lunedì 28 giugno 2010

Oggi…

Oggi…


Sensazione sgradevole sveglia il mattino, e
con i primi passi accompagna nella giornata il corso
e porta la sera a letto il disgusto che cerca tregua.
È condizione dell’uomo.
L’homo civis che trascina questa giornata.
Asfissia.
Afasica realtà che nutre, Oggi.
Natura dell’angustia egli non individua.
No.
Il disagio nega il perché e l’insopportabile erge il vessillo.
Buon vivere, quiete sottraggono l’apporto
e l’inimicizia permea le attività:
respiro faticoso, proiezione d’un brutto film.
Prende dello stomaco la bocca, e sgretola,
macina, dissolve il limite del vivere.
Incubo che attraversa l’ansia che corre e
del tunnel, non trovando la fine, avvolge e sconvolge.
Niente e nessuno lo salva:
lacrimare del tempo, stillicidio dei rapporti, faticare vano…
È.
La vita come macigno e del peso tutta l’inutilità.
Stupiti lacci avvolgono l’intralcio.
Egli e il suo tempo predati dall’assenza di senso.
Stagni compartimenti muovono il corpo,
e di vasi non comunicanti di trofica avidità,
del governo il niente affidato al nulla comprime.
Vocianti figuri muovono inanimati segni, e
gesti di editi suoni famelici, predatoria arte
di tribali riti.


Michele Cologna (s. severo 28/06/2010 21.58.40)

sabato 26 giugno 2010

Liberato…

Liberato…

Navighi verso dove, tu che ora giaci e
del timone da tempo reso avevi la barra?

Chi conduce l’assenza?

La stessa che travagliato aveva
già di sé la tua fugace presenza?

Segni l’essenza del vero con l’impronta,
o l’ultima condizione ne era il percorso?

Afono del prima nel silenzio trascini il dopo,
e lo sguardo del vuoto nella fissità, gli occhi
più riempi d’incongruenze e d’affetti resi.

Affrancato d’ogni schiavitù più abiti
dell’uomo le vesti, liberato.

La fronte gelida riposa il pianto e nobilita.

Materia tornata all’inerzia che più vuole,
e dell’osceno reietto a lei recupera il senso.

Vale.

Michele - al cognato Mario -
(s. severo 26/06/2010 20.42.36)

https://www.facebook.com/notes/michele-cologna/liberato/409834152479/

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mercoledì 23 giugno 2010

l’appuntamento…

l’appuntamento…

ora che certo dell’approdo ai lembi
poggeranno mani e l’occhio gli orli
percorrerà vorace e spiagge e sassi
d’oro bagnati viaggeranno i sensi…

ora del profumo dei fiori le parole
saliranno le narici e delle acque lo
sciabordio dei tempi il sussurro di
amore comanderà negli andati usi
il fine…

ora
aliti di cielo copriranno d’argentei
ali i disseminati talami che le anse
colli e baie dispiegano…
alla valle del rifugio ultimo riparo


michele (s. severo 23/06/2010 11.59.46)

giovedì 17 giugno 2010

Tormenta cercando i passi…

Tormenta cercando i passi…


Gli occhi frugavano i passi cercando.
Le mani, ognuna portava la sua: resti di pascoli, antico percorso.
Nell’aspetto, pratica adusa, i segni della cura la follia recava.
Lampi, lo sguardo attraversando, in ignari guizzi fermavano il richiamo.
Braccia attaccate dei giorni al peso, penduli scendevano dalle spalle i fianchi.

Il martirio del viaggio?
Delle tenebre la luce?
L’odorato, fiuto perduto?
Della logica le conseguenze?

Il cammino dello smarrito senso?

Cercava, e sotto la strada i piedi dei cipressi camminava.

Proiezione di futuro assente?
Metafora del divenire nella notte?
Niente nella sospensione del Nulla?

E scritta…
ignorata dalla strada al fianco adagiata:
“Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”.


Michele (s, severo 17/06/2010 19.32.44)

domenica 13 giugno 2010

E… abbiamo arrivati

E… abbiamo arrivati.

Hanno buttato giù la maschera.
“Tu, negro, se vuoi lavorare non puoi discutere né di ore né d’orario di lavoro, non devi metterti in malattia, non puoi osare invocare il contratto, non puoi essere iscritto al sindacato.”
È il delinquente 'ndranghetoso di Rosarno che ricatta?
No!
È il Padrone delle Ferriere che ha mostrato il suo vero volto.
Quel grande manager che ha tirato fuori dalla crisi l’auto negli USA.
La Fiat, quella casa automobilistica italiana, che nel corso della sua storia è costata agli italiani più della Sanità Nazionale.
La Fabbrica Italiana Auto Torino, quella del capitalismo familista italiano, quella che è stata sul mercato da sempre socializzando le perdite e privatizzando i guadagni.
I Padroni delle Ferriere, appunto.
Subito gli ha fatto eco quel Ministro scampato al cancro e sopravvissuto a Craxi, ricordate?
Sì, quel Sacconi che voleva salvare la povera Eluana, dalla voglia assassina di quel padre un tantino degenere, Peppino Englaro!?
“Ora il Paese è più moderno”, ha gridato lo Scampato.
Sì, ora il Paese è conquistato.
I lavoratori non son più lavoratori ma questuanti che ogni mattina debbono recarsi in piazza a “trovare” la giornata.
Chi ha voglia di lavorare e ha fame fatichi, i delinquenti e scansafatiche che tornino pure a casa o nelle mescite, oppure vadano al sindacato della CGIL a protestare.
I sindacati galantuomini CISL, UIL, UGL hanno accettato le condizioni.
Questi sì che hanno compreso la crisi!
L’ultimo baluardo di straccioni che accampava diritti: gli operai di Pomigliano d’Arco.
“Ma mi faccino il piacere, mi faccino!”
E non abbiamo un Totò.
Il cerchio si chiude: Casta, Cricca, Onorevoli, Senatori, Padroni, Mafiosi, Burocrati, Management.
Il NANO che li racchiude e rappresenta.
“Non siamo tutti uguali!”, grida la finta opposizione.
E le barricate?
S’è risposto con la guerra a uno stato di guerra da tempo dichiarato?
La Carta Costituzionale cattocomunista un intralcio.
Le leggi un insieme consociativo e sovversivo.
L’informazione comunista e faziosa che perseguita gli eletti dal popolo.
Giudici comunisti e assassini che vogliono sovvertire il Potere democraticamente eletto.
Pensionati troppo giovani e falsi invalidi che depauperano e affossano lo Stato.
Insegnanti scansafatiche, ignoranti e meridionali che guastano, deviano i giovani.
Statali una pletora di sfaccendati che lucra e ruba gli stipendi.
Giovani bamboccioni e sfaticati che preferiscono stare con i genitori anziché lavorare.
Continuiamo?
Serve, Opposizione di cartone?
Serve, Governati che date ancora fiducia a questi Mascalzoni, Mafiosi e Delinquenti?
Cosa debbono affermare ancora?
Cosa debbono togliervi per ricambiare con la lotta aperta e senza quartiere a questa guerra da anni dichiarata?
Ma sì!
Gli italiani non vanno governati, dominati.


Michele Cologna (s. severo 13/06/2010 20.10.37)

È guerra

È guerra.
Guerra totale.
Ogni giorno la sua croce.
Dei governanti che hanno dichiarato guerra ai governati.
Dei pezzenti molestatori al potere.
Il potere che vessa i sottoposti è condizione di sempre.
Essere afflitti però, da un potere questuante non se ne può più.
Tutti i giorni che ha creato Dio, questi pezzenti organizzati in casta intoccabile, lamentano la loro impossibilità a fare il bene comune.
Il bene pubblico che consiste nel loro potere assoluto senza Carta e Leggi.
E se le cose non vanno è perché non si dà loro il Diritto Divino a comandare.
Pezzenti che hanno elevato la miseria a dettato di vita.
Miserabili che appestano ogni cosa sulla quale pongono i loro lascivi sguardi.
Buffoni e guitti che dalla mattina alla sera si logorano a pensare come prendere per i fondelli i cittadini, per loro “gente”, cioè massa amorfa e modellabile a loro piacimento.
Ora è chiaro che questi bisogna combatterli.
Sì, combatterli!
Con tutti gli strumenti possibili e anche immaginabili.
Hanno occultato verità, vite e bisogni ed è ora che i cittadini se ne riapproprino.
Con ogni mezzo.
Spazzarli via è condizione necessaria per ogni rinascita.
La guerra chiama guerra.
Si sono appropriati del passato modificandolo ad usum delfini, hanno immesso il presente in un reality demenziale, hanno cancellato il futuro annegandolo nell’assenza di prospettiva.
È guerra al popolo che viene praticata quotidianamente e alla guerra si risponde con le armi della guerra.
Anche con l’assalto ai forni!
Il primo forno che è a portata di mano, sono i Municipi.
Poi, Province, Regioni, Governo.
Il Capo dello Stato si schiererà con i cittadini vessati?
Se sì, se ne metta alla testa!
Altrimenti che cada pure la sua.
È dichiarazione di guerra?
Sì, guerra totale!
Il dopo non potrà essere peggiore del prima.
Sveglia, popolo!
Hai da perdere solo le catene.

Natalino Pasqua

mercoledì 9 giugno 2010

È in attesa…

È in attesa…

Sale il ricordo, e scale animano l’immagine.
Lei è lì, e misurando in cucchiaini di caffé l’attesa, copre la sera.
Giovinezza prorompe nelle forme la veste che apre al merletto.
Irruente lo sguardo spoglia il pensiero, e posa nel taglio l’arrivo.

mescola aroma le bocche
agita odori la carne
intrecciano baci le salive
penetrano forme il letto

turgidi s’aprono spandendo gemiti
attonita la stanza divora spogli abiti
corpi avvinghiati umide pose
bevono le fonti scarlatte la furia

Tumulto libera il silenzio e svela dei soffi l’affanno.
Distese le mani più cercano lassi i corpi.
S’accende la volta dell’impeto della battaglia.
Tace la parola e ritrova nell’assenza il senso.


Michele (s. severo 09/06/2010 12.23.16)

lunedì 7 giugno 2010

negro…

negro…

Gli occhi alla Mecca,
e ginocchi nella sabbia che soffia
al cielo lo sguardo spento della speranza:
ora tu riposi la sofferenza, altri lei nutre.

negro…

La favola narra…
e la madre il cammino affrancato sente,
mentre gesta di sale trasmette l’epica, e
dell’oro la parca mensa fiducia porge.

negro…

Il pingue ride,
e al figlio idiota, pasciuto di fetido apartheid,
assicura melliflue promesse: terre separate e
dominio di ferro sul barbaro terreo e apolide.

negro…

Smarrito forestiero…
che solo la morte nell’odore, hai da lasciarti
dietro, tu di strade, pensieri e terre farai tappe,
e al ghigno del grasso sostituirai il tuo magro.


Michele (s, severo 06/06/2010 12.56.32)

venerdì 4 giugno 2010

uomo stanco…

uomo stanco…

più non reggi il ritmo
le braccia cedono all’abbandono
e le gambe molli al passo

satura la mente
alla velocità s’oppone lenta
mentre sosta l’abisso l’anima

cuore smarrito
perde il battito e nell’ausculto
distorce del sentire l’umano

occhi spenti
all’assenza bruciano lo sguardo
e dell’attesa tendono l’infinito

dell’azione l’inefficacia
del pensiero la ripulsa
dell’anima la provvisorietà
del cammino l’inconsistenza


michele (s. severo 04/06/2010 18.18.45)