giovedì 3 maggio 2012

Si può...

Si può essere stanchi di fatica, come di giochi o altro.


Di vita molte volte!

Ogni stanchezza ha una motivazione che la rende agli occhi del sofferente e di coloro che su di lui posano l’interesse, accettabile, comprensibile, addirittura condivisibile.

La mia stanchezza quasi mai ha queste caratteristiche e origine umana.

Non sono stanco di fatica, di vita, di anni.

No!

La mia stanchezza non è individuabile nel vivere.

A volte l’ho definita metafisica.

Ma questa affermazione nel tutto manca di qualcosa.

In quel qualcosa sta la mia.

Sono servo d’un tiranno che non mi lascia per un solo istante.

Mi sconvolge, opprimendomi.

Non mi lascia neanche durante il sonno.

Nessuna tregua.

Giorni, mesi e anni.

Anni dopo anni e mai, mai ha smesso di tormentarmi.

Usa il mio pensiero come scettro e condanna.

Alieno che mi divora le carni e il vivere.

Non cerca, non vuole, non ordina.

Avvolge, avviluppa.

Inquieta.

Inquietudine come paradigma.

Modo di declinare la vita.

Vita che non senti.

Stanchezza di non sentire la vita, la mia.







San severo, martedì 1 maggio 2012



Copyright 2012 Michele Cologna

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1 commento:

  1. Come in un diario è questo tuo scritto; un diario del proprio stato d'animo e dell'inquietudine che pervade e invade ed è malessere...

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