lunedì 1 giugno 2009

lunedì 1 giugno 2009 ore 01/06/2009 8.57.11

lunedì 1 giugno 2009 ore 01/06/2009 8.57.11

Un momento di pausa. Posso finalmente mettermi davanti al mio foglio bianco e iniziare…
Ore 6.10
- Tonia, posso “girare”?, oppure debbo accompagnarti…
- Sì, per le otto debbo stare a scuola.
- Hai acceso il caffé?
Mentre faccio colazione sento il telegiornale e leggo le notizie che passano in sovrascritta.
Che indecenza.
Un’altra giornata di pena.
“Diamo la linea a Emanuela Falcetti”.
Spengo, esco.
Ha appena smesso di piovere.
L’aria è quieta. Ovattata. Mi restituisce i miei passi.
L’argenteo puoi tagliarlo e riporlo. Custodirlo. Tutto è sospeso in un quadro irreale.
I monti del Gargano fanno capolino tra l’argenteo maculato di asperità ossidate e il verde s’affaccia offuscato.
Gli odori d’antico salgono alle narici inebriate.
Due…
Peppino, ti ricordi? Tutti gli odori delle tue parole ora io sento: i covoni bagnati, la rucola dal forte richiamo d’amore, la terra, un bouquet d’antichi profumi… indistinti… manca il tuo aglio… e il “favarazzo” delle tue preghiere… Dopo ho capito, alla Mecca rivolte…Lauretta ora chiamerà e tu lento come il tempo, a cose fatte arriverai… e impassibile continuerai il tuo moto perpetuo.
Dieci…
Neanche gli uccelli si sentono. Anche loro incantati dallo spettacolo raro. Mio Dio, che bello! Chi può affermare che questo non è Dio?
Giovanni, Piero, Annamaria, Lucia… o amici, tutti!
Di nuvole sfavillanti circondato Rignano m’osserva dal suo belvedere appena appena accennato.
Tre…
Ti ho abitato Rignano, ricordi?
Quando lassù mi rifugiavo con la mia piccola e indifesa mammina e tutte le difese approntavo, e studiavo per difendermi e difendere la mamma dall’irragionevolezza di quel padre che funesto d’ira la terrorizzava. M’impietriva.
Eppure era bravo perché d’amor per lui struggevo, anche per uno, uno solo dei suoi minacciosi sguardi.
Sette…
Mamma infinita… tu ch’ora m’ascolti, sai quanto mi duole il dovermi guadagnare la vita con tanta fatica. Sì! Son ancora forte, lo so. Ma stanco. Tanto stanco e di tempo mica tanto ce n’ho.
Solo davanti al foglio bianco sento ancor la mia vita. Che va… I miei figli che non ho. Avessi almeno il sorriso di Monica, Riccardo… no!? Sto qui a girare come un cretino per cosa, per…
Gliel’ho detto al dottore! Lui m’elogia. Ma quanta faticosa rabbia…
Son sempre stato schiavo della mia volontà, Giovanni! Piero!
È acciaio temprato. Sì…
Io con la volontà ho fatto tutto e l’ho fatto contro la mia volontà. I miei desideri, le mie aspirazioni hanno ceduto sempre il passo alla mia volontà di eseguire i desiderata altri.
Non me ne frega granché della vita, eppure sono qui a girare e perdere tempo per niente.
Santo cielo, ho perso il conto dei giri!
Sì!, sono a trentanove… tra poco mi chiederà ci vuoi tempo?
Mi fai sorridere, Giovanni, sei caduto nella trappola che ti ho teso: mi son liberato dell’Innominato e ho riavuto la tua amicizia che mi causava dolore aver perso.
Hai ragione, sono luciferino. Avevo previsto tutto, gli insulti ai quali non ho risposto e… l’unica cosa che mi ha spiazzato: sono state le tue scuse, amico Caprone.
Sì, mi fai ridere! Pure se facciamo a cornate ti batto. Se vuoi scommettere sono pronto.
Alla presenza di Piero, sono più forte di te!
Tu sei più massiccio, ma io sono più atletico.
Non hai risposto allo scritto di ieri! Che stai organizzando nella tua mente luciferina? Ma qualunque cosa sarà io già ho pronto…
- Michele, ci vuoi tempo?
- No, ancora uno, sono al quarantanovesimo giro!
Cinquanta…
- Faccio in tempo a fare la doccia?
- Sì!
Oh, finalmente in bagno…
Maria Pia, la vita è un palcoscenico dove tutti siamo attori involontari.
A volte è più facile recitarla al teatro lì dove la finzione è vera, che recitarla nella realtà dove la finzione della realtà è artificiosamente vera.
Roberto, il tuo sorriso da quella “finestra che mi guarda” con il tuo nipotino – immagino – che tieni, mi dà una gioia vera. Ti sento e mi piaci come amico, come persona. Come sei.
Lucia!?
Quanta tenera serenità mi dai!
No, quello scritto non sono io. Non sono Pessoa. Vorrei esserlo, e non lo so se lo sono.
Ogni vita è unica. Ogni uomo è raro. Nessun uomo può essere fotocopia di un altro, sovrapporsi ad un altro per fototipia.
Io so che dall’agosto 1987, da quando m’è capitato tra le mani il primo libro stampato in Italia su e di Pessoa, non ho più cessato di leggerlo, di studiarlo. D’amarlo.
Forse ne scriverò, ti anticipo però che quell’uomo mi tirato fuori dall’abisso in cui la vita m’aveva precipitato.
Lo smarrimento… le mie parole che trovavo in lui. La chiarezza della sua inerzia consegnata al destino. La…
Michele!
- Ho finito, Tonia! Ora andiamo.
Giovanni mi chiama. È cessata la quiete…
- Michele! Michele!
- Arrivo, Giovanni!
(Interrompo la scrittura. Devo recarmi a casa di Giovanni, fargli fare colazione e dargli la terapia. Come tu vedi, caro Amico, sono io Pirandello che ogni giorno si reca da Follia e nel visitarla le rende piacevolmente accetto il dolore!)
Riprendo la scrittura, sì stavo dicendo…
Non ho più voglia. Ho dimenticato anche cosa volevo dire.

Michele (01/06/2009 10.03.11)

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