sabato 19 novembre 2022

Per il genetliaco di Barbara 2022

Per il genetliaco di Barbara 2022
 
Aprire il proprio cuore, come una confidenza a Dio.
E potrei sottotitolarla, “tristezza/serena”.
Gli accadimenti ultimi demoliscono l’Uomo.
La morte dello zio che non mi era solo fratello, ma figlio sfortunato e l’assillo.
A chi?
Sulle spalle di chi poggiare il pesante fardello.
E tremavo.
Con molte probabilità, Barbara, sarebbe toccato a te e non sopportavo la “colpa”.
Ero disperato.
Le mie forze di molto ridotte e mi faceva paura il giorno.
Giovanni, come agnello pasquale, s’è sacrificato per la resurrezione.
Dio, mi si strappa il cuore a scriverne!
Confidavo queste mie a mio figlio, era il venti di agosto e venni ucciso.
Mi salvai io, ma non il Padre.
E per quanto il pensiero lavori, non ne viene a capo.
L’odio.
Un odio stratificato nel tempo e alimentato dalla madre dei miei nipoti.
Non so più niente, ma la sospensione aiuta.
Acquasantiera.
Distante il cielo, come la terra.
I miei fratelli, fatto salvo zio Matteo.
Li sapevo capaci di ogni “cosa”, ma era pensiero da scacciare.
Invece era premonizione di verità.
Alea iacta est.
Poco il tempo, ma, vogliamo dire, benedetto?
Ha fatto chiarezza e la tristezza che soffoca l’uomo, ha addotto la serenità.
Lo sguardo s’è fatto limpido.
Lucido.
Siete state meravigliose tu, Barbara, Stefania e Pamela.
Ancore che hanno evitato la deriva.
E io, il Padre ora ha, come preveggente, chiaro il futuro della sua assenza.
Dà serenità.
Non sono sereno, ma l’ossimoro mi abita senza eccessivo fastidio.
La tua foto, che mi hai messo sul tavolo da lavoro da ormai una vita, tu bambina nei fiori, mi sorride e io le parlo.
Sì Barbara, amore di papà, mi dai gioia.
Il tuo sorriso.
L’entusiasmo dello sguardo che è grazia.
L’operativo binomio Barbara/Pamela.
Se non avessi la consapevolezza piena della Parola, ti direi sono felice.
Ma la felicità che è assenza, si presenta sotto mentite spoglie, Stefania, Barbara, Pamela e l’Assente.
Voglio scrivertelo, Barbara.
Forse già lo sai, l’avrai già sentito.
Mio nonno Michele, rimasto solo e insufficiente, si rivolse al magistrato.
Una settimana per figlio, sentenziò.
La casa del nonno era stata costruita dalla nonna Carolina durante la sua assenza in guerra.
Che non godette per la morte improvvisa e giovane.
Nonno Michele sposò una vedova con propri figli.
Fu il disastro.
L’arpia e la debolezza strutturale di nonno Michele.
La casa, si vociferava, venne donata/venduta ai due figli avuti da matrimonio sciagurato.
Ricordo, avevo sei o sette anni, papà a cena disse a nonno Michele, “domani l’avvocato mi dirà la verità”.
La mattina successiva nonno Michele andò via.
Sparì e io non lo vidi mai più.
Papà morì nel ’62, nonno Michele i primi del ’63.
Narrazione di mia zia Soccorsa, tutti i figli di primo letto al capezzale e nonno Michele chiese, “è Leonardo”?
Zia gli rispose, “Papà, ora lo raggiungerai”.
Improvvisa una lacrima rigò il volto di nonno, girò la testa dall’altra parte e spirò.
Forse ho scritto troppo, ma le mie figlie hanno spalle robuste e mente sana.
Buon compleanno, Barbara.
Auguri, figlia mia diletta.
Sei bella, sei bella e il tuo sorriso è il mio.
Amarti è il dono più grande che un padre possa ricevere.
 
domenica 20 novembre 2022
08:00:17

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