei …
ora vicina mano
di seminatore ne il gesto
spargea sementi
 
come de il padre il silenzio
suo
e de la madre … de il ventre
fecondo le lacrime
 
e dio dava ai misurati passi
il tempo
sì da cadenzare de le stagioni
piane di messi e frutti
 
eterno effimero di fuggevole
senso
volo che posa e scruta crepe
provvisorio di finito
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michele cologna
san severo sabato 5 novembre 2016 - 7:45:36 –
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mercoledì 3 novembre 2021

Innocuo gioco, tenera illusione

Innocuo gioco, tenera illusione 

 

 

Il dialetto sanseverese, che non esiste quasi più, foneticamente è molto stretto e incomprensibile.

Pure sgradevole all’orecchio!

È come ascoltare il francese parlato da un parigino, non comprendi niente e ti resta il suono stridente delle consonanti senza vocali.

Certo il sanseverese risente molto dell’occupazione francese e si conservano ancora dei francesismi.

Nei dintorni e in maniera particolare sul Subappennino Dauno, il dialetto è più gradevole, aperto e le vocali trovano il loro spazio ampio tra le consonanti.

È più melodioso e cantilenante.

San Severo, però, non sfugge alla regola che il più forte è anche più bello.

Sempre!

E così avendo ospitato per lavoro molti dei dintorni, è diventato anche il dialetto da imitare.

Parlare.

Grandi storpiature dell’uno e dell’altro.

La “e” come la pronunciano i sanseveresi è suono indefinito, nonché brutto e quasi nessuno riesce a imitarlo.

I sanseveresi facendo del sarcasmo, ridevano sulla pronuncia degli ospiti.

Mio padre era sanseverese e mia madre pietraiuola, essendo ella di Pietramontecorvino.

Spesso il suo modo di parlare veniva deriso e da mio padre e da noi figli.

Così mia madre, mentre con mio padre faceva buon viso a cattivo gioco, nei confronti nostri si arrabbiava e del suo ne vantava giustamente, la maggiore godibilità del suono.

Stamattina ero in bagno per attendere alle mie abluzioni e cosa rara, canticchiavo.

Una canzone proprio pietraiuola e m’accorsi che facevo il verso alla mamma.

La imitavo nel canto.

Di colpo il sorriso e m’è sembrato di avere compagni in esso mio padre, mia madre e mia sorella Carolina.

La loro esistenza in vita, mio padre nel 1962, mia madre nel 1994, Carolina nel 2011, è cessata nelle date indicate e allora?

Sì è vero, loro esistono in morte nella mia memoria, ma io li ho percepiti vicino e sorridenti!

La tradizione orale, la credenza popolare vuole che i morti escano dalla loro condizione di assenti con la ricorrenza del Due di Novembre e rientrino con l’Epifania - che ogni festa porta via -, e stiano sulla terra tra i vivi.

Stavano con me?

È chiaro che sto giocando con i miei sentimenti, la credenza e la voglia d’abbracciare loro, papà, mamma e Carolina, anche solo con un sorriso.

Ma che tenero e dolce gioco.

Che bella illusione!

 

Michele Cologna

 

San Severo, lunedì 5 novembre 2012

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domenica 31 ottobre 2021

la quiete

la quiete
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apri, è quiete …
respiri e dio ti alita
di sé
senti e osservi, e
l’occhio vede, sei tu,
lui al mattino
ti riconosci e biasimi
il pensiero
taci dio! il silenzio è
io, una mattina senza
 
senza
 
cuore e anima, voce
intelletto
cane al fiuto e sazio
libero
l’impercettibile passo
ne il movimento
cammino d’orizzonte
privo
alcuna meta a erigersi
parola
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michele cologna
san severo, domenica 31 ottobre 2021
07:04:49
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mercoledì 27 ottobre 2021

Per i cinquantacinque anni della tua dipartita, Padre

Per i cinquantacinque anni della tua dipartita, Padre
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Siamo a cinquantacinque papà!
E la mattina del nostro incontro, mancato addio, è vivo e indelebile nella mia mente.
Il bacio che fremeva e non ho avuto l’ardire.
Il viso amato pallido, lo struggimento mio.
Ti temevo, ma ti amavo papà.
Ho appena finito dei lavori insieme all’idraulico da Giovanni, il figlio che hai lasciato di soli sei mesi e mi metto al computer a scrivere.
A ricordare.
Parlarti.
Non so se domani mattina avrò tempo.
Settant’anni e ancora non riesco a recuperare quel riposo dei vecchi.
Forse non avrò fatto abbastanza per meritarlo.
Qualche giorno fa sono stato ringraziato da mio fratello Matteo, tuo figlio, e sento dolore.
“Per me Giovanni è come se fosse in una struttura, non ti debbo nulla!”
Non gli avevo chiesto niente, solo un poco di vicinanza in più.
È orgoglioso Giovanni e dice di non avere fratelli e sorelle, ma l’affermazione tradisce la sofferenza.
Hanno dimenticato di avere un fratello e malato e chissà pensano che il mio sacrificio venga compensato da quei quattro soldi di pensione.
Che miseria, padre mio!
Non credo che tu possa sapere, sarebbe sofferenza senza fine …
E Dio non poteva essere così crudele, dare ai morti la sofferenza dei vivi.
Tu riposi in pace e io mantengo la promessa a mammina che non l’avrei mai lasciato solo.
I miei fratelli, tuoi figli, non possono deviarmi.
È dura ma vado avanti, e Giovanni che mi sopravvivrà come è la regola del tempo, sarà accudito dai miei figlioli.
Potrei pensare errato e tu conoscendo la miseria della vita, ti aspetti la conferma.
È parola data, quella che tu mi hai insegnato a rispettare.
Nella parola c’è onore, e al tuo passaggio i cappelli si elevavano.
Immagini che non mi hanno mai abbandonato e mi hanno fatto soffrire per insufficienza.
La mia, padre.
Ho tanti dubbi e tentennamenti e invece tu eri sempre sicuro di te.
Quanto darei per saperlo.
Se le decisione erano figlie di quella sofferenza che tormenta anche per te.
Il ventotto ottobre 1962 di domenica mattina e aravo con il trattore.
Temevo la tua visita e cercavo d’essere attento e diligente, oggi nessuna ispezione mi aspetto, ma il vizio della cura è insito nel mio essere.
Domani mattina sarò ancora sul trattore come ad onorarti, padre mio.
Non lo so per quanti anni ancora celebrerò questa.
Già lì con te e la mamma è Carolina.
Stante all’anagrafe il prossimo sarò io e finalmente risponderai al mio perché che hai sempre fuggito con il silenzio.
Perché padre mio, mi hai lasciato così presto.
Cosa, come sarebbe stata la mia vita con te vicino?
Avrei voluto carezzare la tua vecchiaia, cerco la mano sul mio canuto capo.
A Te, alla Mamma, a Carolina …
Vale.
E io so aliquid sunt Manes.
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Michele Cologna
San Severo, venerdì 27 ottobre 2017
20:57:28
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