venerdì 12 marzo 2021

Quel “discorso” mai iniziato … e oggi è il mio genetliaco

Quel “discorso” mai iniziato … e oggi è il mio genetliaco
 
E sono settantuno, Mammina cara.
Sono il più vecchio in assoluto della nostra Famiglia.
Papà cinquantasei, tu, mammina mia, settanta, Carolina sessantacinque.
Mi tormenta sempre l’avvicinarsi del mio genetliaco e il tuo dolore che come partoriente, io vivo.
Ho sempre cercato di sottrarmi ai tuoi tentativi di “discorso” e non ancora afferro il significato profondo.
Perché?
Io immaturo?
Non volevo fare i conti con il dolore?
Ed è grande, incommensurabile, mammina.
Il mio che ne sono il “frutto”, tu?
Tu che sei stata la vittima e sei parti?
Sei figli a ricordare e la vicinanza quotidiana di un uomo, marito e padre generoso, è vero, ma anche di appetiti.
Era il 1997 e non dimentico, non posso!
Mi martellano la mente le parole e la mia mancata reazione, e mi duole.
Stavo insieme a un’amica e un signore che non conoscevo mi ferma interloquendo, “Sei il figlio di Leonardo Cologna?”.
Alla risposta affermativa, “Non ne ha lasciata “una” tuo padre”.
L’amica, non so cosa abbia notato in me, ma mi ha preso sotto braccio e portato via con forza.
Non so cosa avrei fatto a quell’uomo, l’ho ammazzato nel tempo però, migliaia e migliaia di volte.
Neanche dopo la tua morte ero pronto al “discorso”, mammina.
Sai, ricordo i pomeriggi infuocati dal caldo e i tuoi, urla che martellano ancora.
I miei pianti silenziosi al tuo dolore.
Io so e forse l’ho sempre saputo perché tu volevi parlarmi.
Una storia non raccontata non esiste, Mammina bella e tu chiedevi il riscatto.
Piango ancora scrivendo: un vecchio che piange il dolore della propria mamma al parto.
I figli del dolore saranno sempre figli di quel dolore, mamma.
Non c’è speranza di guarigione.
Come mai quella violenza scomparve dalla tua carne e dall’anima.
Sei stata mamma modello e moglie esemplare, ma il tuo dolore vive ancora.
Sulla mia carne insieme al bene.
Un amore sconfinato per quel Padre che non ha saputo esprimerti l’Amore che sono certo ti portava.
Era un padrone nato e prendeva.
Ha voluto e preso senza chiedere, ha seminato dolore e forse senza accorgersene.
Vittima anche lui di sé.
Certo non sarei stato capace in quel “discorso” per mia colpa mai celebrato, di esprimere cose che rincorro e a tappe sembra raggiunga.
Però, passo dopo passo rendo a te quella giustizia degli uomini che si palesa nella conoscenza, a me il peso del giudizio che non ha posto nel Dolore dell’Amore.
Auguri a te, Mamma del Dolore che nel nome di Maria hai onorato il Ventre Tuo.
Mi piace immaginarti con Papà lì e felice, con Carolina nell’Amore Eterno che non teme Tempo.
 
Michele Cologna
San Severo sabato 9 marzo 2019
19:30:10

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