mercoledì 21 dicembre 2022

Per il genetliaco di Riccardo

 

Per il genetliaco di Riccardo
 
È di questi giorni e i mass media ne stanno dando ampio spazio.
Molti ragazzi abbandonano, minacciano di abbandonare la scuola.
Non la trovano interessante, la motivazione più nobile.
Più plebea, non insegna a come fare soldi.
La paideia.
Cos’è questo termine mai trascurato dalla cultura greca e assimilato nel mondo.
Di più quello occidentale.
L’educazione.
La pedagogia.
Ricordo d’essa la traduzione dal greco del testo “La Ciropedia”.
Che fatica, Riccardo.
Difficilissimo, perché al ragazzo mancano le categorie filosofiche/pedagogiche per avere piena percezione e quindi padroneggiare la parola della traduzione.
Non ti dico cosa scaturiva.
Tanto riso, ma anche tanta frustrazione.
“Cosa ce ne frega a noi dell’educazione di Ciro”, era il commento più buono.
Ciro era destinato a regnare e doveva imparare tutto.
Il bene e il male, gli Dei e gli uomini, la storia e il governo.
Comprendi, Riccardo?
La scuola, che è l’applicazione della pedagogia, serve a formare l’Uomo.
Perché l’uomo se non è sapere, è niente.
Hanno torto i ragazzi che vogliono abbandonarla?
Sì e no!
La scuola è diventata la cenerentola di questo nostro tempo dissennato.
Ci sono soldi per gli evasori fiscali, non per la scuola.
Docenti e discenti depauperati.
Fatti privi di futuro e senso.
Anche ai miei tempi e non sapevi a cosa fosse finalizzata.
Mi ricordo a Milano in cerca di lavoro.
Cosa sai fare?
Niente.
Nella ricerca mi ripetevo a memoria declinazioni e coniugazioni.
Eccezioni e verbi irregolari.
Sapevo tutto e non mi serviva a niente.
Fui assunto come manovale dalle Acciaierie e Ferriere Falk.
Portato in fabbrica e consegnato a una linea, dovevo imparare l’uso di ogni postazione.
“Puntiamo su di lei che è giovane”, il dirigente del plesso, “Nel giro di tre mesi imparerà tutto e passerà ad altro incarico”.
Una settimana e avevo superato con diligenza la prova.
Sbalordirono tutti, io no.
Avevo in corpo tanta potenzialità che potevo governarli tutti.
La formazione al bisogno.
La scuola va riformata, ma l’abbandono, la richiesta della fattualità stanno solo nella “cultura”, quel Tempio che essa è.
Avevo gli stessi anni tuoi, Riccardo.
Mio padre morì ad ottobre del ’62 e io facevo i quindici anni a marzo del ’63.
Mi volevano tutti uomo e responsabile.
Io mi sentivo insufficiente e, ancora ora scrivendo, mi scendono le lacrime.
Quante, Figliolo mio.
Ma tu sei fortunato, hai la più bella mamma del mondo e il papà d’altrettanta fattura.
Questo nonno che ti ama da struggersi.
Buon compleanno, Riccardo.
Auguri, bello di nonno.
Ho certezza della tua serenità che è la cifra dell’Amore che ti circonda.
Mamma, papà, Monica, le zie e i nonni.
Nonno Michele, nonna Tonia, nonna Licia.
Manca nonno Umberto, ma il suo sguardo dal cielo è posato su di te.
Il mio pensiero ti avvolge ed è musica celeste, Riccardo.
 
Nonno Michele
 
ps
Le due foto della campagna le ha fatte nonna Tonia per te poco fa.
 
 
 
 

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