giovedì 9 luglio 2009

All' amico Roberto: "perchè sono nato"

Roberto,
sono uomo antico.
A volte mi sorprendo di vivere e forse comprendere una realtà che non sento mia.
Sono della generazione e non mi riferisco all’anagrafe, che dava un nome, un’anima agli animali, alle piante, alle cose.
Il mio mondo è affollato di anime d’uomini, d’animali e oggetti.
Ancora oggi non so il perché dichiarato, quello intuito sì, mio padre una mattina mi svegliò: “Ragazzo, vestiti! Da oggi la tua scuola è la campagna. Tu, Maria, preparagli la roba. Tuo figlio non tornerà. Resta in campagna!”.
Avevo dieci anni e pochi mesi.
Essendo anticipatario, a scuola frequentavo la prima media.
Un fringuello impaurito.
Occhi spalancati sul nulla.
Destino?
Nessuno!
Figlio.
In campagna: “Pasquale, da oggi questo è il ragazzo della stalla delle vacche. Il ragazzo dov’è?”.
“Padrone Leonardo, sta con le vacche al pascolo”.
“Quando torna, preparasse la roba. Se ne va al paese, a Volturino. La mesata gli verrà pagata e che stia a casa a disposizione mia. Quando avrò di bisogno, andrò a prenderlo!”
Pochi passi, “Vedi dove sistemarlo! Nessun riguardo. Ne rispondi tu!”.
Brillavano gli occhi di Pasquale, detto “u piccialum”.
Compresi durante: di cattiveria.
Gli era capitata la fortuna della sua vita: poteva lavare tutte le umiliazioni, umiliando il figlio del padrone.
Trovò un angolo dello stallone più sgombro, “Ecco, riempiti questo sacco di paglia. Questo è il tuo giaciglio”.
Sapete cos’è una stalla?
Mattina sveglia alle tre.
Gli occhi che ancor non si schiudono e tirare il letame da sotto le vacche, ammucchiarlo, portarlo fuori con la carriola e rifare la lettiera di paglia agli animali.
Strigliatura… mungitura.
La mungitura è uno sforzo sovrumano per un bambino. Esci stremato come se per due ore ti fossi arrampicato su una pertica senza fine e… la paura di precipitare da un momento all’altro.
Esausto.
Si slegano gli animali, li si accompagnano nel recinto e lì, a braccia, si tira l’acqua dal pozzo per abbeverarli. Bevono, bevono e non si staccano mai dalla pila. La catena che trascina su e giù i secchi ti fa sanguinare le mani.
Quando hanno saziato la sete, corri a riordinare la stalla: nuova ripulitura degli escrementi freschi e rifacimento della lettiera.
Prepari un tozzo di pane, ti armi del bastone a uncino, ritorni nel recinto, ti raccogli le bestie e…, finalmente, vai al pascolo.
E… la libertà: rosa/rosae/rosae/rosam/ rosa/rosa - rosae/rosarum/rosis/rosas/rosae/rosis; 6x6 36; 12x12 144; 24x24… 576, troppo; 25x25 625, troppo facile 250+250+125; il, lo, la, i, gli, le…;
is/ea/id/eius/eius/eius/ei/ei/ei…
Ci sono, ancora.
“Diana, dai… raccoglile!”, un genio quella cagna, un boxer.
Ora potevo sedermi e mangiare quel tozzo di pane sporco e amaro.
Osservavo Rignano lì sulla pianura affacciato e vi abitavo con la mamma e organizzavo difese perché nessuno da lei via mi portasse.
Il castello di Lucera, pure chiaro e nitido, e Federico ero e a caccia mi portavo e… le lacrime scendevano.
Vis/roboris/robori/vim/vis/vi/vires/virium/viribus/vires/vires/viribus.
Di, a, da, in, con, per, su, tra, fra…
Dic, duc, fac, fer, fio, fis…
Intorno alle dieci si dovevano riportare le bestie alla stalla.
Senza orologio, avevo imparato a controllare l’ora dalla mia ombra segnandola con i passi.
Ritorno al recinto, nuovo abbeveraggio e molta più acqua del mattino.
Si preparavano le mangiatoie con razione di fieno e si ricoveravano le bestie.
Pausa pranzo.
Un lercio pancotto, preparato dal fattore con mosche… e una volta un topo.
Se la rideva, Pasquale.
Qualche ora sul letto: sacco di niente su sacco di iuta riempito di paglia…
Poi di nuovo, le stesse operazioni… senza fine.
Non si parlava.
Mai.
Le parole non servono.
Suoni gutturali che impari dagli animali e che imiti e comprendono.
Niente è umano solo lo sguardo il tuo come quello delle bestie e il silenzio.
Avevo imparato a comunicare con le mie vacche e loro m’ascoltavano.
M’amavano!
Sì, stellina, biondina, nerina, la pezzata, catarina…
Biondina, la più bella, la mia interlocutrice: giovenca bruna alpina enorme che dava il latte solo a me e al suo vitello.
Chiunque si poneva alla sua mungitura sfigurava: se non riusciva a fargli saltare il secchio dalle ginocchia, “ritirava” il latte, gliene dava poco.
Fu la mia prova d’esame.
Avevo appena iniziato la mungitura, pochi litri nel secchio, una zampata, un’onda di latte in faccia, una scudisciata nelle spalle.
Un tutt’uno.
Non si piange al dolore, quando non hai destino.
Ho ripreso la mungitura e ora lei con la testa girata mi guardava: anche quello versato mi ha ridato e il mio pianto ha lacrimato.
Da quel momento in libertà, al pascolo, nella recinzione mi seguiva come si segue un bambino e mi proteggeva.
M’aveva adottato, leccava me come il suo vitello.
Lo sguardo dolce dell’amore lei m’ha insegnato e lei e le altre…, ancora oggi sono anime che in qualche posto del mondo, lì dove si aggruma ogni dolore, aspettano.
Roberto, scusami la lunga digressione.
Alla domanda “perché sono nato” tu mi hai chiesto di rispondere.
Poiché io credo di conoscerti bene: l’intelligenza e l’ironia; la furba ingenuità; l’utile onestà; la beffarda umiltà; la grande sincerità…
Ti ho risposto seriamente: “perché dovevo incontrare il tuo sorriso, poi ti invierò le motivazioni ridicole”.
Ecco le motivazioni ridicole.
Se io appartengo a quel mondo dell’anima delle cose, Roberto, potevo far inserire la motivazione della mia nascita in una statistica?
Roberto, tutti, tutti noi siamo nati da un grugnito emesso.
Cos’è che in seguito fa la differenza?
La differenza sta nella risposta che ognuno di noi si da alla tua domanda.
Io non so se sono nato per desiderio, per caso, per violenza, per amore…
Non lo so!
So perché vivo, però!
Vivo e sono nato per piacere agli altri così come sono.
Non per piacere agli altri come altri mi vogliono.
E per piacere agli altri così come sono, non ricorro all’imposizione, alla forza e sistemi simili, ma all’amore.
Solo all’amore.
Lo pratico e lo elargisco a piene mani.
Non mi risparmio mai.
Voglio bene alla vita e soffro tutte le sofferenze per amore.
Le vivo con amore e allevio le pene mie e di coloro che posso con amore.
Sono nato per amare e piacere amando.
Con tanto affetto.

Michele (san severo giovedì 9 luglio 2009 ore 21.40.29)

Nessun commento:

Posta un commento