venerdì 15 marzo 2013

Il tuo destino, la solitudine

Il tuo destino, la solitudine



E sei solo!
Il tuo destino, la solitudine.
Non quella dello stato che è della vita che vivi nello scorrere dei giorni.
No, quella della condizione che è dell’essere e non ti appartiene per scelta!
Privilegio non accordato, libertà non data.
Plurale nella vita, anche contro il desiderio e la volontà, individuo nel destino.
Solo la tua nascita è effetto di causa che non è nel tuo destino, poi niente di te è più unione d’altri, e quindi sostanza, oggetto d’essere plurimo.
Tu abuso di vita di un tempo limitato e di comporto, prestato all’estraneo!
Alieno che parassita carne, poi espulso!
Staccato, separato, reciso il cordone ombelicale, muta la natura e nasci irrimediabilmente individuo.
Vivi occultandoti individuo, dissimulando e ingannando, mentendo a te stesso, e il destino che si è iniziato con l’urlo e lo strazio, si compirà solamente con il silenzio della solitudine che approda al compimento del destino.
La morte.
Colei che libera contro il desiderio e la volontà del liberato, che nella successione della vita vissuta credeva d’ingannare il destino.
Ora sei liberato e la tua solitudine è cessata.


Michele Cologna
(San severo, lunedì 11 marzo 2013)

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Reiezione domanda di Pensione

Quando uno Stato di Diritto perde la caratteristica del diritto come certezza di vita e dell’etica della legge come condizione di condivisione della civiltà, quello Stato si è trasformato nella peggiore delle Tirannie.
Quando hai un tiranno accertato, dichiarato puoi sempre schierarti dalla sua parte e goderne da suddito, da servo i favori e privilegi.
E se subisci un torto, sai a chi rivolgerti e con la supplica ottenere il risarcimento o almeno la benevolenza.
In una realtà di diritto dismesso a favore di una Casta di pezzenti, di furbi, di dritti, di affamatori insediatisi nelle istanze democratiche, anche il ruolo di servo, di suddito, di fedele ti è impedito.
Ti trovi sempre di fronte a realtà che comprendono le tue ragioni, ma è la legge!
Una legge astratta, scriteriata, senza contrappesi di poteri terzi perché svuotati di ogni efficacia, e tu non più soggetto giuridico, ma appeso alle bizzarrie del potere.
Al capriccio di chi governa e alle sue necessità per supportarlo nella tirannia.
Questo è accaduto in Italia!
Degli abusivi del diritto, dei dritti, dei pezzenti affamati hanno occupato lo Stato e hanno fatto scempio di ogni diritto.
Con Monti e chi l’ha sorretto, Capo dello Stato in testa, ancora più che con il miserabile per antonomasia Berlusconi.
Per non fare discorsi astratti, i fatti.
Pattuisco con l’INPS il versamento di contributi volontari per circa centomila euro da versare in tre anni a date ben definite e tassativamente entro il marzo 2013, data della mia andata in pensione.
Presento la domanda, mi viene respinta perché non ho l’età per andare in pensione.
È intervenuta nel frattempo una legge che sposta l’età della vecchiaia, non più sessantacinque anni, ma sessantasei e tre mesi.
Il patto stretto tra il sottoscritto e l’INPS?
Carta straccia, parole al vento!
Bene, non voglio più la pensione, visto che avete rotto il patto, ridatemi i miei soldi!
Non posso avere i miei soldi indietro e non ho neanche la possibilità di rivolgermi alla giustizia ordinaria con procedura d’urgenza perché non c’è istituto giuridico che contempli una tale evenienza.
Dovrei intentare un giudizio ordinario con i tempi biblici della giustizia, e sobbarcarmi i costi iniziali per me insostenibili.
Ho subito uno scippo e non ho alcuno a cui potermi rivolgere.
Debbo stare alla benevolenza dello scippatore Stato, il Ladro, il Bandito vestito da Istituzione, se mi vuole restituire almeno una parte di ciò che mi ha tolto con il subdolo inganno …
E non c’è giudice a Berlino.
Giorgio Napolitano, Monti, Bersani, Berlusconi e quanti altri dell’indecente compagnia è giustificato se io imbraccio il fucile?
È nel mio diritto abbattere il Ladro?
E se la mia mente vacilla vado nella sede dell’INPS, e direttore in testa faccio una strage?
Non voglio più la pensione e perdo tutti i contributi versati, voglio solo indietro i miei soldi che mi avete scippato!

PS
Spero nella denuncia di qualche Autorità che legge questo scritto. Voglio pagare il fio delle mie offensive affermazioni e le intenzioni di strage.
Anche nel suggerimento di qualche esperto avvocato, magistrato che mi legge.
Faccio ancora appello agli stupidi di astenersi da qualsiasi commento non in tema. Il silenzio è d’oro.


Michele Cologna


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Per il quarantacinquesimo anniversario...

Sono pesanti gli anni!
Leggeri nel pensiero e il suo scorrere, duri, lenti, faticosi nel viverli e il dolore.
Le sofferenze e qualche volta, anche gioia.
Sono quarantacinque e sono tanti!
Una vita insieme e le difficoltà, la stanchezza e le speranze, la costruzione e il raccolto.
Quattro figli che ci hanno resi ricchi di bellezza e tanta fatica.
Ancora il dolore di non averli vicino e l’assenza dei nipoti che sono iniezione di vita.
Quarantacinque e sono la nostra storia, e come ogni storia mai liscia e fluente, ma travagliata e la volontà di condurla e portarne il peso.
Peso che molte volte ci ha portato a rinfacciarci la stanchezza, ma che ha cementato sempre più il bisogno, l’appartenenza e la necessità del cercarci per completarci.
Ieri sera, davanti al televisore e lo sbalordimento, le mani si sono cercate e il pensiero senza parole è andato a loro per i quali trepidiamo e speriamo.
Il silenzio negli anni insieme, diventa comprensione tacita e presente struggente.
Che dirvi figli miei adorati, Stefania, Leonardo, Barbara, Pamela e voi che mi riempite sempre gli occhi di lacrime Monica e Riccardo, Tonia!
Abbiamo trascorso quarantacinque anni insieme e sappiamo che il nostro cammino diventa sempre più prossimo alla fine e il destino degli uomini ci attende.
Vorrei dirti che spero per te e per me tanti anni ancora!
Voglio anche affermarti però, che sono stanco di dolore e dei dolori, e prego che sia io il primo a lasciare la tua mano e interrompere questo nostro viaggio.
Doloroso, faticoso, travagliato e quant’altro ancora, ma il nostro.
Questi anni siamo noi e la nostra storia, i nostri figli la continuità e la memoria.
Buon anniversario, Tonia.
Un’ultima cosa, non abbiamo mai festeggiato niente nella nostra vita!
La necessità, i figli, gli studi, la casa e tanto altro, hanno avuto priorità e noi ci siamo sempre tirati indietro, vorrei almeno una volta, se mi è dato, celebrare il rinviato.

A Tonia,
Stefania, Leonardo, Barbara e Pamela.
Monica e Riccardo.
A voi il mio cuore e la mia tristezza che oggi composta, di gioia si veste a festa.
Grazie e auguri.


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abbandonata

abbandonata




asciuga la polla …
acqua ora non spande e
passeri pettirossi e allodole
cinciallegre e fringillidi

più disegnano di voli e canti
l’aere e di giochi le piume
arruffando ne l’iride il sole
scrollano fantasie d’amore

de l’upupa il suono aruspice
avvisando presagi minaccia
e l’ascolto piegando al triste
rimpiange sinfonie andate

oh figlie di Danao accorrete
date soccorso a lei e la pena
eternità vostra per purificare
Ermete sia vita e ridia amore




michele cologna

san severo martedì 19 febbraio 2013



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Lucida visione, plastica realizzazione

Lucida visione, plastica realizzazione



Cerchi concentrici che si sovrappongono.
Stanno nella propria dimensione, e ognuno dell’economia sua è sovrano.
Autonomi in sé, e ne caratterizzano il senso.
Il viaggio è cammino, e di ogni stazione ne è tappa.
Il percorso chiude il cerchio, e l’uno realizza il sé.
È senso.
Tanti e infiniti, e della nebulosa ne sono il corpo.
L’essenza.
La vita nella propria unicità, che della molteplicità infinita è sostanza e forma.
Ordine indipendente d’ogni orizzonte, e nei paralleli, autonoma disposizione di sé, struttura l’insieme.
L’unione è vita che negli abissi, verticali cadute, esplica se stessa nella molteplicità dell’essere.

***

Si percorre l’orizzontale e la vita consuma nella precarietà della normalità, l’equilibrio e fluisce.
E ogni viaggiatore nella dimensione dell’uno, attraversandone le tappe, n’è portatore e sano.
Il cammino, così, in tutta la sua durata e potenza, viaggia degli orizzonti le tappe, e frequentando d’ognuno le stazioni, resta fruitore e spettatore degli infiniti orizzontali vivendone i sensi, i quali nella loro autonomia sono in sé compiuti.
Rara occasione e ossimorica opportunità, degli abissi il viaggio.
La verticalizzazione, ed è perdita irrecuperabile!
Non usuale percorso e periglioso assai.
Il cammino scende e poggiando il piede sul singolo, sfuma nelle soste degli occasionali orizzonti, e l’insieme non tiene.
Vacilla il senso e più regge delle sorti il piano.
È spavento e l’irrecuperabile compie il destino.
Nessuno.
Lo scivolamento nelle asperità, cangiante ne assume le forme.
E la parcellizzazione occasionale insieme.


Michele Cologna

San Severo, domenica 17 febbraio 2013



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Io e la mia etica

Io e la mia etica

Sono un aristocratico dell’etica e voglio ostentare nella mia osservazione la condizione.
Porgere al mio sguardo gli acquisiti natali, e nel disprezzo esplicare l’essenza.
La pletora dei Pezzenti strisciante ai miei piedi mi ripaga.
Berlusconi, Monti, Casini, Bersani, Di Pietro, Ingroia, Vendola, Grillo e la folla sterminata dei loro pari e adepti non sono che esseri striscianti, che calpesto dall’alto della mia aristocratica condizione.
Sono un eletto perché né gli officianti del nuovo Dio Denaro, né la borghesia degli arrivisti, né i malavitosi degli affari, né i fautori dell’illecito, né i proletari senza prole e braccia, né i somatari dell’apparire possono raggiungermi.
Godo e vivo la condizione di colui che regge e nutre di sé, e forte della sua condizione da nessun Pezzente raggiungibile.
Pezzenti, pezzenti tutti, come osate volgere lo sguardo tanto in alto da chiedere il mio voto?!

Michele Cologna

San Severo, venerdì 15 febbraio 2013

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Trascorsi

Trascorsi



Momenti di vita andata, trascorsi.
Gioie sfiorate, subiti affronti.
Speranze inseguite, poche agguantate e tante sfuggite.
Consolazione in ritirata e amarezza.
Attimi non colti e perduti.
Nessun ritorno.
Vita attraversata di pianti, lacrime di tempo e assuefazione.
Istanti, felicità di scampato, e duole …
Duole dolore d’andato e non del tutto attraversato.
Tappeto non consumato di passi perenni in cammino.
Inconsunte vie.
E dondola il capo il destino …
Materia dal senno fuggita e il recupero.
Illusione di perpetui, intonsi ritorni.


Michele Cologna

(San Severo, domenica 10 febbraio 2013)

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osserva

osserva




osserva e l’occhio non vede
in rassegna egli scorre il respiro
e ne gli interstizi
de il vuoto scorge spazi che
infiniti di sé non portano traccia

e ne l’assenza
tristezza di nulla si riempie e
legando frammenti d’ignoto
cementa il mancante
fulgente dio d’ogni destino

partecipante assente



michele cologna

(san severo mercoledì 6 febbraio 2013)


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voce

voce




cantilenante lei
carezzava il suono … e
lui - ne l’armonia d’ella -
coi sensi sfiorava il ricordo

erano tocchi lievi
e bianche mani in affusolati
gesti compievano l’antico -
rito a l’altare de l’amore

bocche schiudevano
voluttuose le labbra al bacio
e profumi di turgide essenze
lasciavano i palpitanti petali

di vibrante passione ardeva
il non sopito spirto e
echi ritorno di già ascoltati
trascorsi afferravano il timbro




michele cologna

san severo venerdì 1 febbraio 2013



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vento

vento




giocoso soffiava le foglie e
garrule elle occhieggiavano
di argentei sorrisi il sole
mentre il capo piegavano
a lui silenziosi i ramoscelli

era danza di gioia e loro
zampettando felici e pennuti
adornavano di colori l’aria
e lì - ondeggiando suoni -
gorgheggiavano la posa

l’incanto scendeva e
nei passi rallentava il tempo
che pur sempre frettoloso
ora al braccio d’armonia
intratteneva la parola




michele cologna

(san severo martedì 22 gennaio 2013)




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calco

calco




al presente il destino
deprivato di sé
speranza abbandonava
e giovane nei petali
il profumo ne la vanità
spandeva rincorrendo
de le forme il fiore
e maquillage e cere
immagini cavalcavano
condizioni ne il diniego
piegate e lacrime
lai di trascorsi confusi
piangeva l’incerto



michele cologna

(san severo domenica 13 gennaio 2013)


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L’Immanente

L’Immanente




Ed era il Padre Eterno.
Il Padre Eterno era Dio.
Dio era pane e acqua, carestia e ringraziamento.
E l’uomo al mattino baciava la Terra: “Dio, non peggio” e segnandosi, copriva la testa.
Dio era le cose e le cose la terra.
I frutti della terra il dono di Dio.
E Dio distribuiva e nella distribuzione c’era la memoria dell’operato e il merito.
Operosità e timore.
Timor di Dio e rispetto.
Le cose avevano l’anima e nel nome la dignità.
L’oltraggio offesa a Dio e la sua vendetta.
Dio “paga sempre” e l’attesa fardello.
Il fio obolo.
Questo era.
E in unione Uomo e Dio, Terra e Frutto, le cose…
Tutto camminava il senso.
E il senso fatica e dolore, sudore amaro e malattia.
Fortuna.
Gioia e ricompensa, a volte.
E l’uomo scopriva il capo, baciava il dorso della mano e con il bacio toccava terra e rendeva grazie al Padre Eterno.
Ormai sera e il letto riposava il giorno.
La notte la fatica e l’alba attendeva.
Era…



Michele Cologna

(San Severo, giovedì 10 gennaio 2013)



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labbra

labbra




grondano e
sé l’umido espande
a lui che libando
al palato – ara de l’amore –
asciuga

pasto de gli dei “è nettare”

dio egli s’erge
e palpita
desiderio più tiene e
imperioso ne lo struggimento
cerca e labbra
trova che affacciandolo
voluttuose l’eden aprono



michele cologna

(s. severo domenica 6 gennaio 2013)



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L'identico

Nella discontinuità dell’identico i giorni.
E consumano gli anni che succedono a sé uguali.
Uno solo e tutti l’uomo li avrebbe vissuti se la scissione che estrapolando da sé la cosa, non l’avesse forgiata ente.
Non siamo più la cosa ma la sua proiezione e camminandoci sopra, culliamo l’illusione.
Parvenze, misuriamo il tempo che non sentiamo se non nella discontinuità e non della cosa, ma dell’ombra che l‘attraversa.
Ombre di niente e attraversiamo d’ombre il nulla.
La fine e l’inizio successione dell’identico.
Sempre.
Senza fine mai nell’eternità dell’attimo.



Michele Cologna
(30 dicembre 2012 - 10:10)



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Per il tuo compleanno Stefania

Quarantatre anni, Stefania.

Se penso che sentivo già d’avere ottemperato ai compiti che la vita ti assegna, a non molto più di trent’anni e quindi mi reputavo vecchio, mi viene da sorridere, sciocco, vedendo te che sei ancora tanto giovane e bella, e una vita di promesse che ti attende.
Ma sai, ho visto sempre le cose nella prospettiva di una vita breve, e l’ansia del fare presto e in fretta ha avuto il sopravvento.
D’altronde i fatti mi confermavano nell’ansia.
Ti vedo giovane, fresca e nella responsabilità di madre scrupolosa e attenta, ancora tanto giovane per così grande responsabilità.
Certo sensazione sbagliata, ma giustificata.
Non si cessa mai d’essere figli se guardiamo il nostro passato, genitori se volgiamo gli occhi alla prospettiva di futuro.
Potremmo affermare la stranezza della vita, e invece è solo la relatività del tempo che abita lo sguardo.
I palpiti dell’attesa e la gioia, nascevi tu amore, la mia figliola, e le lacrime adesso come allora, impossibili da contenere.
Quelle di stamattina si vestono d’altra ricorrenza che tu sai, e il pensiero va alla sua gioia e all’affetto che lei ha profuso a piene mani a te, a voi tutti.
Se non vado errato, questo è il primo anno che non stiamo insieme e mi manchi, figlia adorata.
E con la tua bellezza i tuoi, i miei gioiellini!
Loro mi fanno sorridere solo affacciandosi al pensiero, mi rendono la gioia della vita e il senso.
Sono andato in confusione e scomparse le tante cose che ho da dirti.
Tanti auguri, Stefania.
Buon compleanno e il tuo sorriso contagioso non si offuschi mai.
Abbracciami Monica e Riccardo che mi mancano come l’aria.
Vi aspetto, fate presto!
Nella tristezza dell’assenza ridiamo alle loro performances che ognuno di suo ricorda.
Chissà a vederci cosa penserebbero!
Dalla mamma, Leonardo, Barbara e Pamela, Brila tanti auguri di buon compleanno, di vita.
Bacio grande, Stefania.


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