Ossigeno…
Assente negli occhi lo sguardo,
fissità al vuoto tende la pupilla.
Del suo suono aritmico, respiro
riempie della stanza il silenzio
che ora supplica al cielo la vita.
Corpo, sacca sul letto poggiata,
fardello di vestigia d’uomo, ora
privato del tempo che fu, giace.
Mani tendono al vuoto la fatica,
e disegnati di operosa memoria,
svelano di padre annosa premura
e d’amante, che a cercare mano
dita fremono. Inerme di giorni
ceduti alla giustificazione, voci
d’indistinti articolati raccoglie e
nel nulla porge l’antico pianto.
Michele (s. severo 29/05/2010 21.15.35)
Michele, amico carissimo, spero di sbagliarmi, ma in questi tuoi dolorosi versi mi è sembrato d'assistere impotente all'agonia di una persona amata.
RispondiEliminaIl dolore straziante letto fra le righe, l'ho vissuto tre anni fa' e per questo ciò che può sembrare ermetico a me è chiaro come lacrima d'oceano cristallino.
"Assente negli occhi lo sguardo,
fissità al vuoto tende la pupilla.
Del suo suono aritmico, respiro
riempie della stanza il silenzio
che ora supplica al cielo la vita.
Corpo, sacca sul letto poggiata,
fardello di vestigia d’uomo, ora
privato del tempo che fu, giace.
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Spero che questa elegia sia solo una bella poesia e che il mio sentire non c'entra niente, sono solo una super sensibile e per questo, perdonami.
Ti abbraccio con tutto il cuore.
Maria Savasta