lunedì 15 marzo 2010

L’uomo “intellige” la realtà...

L’uomo “intellige” la realtà.
L’intende, la comprende e la manifesta attraverso il linguaggio.
Del linguaggio la manifestazione più evoluta è la parola.
La parola crea istituti, situazioni, forme, leggi che caratterizzano l’uomo se non nella totalità di sé, certo nel rapporto tra il sé e l’altro sé.
Il rapporto trova la massima espressione di sé nella dialettica.
La dialettica s’afferma e crea attraverso il procedimento dialettico: tesi, antitesi e sintesi.
L’osservanza della sintesi porta alle regole che governano l’uomo.
La sintesi muta perché chi la genera: la tesi e l’antitesi, due forze in opposizione tra loro, variano in base alla percezione cangiante che l’uomo trae dall’ intelligenza che esercita sulla realtà.
Tutto ciò dà, sebbene nel continuo cambiamento, stabilità a un sistema.
Quando un sistema si rompe è perché la tesi e l’antitesi non producono più una sintesi in accettabile armonia con la realtà che l’uomo legge.
La tesi e l’antitesi nella competizione debbono scontrarsi, tentare di sopraffarsi, ma nell’ambito di una stessa percezione, la sintesi che non verrà messa in discussione da chiunque sia a prevalere.
Questa è la condizione della tenuta in vita di un sistema.
La condizione porta a regole che verranno rispettate perché ognuno, nella differente misura della propria individualità, soggettività, si sentirà da esse rappresentato, garantito, difeso.
Le regole sono rispettate non per la paura che possono incutere, ma per il rispetto che per esse si ha.
E il rispetto è proporzionale alla condivisione che si forma sulla percezione che è intelligenza della realtà.
Un sistema, quando le regole non sono più condivise, accettate, rispettate, ricorre quasi sempre alla forza per riaffermarle.
Ma proprio l’uso esagerato e improduttivo della forza è il segno più evidente del declino.
Quel sistema, quella sintesi non hanno più il cemento della condivisione nella differenza della tesi e dell’antitesi.
La realtà viene letta e interpretata in maniera molto, molto diversa.
Una tesi e un’antitesi non più conciliabili nella sintesi.
È la rottura.
Ogni rottura sfocia in barbarie.
È stato sempre così.
Abbiamo imparato qualcosa?
No!
S’avrà la capacità dell’azzardo della prima volta?
Segni non ce ne sono.
La forza produce resistenza, altra forza che regge fino a quando non raggiunge il limite.


Michele (San Severo 15/03/2010 9.54.04)

1 commento:

  1. La chiusa che potrebbe diventare l'incipit. Perché temo che il limite lo si sia raggiunto.
    Bella la tua analisi, condivisa.

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