sabato 3 luglio 2010

La felicità…

La felicità…

Il precipitare di un grave, è la felicità.
Materia che tende allo stato inerziale.
Il percorso intercorrente tra l’inizio e la fine della corsa.
Di quel tratto veloce, breve, intenso, oscuro… consiste la felicità.
L’arrivo, lo stato d’inerzia, lo stato di grazia non appartiene più al corpo, ma solo alla materia che l’ospita.
Semplicemente, non è per colui che ha provato la felicità.
La percezione può essere consapevole o inconsapevole, ma non può essere confutata la sensazione dell’intensità della trasmutazione.
Solo la vita, tutto ciò che è vita, quindi movimento ha la possibilità di precipitare.
Una stella vive, collassa, muore.
Dov’è la sua felicità?
Nel collassare, movimento di precipitazione verso lo stato inerziale.
L’aereo decolla, vola, atterra.
Materia viva sottoposta a sollecitazione, a fatica.
Un evento lo fa precipitare, cessa il lavoro della materia, quindi la vita che conserverà ancora fino all’impatto, avvenuto il quale sarà materia altra che non apparterrà più alla funzione della propria vita.
La felicità, il riposo della materia che conserverà in potenza vita fino all’impatto, poi sarà materia altra che ritorna.
Il frutto germoglia, fiorisce, cresce, matura, cade.
Si compie il ciclo e la vita che cesserà nello schianto, avrà attraversato l’attimo di felicità nel breve tragitto tra il ramo e la materia cui tendeva.
Attentato alle Torri Gemelle.
L’uomo precipita, il percorso oscuro nell’attesa dell’arrivo è la felicità, poi sarà materia inerme tornata alla materia.
Tra rimorsi, esaltazioni, sofferenze indicibili medita il suicidio.
Allucinato i preparativi, passa il cappio intorno al collo, chiude gli occhi, il salto.
L’attimo che tende la corda è felicità.
Dopo il nulla, materia inerme che torna all’inerzia.
Ha la schedina dell’enalotto in mano, riscontra la sua, ha vinto.
L’attimo, il momento che intercorre tra l’obnubilamento, la confusione e la consapevolezza della sua condizione mutata è la felicità.
Tutto quello che segue è un volerla conquistare ancora, ma sarà fatica vana.
La donna che aneli acconsente, l’attimo che passa tra l’assenso e il rendertene conto, quello e solo quello è il momento felice.
La felicità è un percorso - d’attimi, tempi differenti in relazione al corpo - è sta nel movimento che è vita, tra la condizione data e il ritorno all’inerzia.
Un tragitto nello spazio e nel tempo.


Michele (s. severo 03/07/2010 21.49.41)

1 commento:

  1. Buongiorno Michele,
    la felicità è talmente effimera che non puoi collocarla in nessun racconto, non si può fermare...trattenere...è solo un istante che subito passa...Io, per fortuna, ho smesso di cercarla attraverso gli altri, la conoscenza di ME mi porterà ad uno stato superiore, m'illudo che sia così...

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