domenica 29 agosto 2021

La felicità …

La felicità …
 
Leggo, “La scienza scopre come si raggiunge la felicità”.
M’incuriosisce e l’articolo non è banale.
Gli esperimenti condotti interessanti.
L’immediato pensiero che gli uomini non sappiano più vivere.
Sì, perché sperimentazioni di tale tipo, ne rendono chiara la cessata capacità.
Nel corso degli anni miei non ho mai cercato la felicità, ma i motivi della mia tristezza.
L’inquietudine.
Ne ho trovati tanti.
Infiniti.
Anche la consapevolezza dell’inesistenza della felicità.
Gli anni scorrono e il mondo cambia.
In verità lo sguardo su di esso.
Non sono più triste, non sono più inquieto e …
Sono vecchio.
Il futuro alle spalle.
Sono felice?
No!
Ho solo una lucida consapevolezza della vita e del vivere.
Nessuna illusione.
Il concreto e la speranza che non è un desiderare, un cammino.
Una strada necessaria, pena la fine.
Quindi?
Se la felicità è il senso della vita, allora sì, sono felice.
Corre il pensiero e va a una donna, mia suocera.
La sua consapevolezza.
Non di studi, ma di vivere.
Di vita.
La libertà lei la portava nei passi di donna.
Il senso nei suoi gesti e la compostezza dell’accettazione del ruolo.
La pianificazione dello scienziato nella conduzione sua e di chi per appartenenza a lei stava.
Una certezza sconcertante per saggezza e pienezza del sé sociale, civile, umano.
La felicità è solo della tarda età, allora?
No!
Forse sta in quella consapevolezza che ti fa fare i conti con la vita e il vivere.
Con Dio e gli uomini.
Te e l’altro.
Il bene e il male.
L’io e il noi.
So bene chi sono io e vigilare perché l’altro sono ancora io.
 
Michele Cologna
San Severo, lunedì 30 agosto 2021
07:22:41

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venerdì 27 agosto 2021

L’antenna dell’intellettuale

L’antenna dell’intellettuale
 
I social hanno portato alla scrittura coloro che mai avrebbero preso la penna in mano nella vita per registrare un proprio pensiero.
Permettono alla “casalinga di Voghera” di scrivere come parla, all’uomo comune d’esprimere il sentire comune che il più delle volte è volgare non solo nella parola, ma nel pensiero.
È democrazia?
No!
È imbarbarimento del sentire e la vittoria dell’ignoranza sul pensiero.
Così la volgarità della parola e del pensiero marciano uniti nella distruzione del colto, della storia, dell’educazione, del civismo, della socialità, del sentire alto nutrimento dell’uomo.
A ciò si aggiunge la ricerca del consenso dei mezzi di comunicazione e della politica.
Costoro colpevolmente rincorrono il peggio per fare audience e conquistare elettori.
Un passo in avanti a dare la parola a tutti, un arretramento pauroso della cultura e la civiltà.
Questo è ciò che è accaduto, e il parto è l’Ignoranza al potere.
Movimento 5 Stelle, Lega, Berlusconi e Renzi.
Poi sappiamo dalla storia che il servo è servo sempre, e gli acculturati e gli aspiranti alla gloria a salire sul carro del vincitore.
L’intellettuale è scomparso.
Gli pseudo intellettuali vocianti del nulla sul carro e nella maggior parte dei casi i più servi dei veri servi.
Questo è il quadro!
Chi non è d’accordo o è deficiente, o è in malafede.
Interessato.
Totò affermò che egli nobile lo nacque.
Non sono nato intellettuale.
Ho studiato per fame di sapere e comprensione.
Capire, capire, capire …
E naturalmente senza volerlo all’Alfieri, ma con molta umiltà e tanta consapevolezza socratica, sono approdato all’impegno culturale, sociale, politico, sindacale, civile, umano …
Ingenuamente attento a ogni sirena e nessuna mi ha incantato.
Nessuna!
Ero di sangue rosa per i comunisti, traditore per coloro che s’aspettavano riconoscenza d’appartenenza, scomodo gazzettiere per qualsiasi editore.
Non ho piegato la testa davanti alle minacce, querele, ritorsioni.
E quando tutte le porte dell’intellettualità sono state a me sbarrate, mi sono adattato a tutti i lavori.
I più umili e faticosi, ma i “Lor Signori” non hanno avuto un millesimo della mia pelle, un’oncia della mia benevolenza.
Da cincinnato e contro voglia sono approdato sui social.
Ho mantenuto sempre la barra dritta e non mi sono mai piegato a nessuno.
Il potere non è mio amico e non ho aspirazioni di sorta.
Sopra tutto e tutti c’è il mio pensiero nell’onestà del sentire.
Il dubbio che mi divora.
Poi la chiarezza dello scrivere e non avere scheletri.
Ho scritto male di Berlusconi, di Prodi, di D’Alema, di Renzi e di ogni arroganza e abuso, sopruso.
Pensate possa fermarmi davanti a soggetti alla Salvini, Di Maio, Conte e depotenziati mentali simili?
Ignoranti suffragati da ignoranti e razzisti.
L’essere stati eletti non rende santi, né unti da Dio e neanche pone al di sopra delle regole qualcuno.
Chiaro?
Nessuno, cari neofiti di Salvini o ministro della mala vita.
Alcuno, cari depotenziati mentali e diversi antropologici infatuati del Movimento 5 Stelle.
La Costituzione e le leggi, il diritto positivo e i diritti inalienabili dell’uomo sono la guida.
Mia senz’altro, insieme alla mia etica delle responsabilità, la mia cultura, il mio sentire.
Aggiungo per i scopritori tardivi del dialogo o della dialettica, che l’incontro e l’ascolto va esercitato con il pensiero e la parola, non con chi ha nulla da dire se non la propria ignoranza crassa.
Quale incontro e dialogo può esserci con chi nega la scienza e la cultura, la civiltà.
Con i razzisti e i fascisti.
Costoro vanno lottati e sconfitti e portata la società alla civiltà della parola e del pensiero.
Al rispetto.
Fatevene una ragione voi che mi leggete e voi che vi siete allontanati: lettori, amici e amiche.
Dirò sempre quello che penso nella civiltà della Parola e nel rispetto delle regole.
Nessuna acquiescenza da parte mia, né timore, e se volete allontanarvi tutti, nessuno vi tiene legati.
Siete liberi, andate!
Alcuna ipocrisia, anche se non dimentico con François de La Rochefoucauld che, “L'ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù”.
 
Michele Cologna
San Severo, lunedì 27 agosto 2018
11:37:32
 
 
 
 
 

 

lunedì 23 agosto 2021

Ti sovvien …?

Ti sovvien …?
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E non “calend di marzo”,
il nostro etterno, Padre.
Piccole, minute, brevi sì
e la tua, mia e de l’omo.
Il senso orario nel rotear
de l’acqua al vascello …
idem al viso e lo sbruffo
a dichiarar il fatto. Odor
di fresco, a la saponetta
pulito.
A me in questi profondi
d’agosto infuocati dì a lui
che mi somiglia com’io a
te. No la fortuna, lei a te
benigna non fu e ti negò
co la morte il nipote.
Il dono più bello e alto di
Lui a noi ne il Tempo, il
sé de la discontinuità ne
l’identico.
Il suo sorriso attento a lo
ascolto, ti fa ancor vivo e
stai.
A la Madre e al Figlio e io
Nonno, l’etterno nostro.
Ti sovvien?, no giorno di
alcun mese primo, no!
De la vita Tua mia dimora.
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Michele Cologna
San Severo, lunedì 23 agosto 2021
07:31:17
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sabato 14 agosto 2021

Buon Ferragosto e dell’Assunzione

Buon Ferragosto e dell’Assunzione
 
Certo con queste temperature fare gite fuori porta e consumare pranzi al sacco, è come condannare alla graticola.
Meglio in Chiesa a celebrare l’Assunzione e se non si è proprio credente, ci si rinfresca.
Non c’è Chiesa nella quale entrando non senti la frescura che ti viene incontro.
Almeno in ciò la mano dell’uomo.
Il ferragosto segnava la chiusura delle attività estive del mondo contadino.
Dell’uomo che coltivava, va meglio?
Ora non lo sappiamo più e ogni ben di Dio nasce e sta negli scaffali del supermercato.
Che poi sia il frutto del lavoro dei nuovi schiavi, non importa.
Prova a cercare un “bianco” per il lavoro in campagna!
Se non ti internano, il passaggio per quel paese è cosa certa.
Non ci sono più aie e massini, in questi si asciugava il grano prima di riporlo nei sacchi o nei silos, né il vociare festoso del raccolto.
C’è il rombo delle mietitrebbie e il deserto.
La diserzione dell’uomo.
Anche nelle chiese, ma non si dice.
È vero Dio è morto e l’Assunta non fa alzare gli occhi al cielo a nessuno.
Allora il Ferragosto?
Covid permettendo, l’opportunità per viaggiare.
Non si dovrebbe usare il termine, in quanto viaggio è conoscenza implicando il percorrere.
Qui siamo al ci si porta e le stesse abitudini.
Come stare a casa propria.
Il senso?
È il movimento?
Il raccontarsi?
Nell’attesa e che possa io comprendere, buon Ferragosto o dell’Assunzione a tutte le amicizie e a chi legge.
Anche distrattamente. 
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 15 agosto 2021
08:11:56

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venerdì 13 agosto 2021

Per la morte di Gino Strada

Per la morte di Gino Strada
 
L’Uomo non ha parola per la sua morte.
Perché non ha compreso la sua vita.
Quando Egli parlava di pace, del ripudio della guerra, l’Uomo non riusciva a seguirlo.
Tutta la buona volontà e arrivavi alla guerra come tabù.
Ma il tabù è un divieto.
In Gino Strada no!
La guerra un non pensiero e come tale negarlo.
Così mentre l’affermavi ti sfuggiva, non a Lui che ne era abitato.
Tu dovevi visitare e con notevoli sforzi riuscire ad afferrare, ciò che in Lui era stabile sentimento, volontà e pensiero, “la negazione sempre della guerra”.
Ontologica in Lui la sussistenza della sua negazione, la guerra.
L’ha negata e si sarebbe fatto ammazzare negandola.
E la sua azione e il tempo fu questa negazione.
Il vivere a riparare il vulnus, lo sbrego, l’infamia.
Nelle mani che salvavano vite il suo pensiero.
Se ne andato un Uomo a cui nessun altro può stare al fianco.
Tutti abbiamo pensiero e azione e lavoriamo e teorizziamo.
Gino Strada aveva nelle mani e l’azione, nel gesto la non violenza.
La negazione d’essa che nella guerra e cioè nel lecito, esprime tutto l’illecito della quale si nutre.
 
***
Mi ha ferito la tua morte, Gino.
Altro non so dire se non che non ho mai pensato che tu potessi morire.
Ti vedevo emaciato e pensavo fosse il dolore che praticavi.
La morte non poteva toccarti.
 
Michele Cologna
San Severo, venerdì 13 agosto 2021
18:26:03

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venerdì 6 agosto 2021

«Io sono il pane disceso dal cielo»

«Io sono il pane disceso dal cielo»
 
 
Mi sono alzato con la “felicità” ad insidiare il pensiero.
Perché!
Non ho mai fatto uso di questo termine se non per negarlo e individuarlo sempre quando non è presente.
Non è mai dove e quando la cerchi, ma giunge quando te ne allontani.
Un’astrazione che dell’emotività si fa abito e lo raggiungi se non nell’impossibilità d’indossarlo.
Abito che non vesti e pensi all’inconsutile.
Manto che non porta cuciture perché negato alla mano dell’uomo.
La felicità nel divino!
Nel divino la felicità?
E ieri sera al saluto prima del sonno, consuetudine della mia famiglia, il bacio della buona notte.
Mia figlia Stefania e il suo Riccardo già ometto di bellezza smagliante.
Gli occhi di mia figlia e ho visto mia madre che mi posava addosso lo sguardo.
S’è commosso il vecchio e l’ha pensata morbo.
Malattia la vecchiaia, che ammorba gli anni.
Lavora di suo il pensiero e non fa soste, chi ne fa uso ben lo sa.
E questa mattina, tenendosi il tutto nella mia mente e non so se sana o insana, la conferma.
Il Figlio è il pane disceso dal cielo.
E vesti il Manto.
Non è cucito dalla mano dell’uomo, ma è, nel senso di stare, nell’Uomo.
Allora?
Necessita che la trascendenza torni alla base.
Si riconfermi in colui che l’ha allontanata da sé per timore e incapacità dandole il cielo.
È il Figlio!
Mi dica qualcuno che non sia figlio.
Non sia stato Figlio.
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 7 agosto 2021
07:48:10

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