venerdì 13 agosto 2021

Per la morte di Gino Strada

Per la morte di Gino Strada
 
L’Uomo non ha parola per la sua morte.
Perché non ha compreso la sua vita.
Quando Egli parlava di pace, del ripudio della guerra, l’Uomo non riusciva a seguirlo.
Tutta la buona volontà e arrivavi alla guerra come tabù.
Ma il tabù è un divieto.
In Gino Strada no!
La guerra un non pensiero e come tale negarlo.
Così mentre l’affermavi ti sfuggiva, non a Lui che ne era abitato.
Tu dovevi visitare e con notevoli sforzi riuscire ad afferrare, ciò che in Lui era stabile sentimento, volontà e pensiero, “la negazione sempre della guerra”.
Ontologica in Lui la sussistenza della sua negazione, la guerra.
L’ha negata e si sarebbe fatto ammazzare negandola.
E la sua azione e il tempo fu questa negazione.
Il vivere a riparare il vulnus, lo sbrego, l’infamia.
Nelle mani che salvavano vite il suo pensiero.
Se ne andato un Uomo a cui nessun altro può stare al fianco.
Tutti abbiamo pensiero e azione e lavoriamo e teorizziamo.
Gino Strada aveva nelle mani e l’azione, nel gesto la non violenza.
La negazione d’essa che nella guerra e cioè nel lecito, esprime tutto l’illecito della quale si nutre.
 
***
Mi ha ferito la tua morte, Gino.
Altro non so dire se non che non ho mai pensato che tu potessi morire.
Ti vedevo emaciato e pensavo fosse il dolore che praticavi.
La morte non poteva toccarti.
 
Michele Cologna
San Severo, venerdì 13 agosto 2021
18:26:03

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