martedì 25 maggio 2010

Preghiera…

Preghiera…

Oh Vittima!
Mia diletta, non abbandonarmi.
Sai quanto io t’ami.
Non ti ho forse dimostrato con accanimento il mio amore?
T’ho sollevato mai dall’oppressione dei miei abusi e soprusi?
Dalle mie regole?
Dimentichi, ingrato, tutti i sacrifici, le privazioni che t’ho obbligato ad affrontare per i miei privilegi?
Ora che siamo quasi alla fine, ora che mancano solo alcune cosette per privarti del tutto di ogni tua prerogativa, diritto, volontà: mi abbandoni?
Ti ho tolto tutto, averi, dignità, diritti inalienabili: l’acqua, l’aria, la libertà perfino, ora non collabori!?
Mi abbandoni!
È vero che la riconoscenza non è di questo mondo!
Ho faticato per tutto questo.
Senza soluzione di continuità, teso a raggiungere l’obiettivo del mio unico bene per far stare a te servo, di riflesso meglio, ora che mi sono logorato per questo e ho bisogno della tua ulteriore collaborazione, mi lasci?
Ingrato!
Vedi il mio polso slogato a furia di menarti fendenti!
Ascolta questo cuore piagato per l’amore che t’ha riversato!
I miei figli che ho sacrificato al tuo bene!
Sacrifici, fatica inutili se tu non mi sorreggi in quest’ultima fatica.
Abbracciami, servo!
Se muoio io, tu mi seguirai; se io mi salvo, tu ti salverai.
Pur in ruoli diversi, il destino ci ha uniti: tu a ricevere io a dare.
Credi che non sia faticoso dare frustate da mattina a sera!
Pensi che io mi diverta?
Tu provi dolore a ricevere, io tantissimo a dartele.
Usa giudizio ancora una volta, Vittima.
Salviamoci dalla catastrofe che tu con la tua resistenza a non ricevere più frustate hai creato, e poi tutto tornerà nella normalità: tu metterai la schiena e io il braccio che governa la frusta.
Come è sempre stato, e sarà.
Ama, Vittima, il tuo Carnefice.
Così sia.


Michele (s. severo 25/05/2010 9.20.01)

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