martedì 23 giugno 2020

A Tonia, al suo sguardo, al suo papà

A Tonia, al suo sguardo, al suo papà


Lo sguardo di cerbiatta.
Quello che nel roteare gli occhi, m’ha fulminato.
Ingenuo e bambino nella cornice che segna gli anni.
Questa mattina, con lo smartphone in mano e “Oggi sono cinquant’anni che è morto papà”.
Ho trattenuto l’emozione dell’abbracciarla e ho fatto il duro.
Ma lo sguardo è quella trivella che ha sempre scavato nel mio cuore e mi ha legato a lei per sempre.
In bagno ad attendere le mie abluzioni e il pensiero è andato a quell’uomo che non ho avuto la fortuna di conoscere, ma del quale conosco ogni piega ed emozione.
Padre di sei figlie e mai il sorriso e la gioia ha oscurato il suo volto.
Le figlie e mia moglie, mia suocera, ogni volta che me ne hanno parlato l’hanno fatto con il sorriso.
Non capivo il loro e mi sembravano senza dolore.
Era il sorriso del loro padre, invece.
Che uomo straordinario e non si è mai lamentato un giorno.
Bracciante, con il lavoro ha cresciuto le figlie e mantenuto la famiglia della dignità della povertà vestita di bellezza.
La mia famiglia era volta al tragico e non comprendevo il dolore nel sorriso.
Loro tutte, nel sorriso scrivevano l’amore e il dolore.
La gioia.
Mia moglie è ancora così.
E nonostante la mia propensione al tragico e al severo, all’assenza di sorriso, lei nei quarantasette anni di matrimonio, ha mantenuto integra la sua qualità e ha vinto nella bellezza.
Ancora non so sorridere, ma ora so apprezzarlo.
Loro tutte, opera di questo padre meraviglioso che ha regalato gli anni migliori alla guerra e alla prigionia in Germania, al ritorno e al lavoro duro dei campi.
Aveva ottenuto quale reduce mezza versura di terreno “ai combattenti”.
Trasformato in vigneto ed era il salvadanaio per maritare le figlie.
Solo per le prime due ha potuto il poverello.
Il destino aveva in serbo altro per lui e se l’è preso giovane.
Ma meravigliosa la moglie ha continuato la sua opera.
Quanta dignità e rigorosa povertà in quella donna.
Mi commuove ancora la mia “mammà”.
Non riuscivo a chiamarla mamma e ho optato per mammà.
Accarezzo quel suono e l’amo, come ho amato e amo quest’uomo che non ho conosciuto, ma che da quarantasette anni ringrazio onorandolo con “L’eterno Riposo” ogni mattina.
Tonia mia adorata è più facile scrivere che parlare.
La voce sciupa il pensiero e le emozioni.
Tu dopo quarantasette anni, continui a emozionarmi e il tuo sguardo di cerbiatta è la poesia del nostro amore.
Travagliato e doloroso come tutti i tempi lunghi, ma bello e intenso, ricco.
Vale mio amato suocero Severo, nonno delle mie amate figlie e figlio.
Vale mammà dal volto severo e dalla bontà nel cuore.
E a voi Lina e Soccorsa che ora godete di loro e dell’Occhio di Dio.
Profondamente commosso, vostro.


Michele
San Severo, martedì 23 giugno 2015

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