martedì 4 maggio 2021

Il vino pessimo alla mescita della Lega o del “metodo Salvini”

Il vino pessimo alla mescita della Lega o del “metodo Salvini”
 
 
Sul manifesto da lutto, gli fu dato l’appellativo d viticultore.
Non so chi sia stato a dettare alla tipografia la specifica professione.
Ero ragazzo e quando tornai dalla campagna con l’autoambulanza e il feretro di papà, già erano affissi i manifesti.
Qualche fratello, oppure l’associazione dei Coltivatori Diretti.
Mio padre era agricoltore a tutto tondo e produceva granaglie, allevava bovini, ovini e suini, il latte in parte lo vendeva e in misura minore, lo lavorava a formaggi e poi il vino.
La fila dei mediatori a prendere il campione dalle botti, così ricordo.
Il vino che produceva era molto apprezzato e qualche cosina più del mercato gli veniva pagato.
Vitigni di qualità e vini ottimi.
Chi fece stampare quell’appellativo in morte sapeva molto bene.
E io, sebbene fanciullo, ricordo la lavorazione.
Il fiore del vino in botti di rovere.
La feccia veniva separata dal vino attraverso il meccanismo dell’impiccato, “u’ mbis”.
L’appeso.
Un vascello di rovere senza uno dei due fondi, un sacco di iuta, e un gancio al sacco legato.
Il sacco nel vascello veniva riempito di feccia, si chiudeva l’apertura al gancio e lo si appendeva.
Il peso suo stesso operava il filtraggio.
Dopo ventiquattro ore il vino filtrato nel vascello veniva messo in vasca apposita, si scendeva l’appeso e la feccia veniva venduta alle distillerie.
Era un lavoro di qualche mese, e la scena di questi poveri impiccati appesi in cantina.
Il vino non era di buona qualità e veniva chiamato “u’ vin d’mbis”.
Di coloro opaco e al gusto il tanfo della feccia.
Lo compravano maggiormente le cantine, mescite dove gli avventori ubriachi non stavano al gusto.
Anzi piaceva di più perché più efficace nello stordimento alcolico.
Vino che ubriacava, insomma.
Mio padre parte lo vendeva e parte lo conservava per il consumo degli operai.
Specialmente per la falciatura a mano.
L’ubriacatura era necessaria, altrimenti il grano restava in piedi.
Non si falciava, come i soldati al fronte.
Il vino pregiato, il fiore come lo si definiva.
U’ mbis, vino di gusto sgradevole per ubriachi e miseri.
Quelli che possiamo definire la povera gente che non sapeva rinunciare al bere, o al vizio di bere.
Questo racconto perché.
Non dico niente di nuovo alle mie amicizie e ai lettori, se affermo che sono un osservatore.
Seguo da sempre la politica e ora più che mai.
La disgrazia nella quale versa il mondo intero.
Noi la stiamo affrontando con il Governo Draghi che ci dà fiducia e garbo.
Senno.
Grande operazione e quella destra becera sta nel governo.
Non aveva argomenti contro un Uomo e una Conduzione di tanta qualità.
La Lega e Matteo Salvini dentro e finalmente non abbiamo più il nemico Europa.
Grande cosa, ma c’è quel sottofondo di disturbo la voce di Matteo Salvini.
Non gli si può tacciarlo di fascismo come qualche tempo fa.
Non lo predica più e …
Matteo Salvini ha perduto se stesso e il cavallo.
È disarcionato e ha mutato pelle e prodotto.
Sta alla mescita e vende quel vino “d’mbis”.
Sgradevole al palato e per ubriachi.
Quei viziosi che non possono fare a meno di bere e ubriacarsi.
Vino estratto dalla feccia lui e chi lo segue.
La Lega dei Giorgetti vive con disagio e non vuole bere questo vino.
Il “metodo Salvini”, caro Letta, è l’avvinazzato di cattivo gusto e alito.
Non temerlo e che non la smetta è cosa buona.
Presto sarà la stessa Lega a non poterne più.
Draghi va supportato e spinto a ignorare quel vocio ubriaco.
 
Michele Cologna
San Severo, mercoledì 5 maggio 2021
07:56:32

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