Sconosciuto, sconosciuta
Faccio sempre la stessa strada quando mi reco da Giovanni.
Due volte a settimana.
Tonia fa la spesa e io mi porto al cimitero.
Se il tempo è abbondante anche dagli altri cari defunti.
Passando un nome e ieri al ritorno, il ricordo.
Era il 1976 e fui assunto alla SAFAB e fui operaio con lui.
Mansioni diverse, io gruista e lui, che già prestava lì servizio, manovale.
Un uomo squisito, non istruito, ma culturalmente valido.
Era comunista.
Mi parlò di sé e i sacrifici.
Terrazzano e “la lega per la terra”, organizzazione sindacale durante il fascismo.
Le lotte e anche di una figlia morta giovane.
Giovanissima.
Il suo viso duro, inumidendosi, s’addolciva.
Vidi, lessi, pensai alla figlia sua e mi soffermai.
Alzai gli occhi.
Era al sesto livello il suo.
Quante cose s’approssimarono, tante.
Una tempesta.
Sentii me attraversato da una corrente di dolore che dava sollievo.
Afflizione piacevole.
Sentimento sorprendente.
Io storia e tempo.
Ero il dolore e la felicità.
Di padre, di madre, di figlia, della Vita che si faceva in me esistenza tutta.
Aria, terra, cielo. Io.
Pur abituato al “solletico” della poesia, quando arriva il tema e la leggerezza, una così mai.
Estasi?
Atarassia?
Felicità?
Messi insieme e conosco bene i significati, non raggiungevano lo “sconosciuto”.
L’appartenenza universale?
Io il tutto?
Non lo so e volevo parlarne.
Come?
Tacqui e prima di pranzo, in bagno a lavarmi le mani, e lo “sconosciuto”, la “sconosciuta” si ripresentò.
Un rapimento …
E sto a chiedermi spirituale, intellettuale, estatico?
Da giovedì questa mattina e la poesia che avete letto.
L’Io, “autocoscienza del vivente”.
Michele Cologna
Nessun commento:
Posta un commento