lunedì 21 dicembre 2009

Travaglio...

Da stamattina mi percuote il cervello e l’anima il motivo, “se fossi stato più generoso”.
Mi giustifico, ma evidentemente non riesco ad essere convincente.
Ieri l’altro, circolando in macchina per servizi in san Severo, notai un manifesto da lutto, per la morte di Teresa Tizio, vedova Caio.
Pensai, “Santo cielo! Mi dispiace, poverina”.
Un poco di anni addietro, mi trovavo nella mia banca per il disbrigo ordinario di alcune operazioni.
Mi approssimai allo sportello dove operava l’impiegato mio referente.
Altri clienti fecero notare che si faceva fila unica e dovevo accodarmi.
Chiesi al personale della banca in virtù di quale criterio e quale norma si stabiliva ciò. I toni un po’ si accesero e pretesi l’intervento del direttore.
Ho argomenti e tono abbastanza autorevoli e il direttore dovette convenire che non era il caso dell’unica fila.
Come succede in queste discussioni, a argomento chiuso, tutti dicono la propria.
Davanti a me stava la signora Teresa, del mio travaglio di stamattina, che certamente affascinata più dal mio aspetto che dal mio argomentare, mi dava ragione pur non dando torto alla banca.
Si sbrigò e, cosa alquanto inconsueta, mi salutò dandomi la mano.
Finite le operazioni uscii e in strada trovai la signora affaccendata a controllare varie ricevute.
Con gentilezza e dopo una captatio benevolentiae, mi chiese delle cose che compresi immediatamente strumentali.
La signora, decisamente carina, era d’anni un po’ più avanti del sottoscritto.
Si presentò, compresi chi era e iniziò a parlarmi della sua vita.
Mi esternò confidenze abbastanza dolorose e poiché sono molto sensibile al dolore altrui, misi da parte alcune riserve mentali e mi dedicai con attenzione alle sue doglianze.
Detti la mia disponibilità a seguirla per continuare il discorso.
Passo, passo arrivammo a casa sua e m’invitò a salire.
Ero un po’ titubante, ma non volendo sembrare scortese salii.
Il solito cerimoniale e poi iniziò a parlarmi del suo defunto marito.
Ad evitare che affermasse cose che facevano aumentare le mie accennate riserve mentali, le confessai che io suo marito lo conoscevo, che non proprio lo stimavo, e che, in qualche maniera, ero l’incolpevole fautore dell’inizio del declino della sua impresa.
Le spiegai che fui l’iniziatore della vertenza collettiva che i dipendenti della sua ditta iniziarono e che per la forte connotazione fascistoide e antioperaia del defunto marito, la vertenza precipitò e l’autorità giudiziaria ne decretò l’amministrazione controllata alla quale seguì il fallimento.
La signora Teresa si irrigidì un poco, ma con misurata disinvoltura corresse il suo parlare e iniziò una corte meno mascherata nei miei confronti.
Attratto dal suo aspetto abbastanza prominente, ma contrariato e dal cangiante comportamento, cioè dell’approccio ingannevole, poi accantonato quando il primo ha mostrato la corda, e dal ricordo di alcune confidenze delle dipendenti della ditta di suo marito, che questa signora era avvezza ad avere, prendersi tutto o con le buone o con le cattive, mi ricordai di un appuntamento vero, ma che in realtà avevo già perso a causa sua, e la salutai cortesemente andando via.
Rimase delusa le signora, molto rammaricato io che già scendendo le scale mi pentivo dello stupido comportamento.
La rinuncia a una combinazione che magari avrei cercato e contribuito a creare.
Non me ne facevo una ragione, certo non potevo – meglio, non ho avuto il coraggio di – tornare indietro.
Incontrai altre volte la signora Teresa che sempre con molto garbo e con sincera ammirazione e vera pudicizia mi invitava quando desideravo a farle visita.
Le mie promesse affermative erano sincere, ma non varcai mai quella soglia.
Non ho compreso il perché e non lo capisco tutt’ora.
Mi dispiace, però.
Ed è dispiacere vero.
Specialmente ora che lei non c’è più.
Avrei potuto donarle la gioia di sentirsi ancora donna desiderata, e non volendo l’ho certamente umiliata.
Perdonami, signora Teresa.
Chissà!, un poco di generosità in più, e forse un po’ di realistico carpe diem…
Ti sia leggero il viaggio, ora sai che non mi eri affatto indifferente.
Vale.


Michele (san severo 21/12/2009 9.01.51)

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