mercoledì 27 luglio 2022

Come fosse ora, 28 luglio 1962

Come fosse ora, 28 luglio 1962
 
Primo pomeriggio e un venticello che consentiva il controfuoco per bruciare le stoppie.
Era nostra consuetudine trascorrere le vacanze in campagna.
Più consone alla nostra e la felicità.
L’adolescente, più limitato nella propria, quell’anno diventava “lavoratore” e dovette imparare in fretta il comando e il rigore.
Le esigenze e misurarsi con le proprie e le richieste.
Si scopriva insufficiente per il padre, ma in cuor suo solo non molto amato.
Pochi giorni di apprendistato e gli sembrava già d’essere se non provetto, buon trattorista.
C’erano delle difficoltà e la sua gamba era debole nel rilascio della pesante frizione e tante volte il trattore s’impennava.
Quando di più?
Con il padre presente e la voglia di apparire bravo.
“Era smania” e rimproveri e minacce, l’ira.
La gamba esile neanche a sfiorare il pensiero.
La macchina non era dotata di servosterzo, non so se avete competenze, ma provate a manovrare nel solco del terreno arato.
Le braccia del “moscerino” si spezzavano colpose.
Aveva fatto sì le “precese” ai limiti delle stoppie, ma al papà non sembravano sufficienti e il controfuoco ad evitare disastri.
Quel pomeriggio in tre, il fanciullo, il papà e il garzone all’opera.
Filava tutto liscio e all’improvviso il cambio del vento.
Quel controfuoco diventava motivo di disastro.
Non sapevamo più come fermarlo e non ci fu ragione, prese la sua strada segnata dal nuovo soffio.
Di colpo si accasciò il papà mio.
Quando l’amavo e lo scoprii con le lacrime e il panico.
Mi chiedeva di massaggiargli dietro la spalla, mentre lui si teneva strette le mani all’altezza del cuore.
Le mani addosso a Lui mi sconvolgevano e impacciato non so ancora se gli fui d’aiuto o d’impaccio.
Ma così fu.
Rientrammo nella masseria e il fuoco al nuovo cambio del vento diventò innocuo.
Non il dolore.
Tre giorni per capire che era infarto.
Infarto che si ripeté esattamente a tre mesi di distanza il 28 ottobre e fu la morte.
Questa mattina e la data stilettata al cuore, duole.
Come fa male, Padre mio.
Giovanni ora non è più con me.
Sta con voi e mi sembro ora io privo dell’aggancio necessario a tenervi tutti con me.
Vivo l’ingiustizia della vita come tutti, ma anche dell’irriconoscenza di chi me la dovrebbe.
I miseri, i poveri di cuore e animo, si fanno arroganti nelle loro colpe.
Questa notte ho lottato dimesso per tutto il tempo del sonno e sono stanco.
Parlartene non serve, sai già tutto e saranno argomenti con Mammina e Carolina.
Sai anche quanto sia triste la miseria colposa dell’ignavo che ti giudica con la cattiveria coatta del proprio cuore.
Ricorderanno questa data loro?
 
Michele Cologna
San Severo, giovedì 28 luglio 2022
07:57:54

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