sabato 22 maggio 2021

Il buono nascosto e inconsapevole

Il buono nascosto e inconsapevole
 
Ci sono persone che si pensano, si credono buone al di là di ogni dubbio e di cosa gli altri pensino di loro.
Non sono poche.
Si fanno una narrazione di sé e ci credono.
Caratteristica del mondo della civiltà contadina che reggeva ogni strato sociale.
Ci si pensava buoni negli stereotipi che il tempo e la cultura avevano stratificato.
La verità seppure toccata con mano, negata.
Ne ho conosciuto e tanti nella fanciullezza.
Pensavo e sbagliando, che queste caratteristiche appartenessero a quel mondo del quale siamo fuori.
La cultura e l’introspezione, il concetto d’amore a modificare i ruoli, la modernità della operatività e a mutare.
No, quelle resistenze caratterizzanti, si sono conservate nella progressione.
Abbiamo, al di là e contro le idee alle quali aderiamo, la conservazione del prototipo nel quale ci pensiamo.
La cultura e la civiltà, la contemporaneità e la socialità, l’azione in queste diventano immagine riflessa e non consapevole dell’antico.
Un esempio che all’epoca pensai retaggio di passato.
Pacciani, il mostro di Firenze.
Seguii tutta la storia processuale che venne data e non ricordo più da che trasmissione.
Certo anche tutto ciò che fu scritto, ma è stata la proiezione delle immagini a darmi la chiarezza.
Il mostro Pacciani soffriva e non mentiva, quando assisteva, gli proiettavano le sofferenze da lui inflitte.
Non erano volte al male, erano il bene.
Il concetto di bene che lui aveva dentro.
Esempio estremo il mio, ma rende.
Potrei affermare un mondo di Pacciani e non nel delitto, nel pensiero normale.
Mostri inconsapevoli della celebrazione del bene.
Aderenti al concetto nella oggettività, configurandola come principio della propria soggettività in molti casi malata e stereotipata dell’inconscio.
Così abbiamo i buoni in amore, nel sociale, negli usi e costumi, nei rapporti.
Una sacralità di sé oltre il ragionevole e il civile, il sociale e quel “ma”.
Il “ma” che salva.
Non sono razzista, ma.
Amo, ma.
Accetto il diverso, ma.
Adozioni, ma.
Omosessuale, ma.
L’avversativo ad affermare, perché senza ombra di dubbio, “io sono buono”.
Custodisco la bontà in me.
Quale riscontro della mia bontà?
Io e non l’oggettività e l’azione che se coincidenti salvano.
Altrimenti è cattiveria e pensiero da combattere.
Nell’epoca del Diritto e quindi dell’Oggettività consapevole come caratteristica più alta della civiltà, l’inconscio che lo nega nella soggettività più profonda.
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 23 maggio 2021
08:02:00

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