mercoledì 29 settembre 2021

Lo scritto e la poesia

Lo scritto e la poesia
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La poesia è un mondo!
E come tale da scrutare, intelligere, introiettare e nelle nostre sensibilità “sentirlo”.
Se questo nostro sentimento lo porgiamo agli altri spiegandolo e spiegandocelo, facciamo opera di divulgazione che può essere definito in tanti modi, ma non è più poesia.
È un nostro pensiero sul “mondo” che può avere anche liricità d’espressione ma esclude, non contempla Lei, la Poesia.
È uno scritto significativo e significante spiegato da un punto di vista dell’osservatore.
Lo scrittore e non il poeta.
La poesia resta tale se l’altro, il lettore, contribuisce a scriverla nel mentre la legge.
E non solo con gli occhi o il proprio sentimento.
No!
Con la cultura o l’erudizione neanche.
Sono accessori e come tali non necessari.
Con la “poesia” che esiste in ogni uomo come mistero.
Come ascesa e non sai dove.
Solo una esigenza a sollevarsi o precipitarsi.
A cercare.
E quella ricerca è tutto e niente, “è”.
Abbiamo fatto poesia.
Tutto il resto è meglio metterlo in orizzontale e possibilmente in maniera corretta.
Il mio questa mattina a seguito di due scritti sottoposti alla mia attenzione.
Uno di un grande poeta scomparso e elogiato dal mondo intero, un altro di una nostra “poetessa” che è di sentimenti di qualità e di scrittura che va evolvendosi.
Ne faccio una nota perché dire il proprio pensiero a piè di un altro crea risentimenti.
In uno scritto come questo ognuno può dire la sua e alcun risentimento, se non un pensiero condiviso o no.
Grazie a chi ha il tempo di leggere e di più a coloro che si esprimeranno.
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Copyright© 2017
Michele Cologna
San Severo, venerdì 29 settembre 2017
07:38:54
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martedì 28 settembre 2021

vidi cose e ascoltai

vidi cose e ascoltai
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vidi cose e ascoltai
e non avevo cuore
attraversai incontaminati spazi
e immobili ali mi portavano
non erano posti e neppure luoghi
erano percorsi
enti affacciavano l’aria e
d’assenze colmavano vuoti
esistenze perse
cercavano negando senso
narrazioni sospese
aspettavano obolo e riscatto
negava storie
vidi e sparuto tacevo
gemendo lai
sordo e piangevano
lacrime d’intonsi libri
erano e vidi e ascoltai
e senza cuore muovevo
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michele cologna
san severo 28 settembre2010
7.17.55
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Copyright© 2010 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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domenica 26 settembre 2021

L’Inferno

L’Inferno
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L’inferno è la gola secca della notte.
È l’acqua che bevi e non disseta.
Il buio che non s’aspetta la luce.
- le mattine senza perizia -
È ansia di morte e la liberazione.
La paura.
Quella dell’assenza e il nulla.
De l’inerzia della fatica senza domani.
La signora e il respiro che già spegne
il fiato e ne tasti la metafisica solitudine.
È il sudore che ti bagna e l’annaspare.
Il ripetersi ossessivo di un “non senso”,
cosa/incubo che sai dissolverà all’alba
e tarda.
Non arriva se non quando spossato
ti divora la stanchezza ...
e ti metti eretto, certo de la coazione.
Un ritorno come un annuncio e chiedi,
fino a quando?
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Michele Cologna
San Severo, domenica 27 settembre 2015
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Copyright© 2015 Michele Cologna
tutti i diritti e riproduzione riservati
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martedì 21 settembre 2021

sera d’autunno

sera d’autunno
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… e alitò il bacio e tu
nascesti
autunno de il primo
mattino
e
fu grazia a seguire …
tempo il cui sogno una
 
ridente
sfiorata bocca di quella
sera
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michele cologna
san severo mercoledì 22 settembre 2021
07:38:42
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Il pensiero speculativo ha sempre dimorato la sua

Il pensiero speculativo ha sempre dimorato la sua 
 
 
Quando si dice, “È nato così”.
Il destino.
Non c’è modo di cambiarlo.
E giù motti e adagi, luoghi comuni.
Topoi.
Ebbene egli non nacque per imparare.
No!
Né bambino, ragazzo e studente, mai fu modello.
Esempio, di più da adulto.
Non è mai stato bene, a suo agio in alcuna idea.
Né modelli fabbricati, già abitati.
Abita un mondo dai più disertato.
Quello di capire.
Comprendere più che apprendere.
Studi e letture per imparare, fare, l’hanno sempre trovato distante.
Non incapace.
E stupì ingegneri e muratori, artigiani, progettando e attuando, erigendo la propria dimora.
Senza alcuna competenza specifica e/o appresa.
Ciò che lo colpiva era l’interesse e quello percorreva.
Ancora.
E mentre il fisico decade, agli anni cedendo, il suo pensiero si potenzia.
Così pensa che la causa dell’ostracismo di insegnanti e professori, uomini e donne con i quali è entrato in contatto, sia il suo pensiero speculativo che non risparmia.
Se stesso in primis, e …
Amicizie, idee e ideali, comportamenti.
Adesioni: sociali, civili, politiche, culturali.
Solitario di una moltitudine senza limiti e confini.
E d’essa emblema, l’abita in assoluta solitudine.
Amando.
E il verbo apre un capitolo immenso.
Sterminato come il Senso.
Il Senso è Dio e come Dio va cercato e compreso.
Non venerato e osservato per fede, per ragione.
Cagione e causa.
Consapevole delle dimensioni e la natura, che mai potrà l’Uomo/Dio avere l’autocoscienza di Dio.
L’energia creatrice e generatrice dell’Universo/Mondo.
Motivo per il quale l’ “Io” non nella sfida e l’odio, la separatezza, ma nella dimensione infinitesimale sua deve completarlo praticandolo de facto.
Concetto complicato che tradotto ci porta alla trascendenza per necessità.
All’immanenza per l’alterità e il rispetto.
Non della potenza, della forza e la gloria.
Solo dell’altro, perché l’altro siamo tutti i viventi e la Natura.
Essa non è preda, ma per antonomasia la genitrice.
 
Michele Cologna
San Severo, martedì 21 settembre 2021
07:47:19

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sabato 18 settembre 2021

… e sarebbe stata altra storia

… e sarebbe stata altra storia
 
 
Se sei stato tu la sposi!
Lapidarie di mia madre le parole. Di più il pensiero.
Era Grazia di nome.
Ma non la raggiungeva per graziosità.
Fin da bambina fu Pupetta.
Era una bambola.
Minuta e ogni grazia, bellezza e sinuosità.
Amore e desiderio, fascino, la muovevano.
Sinuosa nella voce come preliminare all’atto, attesa e culmine del piacere.
C’era il negozio di cappelli e cravatte.
Antico e blasonato e la schiera davanti ad attendere la sera.
Lei commessa in quello.
E quanto per bravura e merito era interrogativo.
Per effetto carta moschicida di certo, come l’odio delle due mature signorine che insieme al fratello, occhio di pesce, proprietari, gestivano l’esercizio.
Quasi una corsa a chi si accaparrava il fugace favore di due passi insieme.
Mi sceglieva.
A volte così veloce e perdevi le tracce.
Una sciarpa di lana di cashmere bianca per farsi perdonare l’inganno di una sera.
Morbida come le sue dita, calda come i suoi baci.
Tutto le perdonavi.
Pure il cuore che sanguinava gelosia e inganno.
Era risarcimento lo sguardo, gloria il passo con lei.
Alcune volte rubavo la vecchia giardinetta del papà mio, e ci vedeva complici il buio della sera nelle campagne alle periferie prossime.
Baci e carezze, tocchi.
“Lei no!”
Il fiore andava colto al momento giusto.
Incantesimo che portava a l’innocenza sua e delle “tracce” di qualche sera perdute.
I giorni e i mesi, qualche anno e anch’io feci i diciotto.
Con essi la patente e la macchina.
Seducente pure il giovane e fu la versione maschile sua.
Molta grazia e abbondanza e rallentarono le sere.
Fu lei, Pupetta, a cercarmi.
Una domenica di quelle che tradiscono e “vai in bianco”, la incontrai e salì in macchina.
Si diede e non mi negò il consumo.
Come l’entrata del paradiso e vedi, “il sangue della mia verginità”.
Mi prese il panico.
Lei resisteva.
Non voleva scendere, “era mia e io la sua casa”.
La convinsi.
Avrei preparato la mia mamma.
Sarebbe stato solo un giorno.
Non ebbi il coraggio che fu di lei e della mamma sua e la mattina stavano già a casa mia.
“Se è stato mio figlio, ti do la mia parola d’onore che ti sposerà!”
Al mio ritorno la sorpresa e il severo annuncio, “Se sei stato tu, la sposi”.
La visita ginecologica per il mattino successivo.
Tutti e quattro.
La mamma sua insisteva per i soli ragazzi e la mia la zittì.
“Noi, le mamme e la ragazza, mio figlio fuori!”
In trepida attesa io e speravo e mi dannavo.
Per i suoi trascorsi non potevo restare nella mia città.
Sarei stato deriso e ingiuriato.
Però!
M’accarezzava l’idea.
Uscirono in tutta fretta e furiose, mamma e figlia.
Non mi degnarono di uno sguardo.
“L’hai scampata bella, c’erano tracce di un aborto lontano.”
Fu sollievo?
No!
Dispiacere come un sogno che si dissolve il mattino.
Non la vidi più.
Mai più e seppi dal cugino che tutta la famiglia si era trasferita a Torino e del matrimonio di Grazia.
Anche del suo alcolismo e la morte.
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 18 settembre 2021
09:29:25
 
 
 
 

 

mercoledì 15 settembre 2021

Imene

Imene
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De la Vergine il velo e
fu, de il sacro orifizio,
sovrano e custode, pio
altare al celebrante pe’
volontà divina.
Deflorato, segnava de
l’umano vita e storia, la
genia regina e prigione
d’ogni cagione e causa.
Olocausto a Dio, feroce
supplizio, generò sante
e dannate. Follie.
Visionarie de la passione
repressa e del desiderio
schiave.
No secondo a l’armi per
il sangue sparso e ampie
sofferenze.
Prigione e salvezza de i
due generi. Condanna e
gloria a l’esposizione de
la mattina primae noctis
a seguire.
Fu!
Non più e insieme al sacro
beltà e grazia, preziosità e
storia, fascino e attesa han
perduto licenza.
Incustodita opera d’arte de
la natura e Dio.
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Michele Cologna
San Severo, giovedì 16 settembre 2021
07:49:44
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Copyright© 2021 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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lunedì 13 settembre 2021

Quale? … Qual è!

Quale? … Qual è!
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Il respiro è lento.
Fatica a uscire, meno a entrare.
È quasi sollievo.
E sai, pensi.
Chiedi e interroghi.
Vorresti che Dio ci fosse.
Ti rispondesse.
Se io non avessi memoria
e ragione?
Il cavallo sventrato brucava.
Non sapeva.
Di lì a qualche istante.
Io seduto e il latte resiste.
So, e se non è ora, sono io
il prossimo.
Tutto quello che mi circonda
e io. Io non vedrò e conosco
i suoi occhi.
Li ho già visti in loro.
Il Padre e la Madre, la Sorella.
E i loro sono io, i miei.
Anche Dio che invocavano io.
L’eternità loro prefigurata.
Io, memoria e storia.
Ancora io l’incanto loro e lo
struggimento.
E mai … e saranno de i miei
le nuvole, i monti e le piane.
Loro, io e la mia finita.
In loro l’eterno, e l’eterno è
Dio.
Privilegio a essa, la sventrata
bestia, no dato.
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Michele Cologna
San Severo, lunedì 13 settembre 2021
07:49:12
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sabato 11 settembre 2021

L’Undici Settembre … è tutti i giorni

L’Undici Settembre … è tutti i giorni
 
 
Non riesco a leggere dell’Undici di Settembre.
Ieri un video muto assemblava tutti i video amatoriali dell’evento.
Mi ha dato allo stomaco dopo qualche minuto.
Sono stato male.
Ho pensato sono fatto proprio vecchio e più reggo.
Leggi, “Le donne debbono fare i figli e basta!”.
Ti gira la testa.
Il miserrimo Matteo Salvini, “il vaccino spinge il virus a modificarsi”.
Le mani nei capelli.
E sì ignorante e fascistoide, illiberale e populista, mentitore di professione, ma come possa fare una simile affermazione con le sue funzioni di leader di partito e nel governo del Paese, non è dato comprenderlo.
I No Vax e la bugia di chi li indottrina, ma la stupidità e il fiero atteggiamento degli adepti.
Aspiranti suicidi e orgogliosi.
Mentitori e assassini di figli, fratelli e genitori.
Del fragile, del malato e dell’altro.
Leggiamo che ieri il Presidente americano abbia perso la pazienza e affermato che il tempo della tolleranza è finito.
Vediamo!
Ho scritto per delle affermazioni subdole e ingannevoli, mascherate e finalizzate.
Le amicizie che solitamente commentano, in silenzio.
Ma è follia generalizzata, o cosa?
È babele cercata, voluta, studiata?
Sembra essere precipitati nel Medio Evo più oscuro.
L’illuminismo e il diritto, la ragione, seppelliti.
Gli storici francesi e il respiro della storia, a un periodo di liberalità segue l’illiberalità.
Il nostro Gian Battista Vico, i corsi e ricorsi.
No, non spiegano!
C’è una Destra Mondiale che è attiva nel sovvertire l’Ordine Mondiale basato sul Diritto.
Non è possibile con le armi, ma con la bugia organizzata e militante.
Con la religione più frusta, il Dio più vendico, la tradizione più becera.
Il pensiero che l’istruzione è il male.
Il demonio la scienza e chi tenta di sollevare l’uomo dalla condizione di servo.
L’ignoranza il ventre gravido.
Una tenaglia che non salva stati, paesi e democrazie.
La Modernità, il Diritto, la Democrazia, si trovano a dover fronteggiare la più subdola delle guerre perché condotta senza armi se non quelle della bugia organizzata e l’ignoranza.
La Democrazia ha gli strumenti per difendersi?
Sì!
Il suo rispetto e il diritto inalienabile e positivo.
È ora che queste difese si facciano valere.
Un cretino qualsiasi non può essere perseguito se afferma, “il vaccino spinge il virus a modificarsi”, ma un cretino con le cariche di Salvini sì.
È obbligo!
Come è obbligo non riconoscere il regime talebano che afferma che le donne debbono fare figli e basta.
Ancora, è obbligo difendere la salute dei cittadini tutti.
È obbligo oscurare le fonti delle falsità organizzate e chi le ripete.
La Democrazia non è un’allegra compagnia, no!
È rigore e rispetto del Diritto.
Altro che schiere d’avvocati a organizzarsi per difendere la libertà dal vaccino.
È obbligo per l’Occidente difendere le donne afgane dalle mani dei talebani.
È obbligo non essere tolleranti e nessuna attenuante per i reati di femminicidio.
A assassinio invertito come risponderebbe il maschietto che ha tutto il potere in mano?
Se fossero gli uomini ad essere ammazzati dalle donne ci sarebbero ancora le attenuanti?
È obbligo per l’Europa tutta salvare donne e bambine afgane dall’oscurantismo e la barbarie.
La Democrazia va applicata e fatta rispettare.
I detrattori dichiarati e subdoli smascherati e zittiti.
 

 

mercoledì 8 settembre 2021

… dopo decenni

 

… dopo decenni
 
 
Non lo vedevo da decenni.
Una storia tragica la sua.
Vicini di casa dal 1971 e già conoscevo la moglie Maria di qualche anno più piccola di me.
Ragazza tosta, come solo le donne consapevoli sanno e i suoi due figli della stessa età dei miei.
Frequentavano lo stesso Istituto.
Erano molto sentiti gli organi collegiali in quel periodo e Maria stava nel Consiglio d’Istituto.
Invece Michele il marito, meno impegnato, se non per niente e non so neanche se oltre la V elementare, da piccolo in una latteria a garzone.
Non cambiò mai lavoro e da sposato acquistò questa insieme al cognato, fratello della moglie.
Una continuità come spesso accadeva ai garzoni di bottega.
Maria in un consiglio d’istituto per un forte scontro ha un malore e muore.
Scandalo e forte clamore.
Michele lasciò presto l’abitazione vicino alla mia e prestissimo sostituì Maria.
In verità mi disturbò molto questa sua scelta e nell’incontrarlo occasionalmente per strada evitavo anche il saluto.
Non mi piaceva e meno ancora la sua famiglia d’origine.
Molto squallida e di quelle senza onore.
Si sarebbe venduta al diavolo per interesse.
Infatti volta gabbana e tutti i partiti politici erano i loro.
“Il posto”.
Famiglia molto numerosa, “i posti”.
Non c’era luogo pubblico senza qualcuno della famiglia.
L’ho visto lunedì scorso seduto nel camioncino della distribuzione del latte fresco di una casa della regione.
Mi guardava senza saluto.
“Non ci conosciamo?”, io.
“No, no ci conosciamo e ricordo!”
Mi ha snocciolato tutta la sua vita con molto orgoglio e la sistemazione dei figli.
I primi due con la moglie Maria, gli altri due con la seconda moglie.
Egli era in pensione da undici anni (badate bene è del 1953) e la mattina a giro aiutava i figlioli.
Tutti padroncini e nella distribuzione del latte.
Le proprietà acquisite e mi ripeto, l’orgoglio.
Nessuno dei quattro figli era andato oltre la terza media.
Concetto a lungo espresso, la scuola e studiare non serviva.
E io questa mattina e di più leggendo le notizie mi convinco che il suo becero pensiero sia la verità.
L’ignoranza è vincente.
Tengo famiglia, di più.
Inganno e ruffianeria.
Lenocinio.
Stupidità.
Mario Draghi prigioniero nel fare di un Salvini ignorante come un tufo.
La Meloni.
Partiti tipo Italia viva e “Cambiamo con Toti”.
Quello del Pregiudicato.
Anche l’atro pure pregiudicato, Grillo.
Di Maio.
L’avvocaticchio di provincia e ex Presidente del Consiglio.
L’informazione truffaldina, falsa.
Pennivendoli a gogò.
E quando un Alessandro Barbero, storico brillante.
Il filosofo veneziano Cacciari.
Una fauna sterminata e tutti “tengono famiglia” come il padroncino Michele.
Tutto può concorrere a fare soldi.
A cosa serve la scuola e l’istruzione?
Giorgetti, a servire un deficiente tuttologo alla Salvini?
Un’equipe di tecnici e uomini di cultura e spessore, Mario Draghi al quale il mondo civile ed economico s’inchina, al servizio, ai veti, alla fatica degli impedimenti di costoro.
Certo che l’ignoranza vince!
Se si tiene bordone a dei deficienti no vax.
Ai terrapiattisti.
Un Parlamento d’analfabeti che non sanno comprendere un testo.
Ti verrebbe di pensare coglioni coloro che si sacrificano per fare studiare un figlio e poi alla mercé di costoro.
Chi ricorda le bande di paese e tutti i pochi dotati a fare da corolla?
È l’immagine “fiore” di questo Paese.
 
Michele Cologna
San Severo, mercoledì 8 settembre 2021
09:18:46
 
 
 
 

sabato 4 settembre 2021

Quando i cavalli, i muli e gli asini …

Quando i cavalli, i muli e gli asini …
 
 
Avevano anche loro dei caratterini, come gli umani.
È vero, non facevano e fanno entità!
Non abbiamo la “cavallinità” e forse per nobiltà la cavalleria.
Dei muli e si aprirebbe un capitolo infinito e di figli della mula sono tanti e sparsi in tutto il mondo.
L’asinità?
Altro capitolo, ma pronunciabile.
Più vicini all’uomo e con il termine ci cimentiamo.
Non sono enti e non lo erano, avevano i nomi però.
E i nomi sono la cosa.
Fanno storia e cultura.
Una ricca letteratura con altrettanta antologia.
Dicevamo i caratteri.
Ne trascuro molti per il mio fine minimo.
Comune caratteristica era l’appartenenza.
Quindi non ragione e studio, ma sentire.
Certo la percepivano in maniera differente, ma era un dato da non sottovalutare.
Il cavallo, essendo nobile, molto meno e più propenso a vendersi per una misura d’avena.
Piegava gli orecchi all’indietro e dovevi stare attento.
Era l’avviso.
Il mulo era pericoloso!
Vicino a un mulo padronale non potevi avvicinarti neanche con la misura d’avena.
Ti mordeva e se scampavi al morso, ti scalciava.
Farei l’esempio di tanti umani, ma certo che leggendo li raffigurate anche voi.
Pensate la fauna politica italiana?
Più vicini familiari e amici.
L’asino e questo era più umano in tutto.
Anche nei vizi e pure contro natura.
Se padronale e lo erano quasi tutti, come il mulo.
Ti mordeva, scalciava e una volta a terra tentava l’approccio vizioso.
Refrattario alla misura d’avena.
Testardo come i proletari che hanno solo la soma.
Ebbene, così arrivo al mio fine, come ci si comportava per un po’ di sicurezza?
Si legavano con la fune cortissima.
La dote per poter nella mangiatoia manducare e basta.
Il detto, “va legato a corto”.
Morde, scalcia, intrattabile, quindi non gli va dato corda.
“Non dargli corda”.
“Non darle corda”.
Ora comprendete quando si dice, si raccomanda a uno di non dargli corda, cosa significhi?
Io, pur consapevole, tanto da spiegarlo qui e ora a voi lettori, ci casco sempre.
Do corda.
Agli asini?
Sì, ma a volte può essere anche cavallo o mulo!
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 4 settembre 2021
08:19:17