martedì 2 febbraio 2021

Come a dire … il genere

Come a dire … il genere
 
 
E sono tre!
Una discreta successione e il senso.
I social e tutti si allenano a spendersi come se non fossero la realtà.
Certo è difficile ammetterlo, fanno un po’vergognare.
E ognuno dà la propria ricetta e motivazione e gli altri.
Noi, come non fossimo per il prossimo l’altro, pontifichiamo.
Tenterò di salvarmi se mi riesce.
Mica sono pochi quattordici anni e qualcosa ho imparato.
Scrivo e sono vittima designata.
Non facile in verità, anche se so difendermi.
I primi tempi terribili e non so con chi non abbia litigato.
Anche in maniera furibonda ed era pane quotidiano.
La selezione che quasi sempre opera da sola, ha quietato lo stare.
Scrivo e di tutto e il mio diario è libero, aperto a chi vuole e passa.
Come colui che semina, raccolgo il frutto.
Non abbondante in verità, c’è troppo terreno non fertile e io ho parola pesante.
Però e i nemici e gli avversari di una volta, i maschietti gelosi e le donnicciole innamorate, no più.
Meno vivace senz’altro, ma gli anni e la tranquillità è cercata.
Sono Uomo-Parola e scrivo, mai domito nel senso, la civiltà, la cultura e seguito.
Il pubblico femminile molto più attento e capace, civile.
Culturalmente più attrezzato.
Onore alla verità che solo l’ottusità maschile nega e ne paga il costo.
La considerazione.
Come all’inizio, tre casi in successione e le protagoniste femmine.
Incontro sulla Home una frase che lasciata a sé è discutibile assai.
“Se gli uomini fossero belli ed intelligenti, si chiamerebbero donne.”
Postata da un’amica, A. M. e intervengo.
Sul post si leggeva di tutto e misoginia, omofobia e quanto d’altro.
Intervento pacato, auspicavo la contestualizzazione della citazione che fuori dal perimetro teatrale, nel quale aveva preso vita, era di certo inopportuna e sgradevole.
La signora A. M., scrittrice e poetessa pluridecorata, mi risponde che non potevo capire perché io maschio.
Ho cercato di argomentare e la signora scivolando nel ridicolo, toglie i miei commenti.
Protesto dicendo che un intervento non si può cancellare perché è proprietà intellettuale di chi scrive, e la signora toglie il post e anche sé dall’amicizia.
Secondo caso.
Un panegirico al Presidente del Consiglio Conte e non di testa, ma di utero innamorato.
L’amica C. B., che conosco da tempo, donna tranquilla, pure nella sua mania narcisistica per la sua bellezza e della propria famiglia.
Vanesia, ma tutto sommato accettabile.
Dico commentando il suo post, come diventa Presidente del Consiglio il suo innamorato, e la storia che non è stata proprio molto per la quale politicamente e individualmente.
Sparisce il commento e mi arriva un messaggio in privato, dove confermandomi amicizia e cara, crede sia suo diritto cancellare qualsiasi scritto non in sintonia con il suo pensiero.
Non ho parola di fronte a tanta ignorante arroganza civile e culturale e tacendo la tolgo dalle mie amicizie.
Tre e ultima.
La signora A. A., in un mio post mi accusa di plagio.
Le chiedo spiegazioni e prova che non arrivano e segnala le mie richieste a Facebook.
Fine.
Ho pensato sempre il Femminile il meglio della nostra cultura e storia.
Antropologicamente nessuno può negare a questo genere il meglio della qualità Uomo.
E la separatezza nella misoginia culturale le dava grandezza.
Sono caduti molti tabù ed evitazioni e meno male si va verso la parità di genere.
Vi sembra il meglio copiare l’indecenza tutta maschile?
La libertà è palestra alla quale bisogna educare mente e azione, il gesto.
E la brutta copia del maschile arrogante non è proprio un bel modello.
Forse la libertà ridona l’uomo alla bestia al di là del genere?
Non voglio crederci, sarebbe sconfitta senza alcuna attenuante.
La femminilità che fa proprio il peggio della mascolinità.
 

 

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