domenica 23 agosto 2009

Per il genetliaco della piccola Monica

Per il genetliaco della piccola Monica

Monica, piccolo tesoro di nonno, sai oggi che giorno è?
Oggi è una ricorrenza importante per te, la tua mamma, il tuo papà e i tuoi nonni.
Tutti i nonni.
Nonno Michele, non stando lì vicino a te, ti scrive questa letterina che tu ora ti metterai davanti al computer di mamma e leggerai.
Per un momento fermati: non danzare in punta di piedi, esci dal tuo castello fatato, spogliati degli abiti della principessa, e leggi attentamente quello che nonno ti scrive.
Oggi, nonno ti regalerà per il tuo compleanno una Favola.
Favola che tu conserverai e nel tempo ogni tanto leggerai.
Sai, piccola, quella che nonno ora ti racconterà non è una favola del Mondo di Fantasia, ma una favola del Mondo della Realtà.
C’era una volta – iniziano così, nonno, tutte le più belle favole – una famiglia composta da padre, madre e cinque figli, sette anni dopo ne nascerà un altro che si chiamerà Giovanni, ma questa è altra storia.
Il padre si chiamava Leonardo (come lo zio), la mamma Maria (come il primo nome della tua mammina), i figli: Carolina, Michele, Anna, Raffaele, Matteo.
Il papà, a differenza del tuo, era un po’ avanti negli anni, mentre la mamma era giovane e bella come la tua mammina.
(E se tu chiedi alla tua mamma di farti vedere una foto, vedrai che somiglia alla tua in maniera impressionante.)
Il figlio Michele, che tutti chiamavano Michelino, aveva da qualche mese compiuto i sette anni, tanti quanti ne compi oggi tu.
Vedi che coincidenza!
Michelino era un ragazzone alto e forte come lo sei tu, e, come a te tutti danno più di dieci anni, anche a Michelino ne davano tanti.
Un giorno di maggio il papà ordinò a Michelino di recarsi il pomeriggio dallo stagnino a ritirare delle giare in stagno: “Quello già ti conosce. Tu digli sono il figlio di Leonardo Cologna. Se ancora non le fa aspetta. Stasera le giare debbono stare qui!”.
Tu, Monica, devi sapere che Michelino adorava il suo papà sopra ogni cosa. Quando il papà gli posava lo sguardo addosso, Michelino volava.
Era innamorato del papà come lo sei tu del tuo.
Se poi gli ordinava qualcosa era felice, ubbidiente, puntuale.
Eccessivo nel compiacerlo.
Era orgoglioso di lui, della sua bellezza e si aspettava sempre qualche parola di gratificazione che, però, non arrivava mai.
(Sai, tesoro di nonno, i propri papà sono sempre i più forti, più belli, più tutto… Proprio come pensi tu. Sì, a volte ci fanno piangere, ma poi… si fanno perdonare.)
La sera, quando il papà rientrò col suo Belvedere (una macchina di tanti anni fa) dalla campagna, Michelino, gioioso gli si fece incontro e ancora nel portone mostrò le tre giare: due grosse e una più piccola.
“Riempi questa più piccola di acqua e portala sopra!”, disse il papà a Michelino che subito, felice, eseguì.
“È pesante?”, chiese.
In verità un po’ lo era, ma Michelino disse al papà di no, che ce la faceva.
Allora il papà, rivolto alla mamma, disse: “Domani, il ragazzo viene in campagna a portare l’acqua agli ‘irroratori’!”.
(Devi sapere, Monica, che ora c’è la macchina irroratrice che sparge sostanze anticrittogamiche, prima questa operazione, non essendoci alcuna macchina, lo facevano gli uomini con la pompa a spalla.
Lavoro molto duro per loro, ma anche per i bambini che dovevano portare l’acqua con le sostanze antiparassitarie.
I bimbi con la giara sulla spalla seguivano il proprio “irroratore” e quando a questo terminava l’acqua, gliela riboccavano.
Poi correvano al pozzo dove stavano le vasche colme di acqua preparata, riempivano di nuovo le loro giare e ancora a rincorrere il proprio “irroratore”.
Era un bel gioco, subito però ti stancavi e la fatica, anche se tenevi duro, ti faceva lacrimare gli occhi.)
Il volto della mamma di Michelino s’irrigidì, e... “Ma la scuola?”.
“Sette giorni, li recupera, nessun problema!”, rispose il papà.
(Un’altra parentesi, Monica. Michelino era anticipatario a scuola e pur avendo appena finito i sette anni frequentava già la seconda elementare, quella che tu inizierai ora a settembre. Però, nonno ti confida un segreto, non dirlo a nessuno ti prego: non era bravo come te. Per niente!)
Michelino si dispiacque della mamma, ma l’idea d’andare in campagna e fare cosa gradita al papà, superò ogni dolore e gioì al pensiero del giorno dopo.
La notte per l’ansia dormì poco e quando il papà si alzò, Michelino era già pronto.
Il divertimento iniziale a mano a mano si trasformò in dolore, ma Michelino tenne duro e mai fece, neanche per un attimo, mancare l’acqua al proprio uomo.
Immaginava i complimenti del papà e ne godeva.
Quei complimenti non arrivarono mai, neanche quando la mamma chiese al padre se Michelino era bravo e s’era comportato bene.
“Sì, assai!”, fu la lapidaria risposta del padre.
Il volto di Michelino s’irrigidì come quello della mamma, ma non pianse. Era già un piccolo uomo.
Era un piccolo uomo, come oggi sei tu una piccola donna, Monica.
Sì, bella di nonno!
Oggi compi sette anni… e sai quanti anni sono sette!
A contarli fai subito, ma se ci pensi sono tanti.
Tanti, mia Principessa, quanti gli anni di ansia e di bene urlati in silenzio dal nonno per te.
Molti, quanti i tuoi giorni e la cura della tua mamma e del tuo papà per te.
Ora sei una signorinella sognante che danza, balla, parla ai delfini e suona il flauto.
Quante cose sai fare, nonno!
Il nonno tuo, invece, alla tua età non sapeva fare niente di tutto ciò.
Sapeva, però, non piangere e sognare.
Sognava quasi come te, bella di nonno!
Auguri tanti tanti dal tuo nonno.
Oggi è un giorno di sorriso per te e tutti quelli che ti vogliono bene.
Auguri per infiniti giorni felici a te e loro.
Il tuo nonno, Michele.

(23/08/2009 12.45.05)

1 commento:

  1. Splendida dichiarazione d'amore alla nipotina,
    a sua mamma ed al severo papà Leonardo..
    Un Amar-cordo di grande tenerezza, di nostalgia
    dell'infanzia,del rimpianto per non averla posseduta, forse, per intero.
    Con affetto, Marlene

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