giovedì 22 gennaio 2009

Le verità incresciose

Sì, è un po’ increscioso ammetterlo!
Lo so che molti vorrebbero nasconderlo anche a se stessi, ma la verità è la verità!
Tutti gli uomini sia belli che brutti, fortunati e sfortunati, fighi e sfigati, intelligenti e sciocchi, acculturati e ignoranti, intellettuali e pseudotali… insomma proprio tutti fanno le “puzze”.
O voi che leggete, non diventate rossi in viso, è la nuda e cruda verità.
Non sfugge a questa triste sorte nessuno!
L’unica differenza che passa tra i precitati puzzoni è il modo, la maniera di farle.
C’è chi si apparta e aspetta che l’odore svanisca; chi corre in bagno e apre la finestra aspettando; chi la fa rimpicciolendosi e sperando che nessuno se ne accorga; chi rumoreggia magari scusandosi; chi la fa e poi si applaude.
Questi diversi atteggiamenti sia dell’homo sapiens, o dell’homo sapiens sapiens, quello più evoluto, cioè, dipendono dall’educazione che si è ricevuto.
Se i genitori da piccolo ti hanno insegnato che le “puzzette” vanno fatte in bagno e non davanti alle altre persone e poi ti hanno redarguito al non rispetto della prescrizione, farai parte dei timorosi e ti apparterai, se ti hanno consentito di rilasciarle a piacere o ti scuserai o spererai che nessuno se ne accorga, se, invece, ti hanno applaudito gridando “bravo tesorino” ti batterai le mani.
Detto questo, non va trascurata la decenza che è un’acquisizione successiva, e ogni singolo uomo per cultura, ambiente e circostanze la esercita nella maniera a lui più congeniale.
Se mi avete seguito sin qui, vi spiegherete, continuando la lettura, la necessaria premessa.
Nella fauna politico-parlamentare italiana c’è di tutto e di più.
Non svelo alcun arcano.
Ci sono due personaggi, però, ineguagliabili per fascino, simpatia, bellezza et cetera.
I due più bei fighi della politica italiana, il bel Pierferdinando e l’altrettanto delizioso Raffaele. Quest’ultimo aveva (ha?) fatto perdere la testa al Cavaliere che se lo copulava con gli occhi.
Il bel Pierferdinando l’aveva fatta perdere al “Coniglio Mannaro”, l’ottimo Forlani, solo che erano altri tempi e le liste della P2 si tenevano ancora nascoste nei cassetti.
Il duo Casini-Fitto, oltre ai meriti di cui innanzi, appartiene alla categoria di coloro che sorridenti e gioviali fanno le puzze e poi si applaudono.
Martedì sera erano entrambi ospiti della trasmissione Ballarò, e qui ne hanno rilasciate due di così fetide, ma così appestanti che difficilmente si dissolveranno.
Fitto:
egli, per delega del governo, tratterà con i “governatori” delle regioni affinché vengano stornati dai contributi europei, dati per la formazione professionale, gli otto miliardi di euro previsti dal geniale ministro Tremonti per la cassa integrazione e assistenza ai precari che perderanno il posto di lavoro.
Verrà tolta ai ragazzi l’unica possibilità di formazione post istruzione di primo e secondo grado e gli stages per i post laureati.
Verranno, cioè, tolte le speranze ai ragazzi di acquisire esperienze per entrare nel mondo del lavoro e anche di guadagnare qualcosa subito dopo il corso di studi; e la misera somma scippata ai giovani verrà data - praticamente un’elemosina - a coloro che si troveranno da precari a licenziati.
Casini:
le misure del governo vanno nella giusta direzione ma sono insufficienti. La soluzione possibile, l’unica che può portare fuori dalla crisi - la panacea di tutti i mali - sta nell’innalzamento dell’età pensionabile.
Fare cassa sulle spalle dei fessi. Di coloro che ormai afoni non hanno possibilità di far valere alcuna ragione.
Non, per fare solo un esempio, far pagare agli evasori che, fonte l’Agenzia dell’Entrate, sottraggono al fisco cento miliardi di euro l’anno.
Ogni contribuente paga dieci punti percentuali in più sull’imponibile IRPEF per supplire il mancato introito fiscale degli evasori.
No, è molto più facile togliere agli ultimi e dare alle banche e alle aziende.
Al duo si è aggiunto subito quel Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, già pupillo e erede del grande storico del Fascismo - fino ad innamorarsene perdutamente - che fu Renzo De Felice.
Lo stesso Mieli inventore della fascia grigia, quella dell’adesione tacita al fascismo.
Il Mieli che usò la propria invenzione per indifferenziare gli italiani: tutti fascisti.
Dicevamo, quel Mieli che in quanto a buon naso è imbattibile, e che subito ha pontificato che il ripugnante odore del duo Fitto-Casini era un profumo gradevolissimo.
Evviva!

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