domenica 30 maggio 2021

… rosa antico

… rosa antico
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rosa antico palpitava a la mano
il colore e
de i giovani trascorsi memore la
stanza - effluvio d’essenze ora -
espandeva ansimando il piacere
tal qual nuovo abbenché di anni
aduso
ne i petali adusti il fiore da sé –
quale vergine pregna -
originava a il dio suo in supposte
arme – linfa
copiosa al tatto seduceva con la
narrazione l’imago e come
vestale de il sacro fuoco – forte a
lo scettro stretta – al sacrificio
maestosa sedeva il trono
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michele cologna
san severo martedì 30 maggio 2017
07:48:45
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diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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martedì 25 maggio 2021

mattina in rosa antico

mattina in rosa antico
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di rosa loro e
li tingo a te antico
pallida al chiaro
de le sere nostre
e
brevi di ritrovato
cibo a le notti lunghe
digiuno di parole
sapore amaro pe’ i
gesti
a soffocare pianti
fiore custodito
e
la sorveglianza ansia
di donna
amore tradito da lui
artefice
opera ne trasse e
a loro
campane al rintocco
dava segni
oscuri presagi
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michele cologna
san severo martedì 25 maggio 2021
08:53:20
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Copyright© 2021 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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domenica 23 maggio 2021

La morte in vacanza

La morte in vacanza
 
Le tragedie non si commentano.
La rabbia che segue, penso di sì!
Le considerazioni certamente.
Morire di vacanza.
È insopportabile!
Il primo fine settimana utile alla “libertà” ritrovata.
Così molti, libertà!
Come se il virus fosse non una conseguenza della dissennatezza del nostro vivere, ma coercizione a quella ragione.
È incredibile!
Mi sento fuori da questo mondo.
Certo sono vecchio, il desiderio di gioire e della vacanza non ha escluso il giovane che fui.
Però ragionato e la possibilità, il rischio.
Mia madre temeva e mi passava la preoccupazione.
Non mi catturava per me, per lei.
E la rinuncia.
La vita stava oltre la vacanza che era un di più.
Ora è il fulcro del vivere e non mi piace.
Non capisco l’asservimento ad essa.
La vacanza è riposo.
È momento per distrarsi dall’onere del dovere pedissequo.
Non è e non può essere scopo.
Consumo a tutti costi.
L’uomo s’è fatto divorare le cervella da questo delirio di consumo e lo dico tra parentesi, non concepisco i ristori.
Sarò attaccato dai vuoti di testa e i divorati dalla movida, dal viaggio altrimenti.
Il mio senso risiede in altro.
Nella verità del vivere che onora la vita che non è gaudente in sé.
Si muore, ma di vacanza è assurdo.
Di più che un genitore coinvolga nella scelta il figlio e gli rubi la vita.
In omnibus requiem quaesivi et nusquam inveni, nisi in angulo cum libro.
Amavo affermare da giovane, d’essere stato il più grande viaggiatore di tutti i tempi.
Di avere conosciuto luoghi impossibili.
Di avere visitato siti e particolari che nessuna ispezione visiva avrebbe potuto.
La mia mente era ed è tuttora il mondo, poi il riscontro.
L’uomo è animale che ha in dote il nous, l’istinto lo ha abbandonato quando si è posizionato eretto.
Il cavallo sventrato da una bomba continuava a brucare l’erba.
Noi in vacanza e la chiamiamo libertà.
 
Michele Cologna
San Severo, lunedì 24 maggio 2021
07:09:00

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sabato 22 maggio 2021

Il buono nascosto e inconsapevole

Il buono nascosto e inconsapevole
 
Ci sono persone che si pensano, si credono buone al di là di ogni dubbio e di cosa gli altri pensino di loro.
Non sono poche.
Si fanno una narrazione di sé e ci credono.
Caratteristica del mondo della civiltà contadina che reggeva ogni strato sociale.
Ci si pensava buoni negli stereotipi che il tempo e la cultura avevano stratificato.
La verità seppure toccata con mano, negata.
Ne ho conosciuto e tanti nella fanciullezza.
Pensavo e sbagliando, che queste caratteristiche appartenessero a quel mondo del quale siamo fuori.
La cultura e l’introspezione, il concetto d’amore a modificare i ruoli, la modernità della operatività e a mutare.
No, quelle resistenze caratterizzanti, si sono conservate nella progressione.
Abbiamo, al di là e contro le idee alle quali aderiamo, la conservazione del prototipo nel quale ci pensiamo.
La cultura e la civiltà, la contemporaneità e la socialità, l’azione in queste diventano immagine riflessa e non consapevole dell’antico.
Un esempio che all’epoca pensai retaggio di passato.
Pacciani, il mostro di Firenze.
Seguii tutta la storia processuale che venne data e non ricordo più da che trasmissione.
Certo anche tutto ciò che fu scritto, ma è stata la proiezione delle immagini a darmi la chiarezza.
Il mostro Pacciani soffriva e non mentiva, quando assisteva, gli proiettavano le sofferenze da lui inflitte.
Non erano volte al male, erano il bene.
Il concetto di bene che lui aveva dentro.
Esempio estremo il mio, ma rende.
Potrei affermare un mondo di Pacciani e non nel delitto, nel pensiero normale.
Mostri inconsapevoli della celebrazione del bene.
Aderenti al concetto nella oggettività, configurandola come principio della propria soggettività in molti casi malata e stereotipata dell’inconscio.
Così abbiamo i buoni in amore, nel sociale, negli usi e costumi, nei rapporti.
Una sacralità di sé oltre il ragionevole e il civile, il sociale e quel “ma”.
Il “ma” che salva.
Non sono razzista, ma.
Amo, ma.
Accetto il diverso, ma.
Adozioni, ma.
Omosessuale, ma.
L’avversativo ad affermare, perché senza ombra di dubbio, “io sono buono”.
Custodisco la bontà in me.
Quale riscontro della mia bontà?
Io e non l’oggettività e l’azione che se coincidenti salvano.
Altrimenti è cattiveria e pensiero da combattere.
Nell’epoca del Diritto e quindi dell’Oggettività consapevole come caratteristica più alta della civiltà, l’inconscio che lo nega nella soggettività più profonda.
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 23 maggio 2021
08:02:00

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venerdì 21 maggio 2021

Inani e indecenti … autoreferenziali

Facebook mi riporta un mio vecchio scritto datato 22 maggio 2013.
Non amo condividere scritti del passato.
Lo trovo, però, di un’attualità sconvolgente.
L’aggravante!
L’indecenza e l’inanità, l’autoreferenzialità dai personaggi pubblici ai miserrimi di mente debole.
Un’epidemia peggiore del Covid.
E da ieri l’insulto di una vecchia confusa e narcisista.
In delirio.
 
* * *
Inani e indecenti … autoreferenziali
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È un parlare di niente!
Un chiacchiericcio fastidioso e inutile.
Soloni di miseria individuale per apparire.
Deputati al narcisismo dalla natura negato.
Deformi del pensiero confuso.
Storpi d’esistenza origliata dietro porte di vita insonora.
E siedono scranni!
Occupano talk show e deficienti ridacchiano.
Pezzenti per insulsaggine e per insufficienza dementi.
Saccenti magliari venditori di fetore.
Aliti olezzanti di carne putrida e gongolano fracidi.
Deformi di vita mancata per invadenza.
Questuanti dell’incinta insufficienza del povero.
E ridono, ridono, ridono …
Simulano scontri e si rincorrono commensali.
S’avversano concorrendo all’idea vera di lei sempre gravida.
E nessuna cura dell’altro se non l’idea di sé.
Ora anche egli è nell’olimpo disprezzato e di sé dio.
Babele e a nessun dio monumento, se non del sé.
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Michele Cologna
(San Severo, mercoledì 22 maggio 2013)
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Copyright© 2013 Michele Cologna
tutti i diritti riservati
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giovedì 20 maggio 2021

Strane riflessioni e idee questa mattina …

“chi nell’ora dei rischi è codardo, più da voi non isperi uno sguardo, senza nozze consumi i suoi dì”
 
Strane riflessioni e idee questa mattina …
 
***
Viene ammazzata dal marito.
E si disputa sull’omicida se sia colpevole di “Femminicidio”, oppure di delitto di Camorra.
Lei è morta, però, e ha temuto per anni, subendo violenze inenarrabili, per paura di sé, dei figli, dei genitori.
Ma l’ha sposato sapendo che era un camorrista?
Sì!
Il padre dell’infame Femminicida non partecipò alle nozze perché ricercato e capoclan di camorra.
Tutti sapevano, tutti!
Poteva un figlio di tanto padre essere differente?
No!
Un no inappellabile, il mio.
La morte stava nell’incontro e la volontà delle nozze malaccorta follia.
Dovevano essere vietate quelle nozze?
Sì!
Eticamente, moralmente, civilmente e culturalmente.
Chi i colpevoli?
I genitori che hanno consentito quel matrimonio.
Lei che se ne è innamorata.
Se mi introduco in una stalla non trovo che bestie.
 
***
Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, fa una proposta di civiltà.
La progressione sui diritti di successione e la creazione di un fondo che abbia come scopo di accompagnare i ragazzi nella costruzione della propria vita di studi e professionale.
Le successioni oggetto di tale misura, dai cinque milioni di euro in su.
Praticamente a toccare solo le ricchezze spropositate.
È proposta di buon senso e chi può negarla?
Invece insorge il mondo politico e guarda caso, Matteo Salvini e la sua Lega, la Meloni e i suoi “fratellini”, quelli del pregiudicato Cavaliere e asserviti, sentite, sentite, Matteo Renzi e la sua “banda” in Italia viva e nel PD.
Il Presidente del Consiglio Draghi ha il compito di condurre l’Italia in Europa per qui farla stare stabile e dice “non è il momento”.
Ha ragione!
Non è il momento per la legge “Zan” sull’omofobia, non è il momento sullo “ius soli”, non è il momento per un Paese civile e democratico.
Mario Draghi sta lì per assolvere il compito affidatogli dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e portare ad adempimento gli obblighi che l’Europa impone per ricevere gli aiuti senza dei quali l’Italia è già morta.
“Questo matrimonio non sa’ da fare”.
Pensarci prima era doveroso.
Con Salvini?
Come quella povera ragazza a sposare il camorrista.
 
***
Non posso concludere non chiedendo come si fa a votare Matteo Salvini?
Di più, nei sondaggi, la Meloni?
Matteo Renzi?
Una ragazza, il camorrista?
Provare fascino per palestrati che ammazzano, per esempio Willy?
Affermare la “libertà” lo stare seduti a consumare l’aperitivo e anche sedersi al ristorante?
Una ragazza, “ci hanno distrutto la giovinezza per far vivere un vecchio qualche mese in più”?
Un Toti, “ se muore qualche vecchio, non è produttivo”?
Potremmo continuare all’infinito e non troveremmo un briciolo di Senso nella fauna di questo miserabile Paese.
Il matrimonio con un camorrista non si fa!
Capite, donne?
Enrico Letta, con Matteo Salvini non si governa!
Cittadini elettori, Lega e Fratelli d’Italia, Forza Italia, Italia viva e poi cosa vi aspettate?
Non vi è bastato Grillo?
Uno stupratore intellettuale e ha mangiato la carne della ragazza violentata dal figlio.
Recita l’adagio, “Chi è causa del suo male, pianga se stesso”.
 
Michele Cologna
San Severo, venerdì 21 maggio 2021
07:43:41

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mercoledì 19 maggio 2021

… la Piramide

… la Piramide
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Si tendeva … a elevarsi e
l’uomo a la base d’essa,
avvicinava Dio.
Costruivano.
L’Uno dava e l’altro
ne la Parola s’alzava
generando Figli e Preci,
Salmi.
Canti d’operative braccia.
Suoni in attesa a giungere
popolati luoghi di azioni e
gesti, pensieri fecondi.
A la base lui e a salire
l’opera sua strutturata:
in gesti e azioni, mestieri,
arti e pensiero.
In Cima Egli, ne la prossimità
la Famiglia, la Terra, il Popolo
e la Cosa, il Governo.
Come a respirarne il Fluido
e l’Alto inzuppava il Poliedro
che dissetando s’alimentava.
Tanti, a testa china il capo,
a Lui lo elevavano …
e l’Immagine moltiplicandosi
ne diffondeva il Senso:
la Piramide.
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Michele Cologna
San Severo, sabato 19 maggio 2018
08:02:30
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domenica 16 maggio 2021

Per il genetliaco di Pamela 2021

Per il genetliaco di Pamela 2021
 
 
Giorni pesanti.
Cinti di tristezza e non dirada la nebbia.
Fatichi a leggere i contorni e i visi confondono.
La generazione senza guerra, la prima …
Ma il Covid invidioso, subdolo ci ha chiuso in tanti fortini e lì, come Godot.
L’Attesa.
E ogni legame sciolto.
Figli, Nipoti, Parentele, Amicizie …
Le voci perdono il corpo e langue il tutto.
Il vecchio scampato al colpevole delitto dell’endemica idiozia italica, consuma il tempo suo breve.
Muoiono per aborto i progetti e si perde la configurazione del possibile.
Speranza che soffoca.
Giorni e affetti, possibilità e futuro.
E non so più il Tempo e da quando non poso lo sguardo sul viso amato, Pamela.
Una vecchia canzone da giorni si ripete dentro e non in musica.
Le parole, come ad esse aggrapparmi?
“Sono come tu mi vuoi”.
Quel “sono come tu mi vuoi” nell’affabulazione di una grande cantante, un successone.
Ma non è la storia della canzone e chi, cosa.
La grandezza del pensiero che sottende l’affermazione.
Per amore, io mi faccio “come tu mi vuoi”.
“Sono come tu mi vuoi”.
Dono senza freno e non per cosa, per amore.
Amore.
Specificità alcuna se non il senso.
Questo logo e sei tu, Pamela.
E non mi abbandona.
Misura tutto l’amore incondizionato che dedichi a me, alla tua famiglia.
Sei pronta e ogni cosa alla tua infallibile.
E mi commuovo nei ricordi che vado assimilando.
Un solo difetto, “la lontananza”.
Non mio in verità, ma neanche la tua qualità.
Sei immensa e instancabile, Figlia amata.
Non c’è problema che tu non sciolga, ostacolo che non superi.
Strada che non sappia percorrere.
Amo tutti i miei figli e la mia mente critica conosce e si rivela tutte le loro.
Ma il dono che fa Padre il padre sei tu.
Nessuno sa spendersi come te, Pamela.
Dirada la nebbia e …
Mi confesso nessuna paura.
Il domani e so, ho certezza che ci sei tu, Amore di papà.
A sera chiudo gli occhi tranquillo.
Il mattino ha il tuo volto.
Mi commuovo, Pamela.
Sei dono immenso e io di tanta fortuna il padre.
Non è orgoglio, è quiete dell’anima.
Sei la medicina della mia malattia.
Della vecchiaia che non disdegno e amo.
Buon compleanno, Pamela.
Auguri, Figlia amata.
Dagli anni delle medie non ne trascorriamo uno insieme.
Quanto è lungo a volte il tempo …
Il Covid e non so quando sarà.
Toccare e baciare il tuo viso, Amore di papà.
Hai giornata piena lo so, ma penso la serenità della tua mente.
La forza della tua volontà.
Il coraggio del tuo cuore.
Saremo insieme come lo siamo sempre stati, Pamela e il giorno sarà di gioia e d’amore colmo.
Bacio, Figlia amata e mi piace ricordare nonna Maria e nonna Gina perché a loro io in questo momento ti sto elevando.
Piango, sì piango e tra poco farò leggere alla mamma questi e piangerà.
Ma quanto sono dolci le lacrime, Pamela.
 
 

 

venerdì 14 maggio 2021

Per il genetliaco di Maria Fernanda 2021

 

Per il genetliaco di Maria Fernanda 2021
 
 
Ci sono giorni stanchi.
Tristi che tolgono la luce.
Ieri è stata brutta giornata e dicevo con mia figlia, Pamela, per telefono che mi sentivo estraneo al quel vissuto.
Brutto nei rapporti.
Quasi a mancare l’umanità che li dovrebbe legare.
Estranei e diffidenti.
Ostili.
E da tempo che non mi dedico ad attività relazionali e ieri, avendolo fatto, ne sono uscito sconvolto.
Non siamo più popolo e comunità.
Somma che non fa totale e il sospetto e l’estraneità.
Fastidio e separatezza.
Quasi odio.
Una ignoranza che può essere misurata a spanne e l’arroganza.
È vero che ignoranza e arroganza sono direttamente proporzionali, ma la nausea.
Vedere un bel volto di persona giovane e nella grazia degli anni e percepirla stomachevole.
Respirare il brutto dell’umano e sentirlo spavaldo modus vivendi.
La mia campagna è rifugio.
In tutti i sensi e respiro aria e umanità.
Amore e passione nelle cose e chi ti è vicino è senso.
Ho scritto qualche giorno fa di Facebook e i mutamenti in evidente peggioramento.
Non mi ripeto, ma è la stessa condizione del reale.
Mala tempora currunt e sei e ti senti estraneo.
Stanco.
Con la stanchezza sulle spalle come fardello e pesante giogo, apro la casella della posta elettronica, e mi annuncia il tuo genetliaco, Maria Fernanda.
Immediata percezione di paura e gioia.
Non essere all’altezza di celebrarti come d’obbligo e vorrei.
“Lavorare stanca”, ma vivere così è insopportabile.
Temere per cause civili e sociali, umanità perduta, di non essere bastevole, sufficiente a celebrare un’amicizia che è pieno d’amore.
Tanto e così vero, da darsi l’appellativo più significante e massimo di fratello.
Noi, io e te, Maria Fernanda siamo fratelli nella bellezza dell’amore.
E non perdiamo occasione per ricordarcelo e d’esso ornarci.
Forse la parola pesante di pensiero e sfiducia tradisce la verità del cuore che ti celebra nel giorno del tuo genetliaco.
Ma io, Sorella amata, elevo al cielo la nostra.
Amore ci ha concesso questa nostra, incontro d’anni e affetto che saldano.
Buon compleanno, Maria Fernanda.
Auguri, Sorella amata.
Tu vivi il più grande dolore che possa toccare a una mamma e io lo sento in tutta la sua portata.
Scrivo e mi dondolo come una mamma pazza che stringe tra le braccia il figlio morto.
Ricordo la disperazione della Mamma mia e il dolore nodo che soffoca e ora mio.
Ti vedo nella doverosa gioia della ricorrenza e questo nodo scorsoio alla gola.
Venirti in aiuto e gridare al mondo.
Ma non c’è ascolto.
Un mondo sordo e afono.
Povero.
Depauperato di quella verità che tu porti nel cuore, Sorellina cara.
Sei bella, sei adorabile e la tua umanità splende.
Che sia giorno di pace dell’anima questa ricorrenza, Maria Fernanda.
Quante donne al mondo possono ornarsi di questa tua qualità eccelsa?
Fraternamente ogni bene e serenità.
Si può e anche il sorriso.
Da qualche tempo con il mio sfortunato fratello Giovanni, ho cambiato l’approccio.
Ma io sono uomo e padre e non mamma.
Ho compreso però, che funziona molto di più quello fisico più che intellettuale e Giovanni mi accoglie con il sorriso del figlio alla mamma.
Così ti vedo nella cura e oggi.
Sono commosso alle lacrime, Maria Fernanda.
Ti voglio bene e auguri, sei meravigliosamente “Bella”, Sorella cara.
 

martedì 11 maggio 2021

così si muore

così si muore
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fulmineo l’attimo
fu abbraccio
sguardo feroce
e già morto
 
no in sequenza
 
brivido l’occhio a
reggere il ghigno
che saziava smorfia
al luciferino porro
 
viso terrificante
 
la presa e la morte
a l’istante e
brividi brividi brividi
terrore
 
il suo di prete
 
accartocciato d’oca
la pelle
interrogava la vita e
rabbrividiva
 
più era al suo riso
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michele cologna
san severo martedì 11 maggio 2021
08:00:55
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riservati
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Nb
Sarà così la morte?
Un volto di prete e l’abbraccio, terrificante lo sguardo e il viso.
Ero morto.
I brividi che si ripetevano e la morte.
Sì, ero morto!
Pensavo seppure rabbrividendo e la coscienza.
E il viso, lo sguardo terrificante erano veri.
Ancora e mi toccavo per capire.
Non sapevo se ero morto consapevole, oppure ancora vivo.
Per fortuna la seconda.
E ancora scrivendo brividi di scuotimento.
La morte è passata sulle mie spalle?
Io tra le sue braccia?
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domenica 9 maggio 2021

A volte le abitudini …

A volte le abitudini …
 
E cambiano!
Impercettibili, ma al soffermarti evidenti.
Aprivo Facebook e le amicizie erano il primo pensiero.
Quelle amate per elezione del sentire e le altre che non sfuggivano a interesse, preoccupazioni e alla dignità amicale.
La preoccupazione e l’affetto.
Tutti e quasi le ravvisavi e ne gioivi e preoccupavi, quasi una famiglia.
Si come una famiglia e d’essa tutte le caratteristiche.
Tante non belle e poco sincere, altre più vicine con problemi, altre d’amore legate.
Alcune elette.
Questo era.
Ora la mattina apro e corro ai giornali, la titolazione e le maggiori notizie e poi uno sguardo a Facebook.
È deprimente!
Un mortorio.
Come in un cimitero e tante tombe che non comunicano se non la morte.
Cadaveri.
Solipsisti esasperati d’identico.
Li hai già letti tutti.
Topoi.
Odianti camuffati e con medagliette.
Tutte poetesse e diplomino.
I maschi silenziosi o insultanti.
Sbavanti dietro qualche femminella che affastella scemenze e, come dice quella pubblicità, cosce e petto.
Un ragionamento.
Qualche sentire che innovi.
Una poesia degna.
Una critica costruttiva.
Un po’ di senso.
Niente e l’ignoranza sbandierata e condivisa.
Deprimente.
Ancora di più e stomachevole l’analfabetismo “saggio”.
Si cimentano in tanti, di più le donne che si nascondono vergognandosi del machismo al quale si sono votate.
Pensate che il “ce l’ho duro” salviniano sia più maschile?
No, è femminile!
E da amorevoli mamme e sorelle, fidanzate e amanti, mogli a cazzeggianti del peggio.
Aggressive e quanto temono la possibile vittima, il silenzio, il dispregio, la calunnia.
Vere maestre nell’ultima.
Il volto angelicato, in un pensiero nefasto, non cambia.
Sto sorridendo mentre scrivo, perché mi passano davanti le loro effigie.
Un senso di commiserazione.
Scrivo e so d’essere letto.
Certo non commentato, ma immagino il pensiero.
Il Covid c’entra poco o per niente, stavamo su questa strada già prima.
C’è un segnale molto osteggiato anche se pavidamente nascosto.
“Il pesce puzza dalla testa”, l’adagio.
Ma la testa in questo ultimo periodo sta cambiando e o non puzza, o puzza meno.
Sono pochissimi uomini e donne.
Ma si sentono discorsi dei quali avevamo perduto memoria.
Il segnale è buono.
Stiamo attivamente a guardare.
Sì, perché mai mi arrenderò alla schifezza.
Qualche giorno fa ho parlato del vino che si estrae dalla feccia.
Pessimo a berlo.
E gli italiani ne bevono in quantità.
Hanno dei mescitori disonesti e fetidi.
Ma costoro stanno perdendo la battaglia.
Cresce il sentimento dei diritti e quelli inalienabili.
Sì, c’è ancora qualche deficiente che afferma che non c’è famiglia se non ci sono figli.
Ma abbiamo scoperto le competenze.
E uno in esse non vale più uno.
Si potrebbe chiudere con deo gratias.
 
Michele Cologna
San Severo, lunedì 10 maggio 2021
07:50:29

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mercoledì 5 maggio 2021

quand’è capriccio

 

quand’è capriccio
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stizzoso tizzone al fuoco
brace che lenta spegne
bimbo a la sera di picchio
anonimo
rumore stridente rinfusa
appercezione e fonde
liquido acciaio tendente
a l’informe
tempra di silenti ghirigori
smeriglia a urli senza eco
né di passato e presente
futuro assente un soffio
e muore d’ignorata causa
mattino al risveglio
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michele cologna
san severo giovedì 6 maggio 2021
07:12:29
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martedì 4 maggio 2021

Il vino pessimo alla mescita della Lega o del “metodo Salvini”

Il vino pessimo alla mescita della Lega o del “metodo Salvini”
 
 
Sul manifesto da lutto, gli fu dato l’appellativo d viticultore.
Non so chi sia stato a dettare alla tipografia la specifica professione.
Ero ragazzo e quando tornai dalla campagna con l’autoambulanza e il feretro di papà, già erano affissi i manifesti.
Qualche fratello, oppure l’associazione dei Coltivatori Diretti.
Mio padre era agricoltore a tutto tondo e produceva granaglie, allevava bovini, ovini e suini, il latte in parte lo vendeva e in misura minore, lo lavorava a formaggi e poi il vino.
La fila dei mediatori a prendere il campione dalle botti, così ricordo.
Il vino che produceva era molto apprezzato e qualche cosina più del mercato gli veniva pagato.
Vitigni di qualità e vini ottimi.
Chi fece stampare quell’appellativo in morte sapeva molto bene.
E io, sebbene fanciullo, ricordo la lavorazione.
Il fiore del vino in botti di rovere.
La feccia veniva separata dal vino attraverso il meccanismo dell’impiccato, “u’ mbis”.
L’appeso.
Un vascello di rovere senza uno dei due fondi, un sacco di iuta, e un gancio al sacco legato.
Il sacco nel vascello veniva riempito di feccia, si chiudeva l’apertura al gancio e lo si appendeva.
Il peso suo stesso operava il filtraggio.
Dopo ventiquattro ore il vino filtrato nel vascello veniva messo in vasca apposita, si scendeva l’appeso e la feccia veniva venduta alle distillerie.
Era un lavoro di qualche mese, e la scena di questi poveri impiccati appesi in cantina.
Il vino non era di buona qualità e veniva chiamato “u’ vin d’mbis”.
Di coloro opaco e al gusto il tanfo della feccia.
Lo compravano maggiormente le cantine, mescite dove gli avventori ubriachi non stavano al gusto.
Anzi piaceva di più perché più efficace nello stordimento alcolico.
Vino che ubriacava, insomma.
Mio padre parte lo vendeva e parte lo conservava per il consumo degli operai.
Specialmente per la falciatura a mano.
L’ubriacatura era necessaria, altrimenti il grano restava in piedi.
Non si falciava, come i soldati al fronte.
Il vino pregiato, il fiore come lo si definiva.
U’ mbis, vino di gusto sgradevole per ubriachi e miseri.
Quelli che possiamo definire la povera gente che non sapeva rinunciare al bere, o al vizio di bere.
Questo racconto perché.
Non dico niente di nuovo alle mie amicizie e ai lettori, se affermo che sono un osservatore.
Seguo da sempre la politica e ora più che mai.
La disgrazia nella quale versa il mondo intero.
Noi la stiamo affrontando con il Governo Draghi che ci dà fiducia e garbo.
Senno.
Grande operazione e quella destra becera sta nel governo.
Non aveva argomenti contro un Uomo e una Conduzione di tanta qualità.
La Lega e Matteo Salvini dentro e finalmente non abbiamo più il nemico Europa.
Grande cosa, ma c’è quel sottofondo di disturbo la voce di Matteo Salvini.
Non gli si può tacciarlo di fascismo come qualche tempo fa.
Non lo predica più e …
Matteo Salvini ha perduto se stesso e il cavallo.
È disarcionato e ha mutato pelle e prodotto.
Sta alla mescita e vende quel vino “d’mbis”.
Sgradevole al palato e per ubriachi.
Quei viziosi che non possono fare a meno di bere e ubriacarsi.
Vino estratto dalla feccia lui e chi lo segue.
La Lega dei Giorgetti vive con disagio e non vuole bere questo vino.
Il “metodo Salvini”, caro Letta, è l’avvinazzato di cattivo gusto e alito.
Non temerlo e che non la smetta è cosa buona.
Presto sarà la stessa Lega a non poterne più.
Draghi va supportato e spinto a ignorare quel vocio ubriaco.
 
Michele Cologna
San Severo, mercoledì 5 maggio 2021
07:56:32

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sabato 1 maggio 2021

s’è ornato

 

s’è ornato
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d’ogni ne il tempo
campo a le intemperie
e
giardino ai profumi
 
colori al riflesso
di sole e cirri aghi
ai fianchi e di carni
il flagello
 
a le concerie spessite
pelli e
fu sale e grani
cura e tormento
 
noi facitori provvisori
d’esso
che vivendoci ingordo
s’è ornato
 
e fu rima bacio a sera
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michele cologna
san severo domenica 2 maggio 2021
07:12:23
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riservati
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