venerdì 27 gennaio 2023

27 gennaio 2023

27 gennaio 2023
 
Non è la vecchiaia a tenere sveglia la mia memoria.
Da sempre mi tormenta.
Tanto che, non ancora trentenne, mi ha fatto scrivere, “Il mio passato è un lutto al presente”.
Questa mattina e mentre aspettavo che il caffè uscisse, “quanti olocausti”.
Infiniti e consumati senza pena.
Ignorati da Dio e gli uomini.
La figura di “zi Matteo” e “za Palmina” e ne ho percorsa la storia loro e del bambino, io.
Stavo attaccato dalla mattina alla sera a zi Matteo.
Non mi stancavo mai delle sue “racconte”.
I rimproveri di mammina non mi facevano demordere.
Lo tormentavo, ma lui aveva tanto tempo a disposizione.
Era il guardiano dei cavalli nella campagna di mio padre.
Lo seguivo senza tregua.
L’estate, alla chiusura delle scuole, ci trasferivamo in campagna tutta la famiglia ed era la felicità.
Già molto vecchi zi Matteo e za Palmina, nativi di San Marco in Lamis e senza casa e alcun sostegno.
La loro casa è stata sempre l’essere “a padrone”.
Per le Puglie, dicevano.
La sera ci si sedeva al fresco davanti alla masseria e io preferivo, fino a quanto mia madre non mi prelevava con la forza, stare ad ascoltare loro che litigavano su tutto.
Zi Matteo era in continuazione corretto da za Palmina.
Una sera chiesi curioso e questa volta a za Palmina, quanti figli avessero.
Sei, sette, no, otto e bisticciavano.
Zi Matteo a occhi asciutti, za Palmina con le lacrime.
Tutti “a padrone” per le Puglie e si accavallavano luoghi e anni.
Non avevano notizie.
E za Palmina si chiedeva se vivi o morti.
Zi Matteo taceva.
Un solo figlio a San Marco in Lamis non in condizioni di sostenere i genitori e neanche la sua famiglia.
È olocausto?
Quaranta chili di pane al mese, due litri d’olio, otto mila lire.
Questa era la mesata dei due.
Mio padre “li teneva per pietà”, non si guadagnavano quel salario.
L’estate finita e il ritorno in città.
Il bambino non ha mai più visto e saputo di Zi Matteo e za Palmina.
Oggi è il Giorno della Memoria.
Mi piace che qualcuno versi una lacrima per loro e i figli senza storia.
Io lo faccio spesso.
Metterò una foto dove sta appunto zi Matteo, io in mutande, mio padre e lo zio Alessandro di Napoli, venuto a visita in campagna.
La Shoah l’ho celebrata da sempre con lacrime e scritti.
È stata anche la fine della mia carriera da gazzettiere.
Sì, perché un prete spretato, direttore responsabile d’essa, non poteva pubblicare il mio articolo.
D’accordo, erano stati nazisti, ma è cosa inutile così chiamarli.
Il poveretto “peloso” e non so se ancora vivo, non sapeva che il nome è la cosa.
Ancora adesso.
Quanti giornalisti lo ignorano.
Ho dismesso l’abbonamento al Corriere della Sera.
La feroce Giorgia non è destra reazionaria, vero Galli Della Loggia?
È destra non peggiore dei comunisti, non quelli sovietici, italiani.
Che indecenza!
Non si può suggerire al grande storico fazioso Galli Della Loggia niente.
Ma io azzardo, Karl Kraus.
Capirebbe tante cose il “poveretto”.
 
Michele Cologna
San Severo, venerdì 27 gennaio 2023
09:15:09

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