«Io sono il pane disceso dal cielo»
Mi sono alzato con la “felicità” ad insidiare il pensiero.
Perché!
Non ho mai fatto uso di questo termine se non per negarlo e individuarlo sempre quando non è presente.
Non è mai dove e quando la cerchi, ma giunge quando te ne allontani.
Un’astrazione che dell’emotività si fa abito e lo raggiungi se non nell’impossibilità d’indossarlo.
Abito che non vesti e pensi all’inconsutile.
Manto che non porta cuciture perché negato alla mano dell’uomo.
La felicità nel divino!
Nel divino la felicità?
E ieri sera al saluto prima del sonno, consuetudine della mia famiglia, il bacio della buona notte.
Mia figlia Stefania e il suo Riccardo già ometto di bellezza smagliante.
Gli occhi di mia figlia e ho visto mia madre che mi posava addosso lo sguardo.
S’è commosso il vecchio e l’ha pensata morbo.
Malattia la vecchiaia, che ammorba gli anni.
Lavora di suo il pensiero e non fa soste, chi ne fa uso ben lo sa.
E questa mattina, tenendosi il tutto nella mia mente e non so se sana o insana, la conferma.
Il Figlio è il pane disceso dal cielo.
E vesti il Manto.
Non è cucito dalla mano dell’uomo, ma è, nel senso di stare, nell’Uomo.
Allora?
Necessita che la trascendenza torni alla base.
Si riconfermi in colui che l’ha allontanata da sé per timore e incapacità dandole il cielo.
È il Figlio!
Mi dica qualcuno che non sia figlio.
Non sia stato Figlio.
Michele Cologna
San Severo, sabato 7 agosto 2021
07:48:10
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