sabato 21 gennaio 2023

Damnatio memoriae?

Damnatio memoriae?

Non riesco a distogliere il pensiero dalla domanda, perché?
Un dolore che non è fatto di risposte mancate, ma di domande non esaudite.
Tornano le tue parole ogni volta, “Tu morirai pezzente, figlio mio, sei troppo buono”.
Ma io non mi sento buono!
È la verità mammina cara.
Mi è difficile accostare queste tue parole al dolore delle ferite che continuamente mi vengono inferte.
Sono disponibile è vero.
A volte la disponibilità verso l’altro la interpreto come una mia necessità d’amare, ma non sono buono e neanche “fesso”, credo, come tu mi consideravi mamma.
Riuscivi a penetrare quello che io non vedo?
Il fatto è che continuamente incappo nel coltello di coloro che amo o verso i quali mi rendo disponibile per amore.
Gratuito amore.
Sto arrivando ai settant’anni e cado sempre vittima come un bambino ai primi passi.
Negli affetti, nelle amicizie, nell’amore come dono di sé.
Mi dico che imparerò e invece sommo sconfitte e dispiaceri.
Dolore.
Perché?!
Non aspettandomi niente, perché questo dolore?
Una grande ferita che non riesce a mutarmi, eppure mi blocca.
Mi debilita nel pensiero come a volermi cancellare.
Eliminare quel mio modo d’essere pensiero.
Disponibile all’amore, alla comprensione, al bene.
Nella vita reale di tutti i giorni e come non bastasse, in quella virtuale.
Scorrono a ritroso gli anni e vedo solo mucchi di macerie: sono riuscito a farmi nemici in ogni dove e luogo frequentato.
Studi, professione, lavoro, attività, affetti, amicizie e per non smentirmi, virtuali.
Una prof di latino e greco del liceo, che mi amava pur non essendo stata mai mia insegnante, avendomi ritrovato quando facevo il gazzettiere, mi cercava per confermarmi il suo affetto, la mia bravura – bontà sua – la solidarietà.
Ogni mio articolo era una denuncia quando andava bene, altrimenti richiesta di danni.
Ho vinto tutte le cause, ma non ho potuto più scrivere per mancanza di editori disponibili ai miei.
“Michele, tu sei intellettuale puro e scrittore sincero.”
“Non puoi essere amato!”
“La tua bravura è il tuo destino e l’odio il pane quotidiano.”
Ci ridevo, il suo amore per me era sconfinato.
Stravedeva.
Ho rifatto libri di “scrittori” correggendoli, ho corretto poesie di “poeti”rifacendole, ho aiutato persone in forte disagio e mentale, ho dato me stesso in ogni richiesta e mi ritrovo tanti nemici.
Tutti coloro che hanno chiesto e ottenuto.
Alcuni in maniera subdola e non dichiarata, altri dichiarata e ostentata.
Facebook è stato ed è nella continuità.
Il difetto è senz’altro in me.
Aveva visto bene mia madre?
La mia professoressa innamorata?
Io che mi reputo sempre insufficiente nel donarmi?
Damnatio memoriae la mia?

©Michele cologna
San Severo, giovedì 21 gennaio 2016
 
 
 
 

 

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