venerdì 13 agosto 2010

Un popolo non è una quantità...

Un popolo non è una quantità, è una coscienza.
La coscienza che è il sentire collettivo si compone di tante consapevolezze, tante quante ne sono le individualità che la compongono.
La consapevolezza è data dalla realtà, esperienza personale, cultura.
Questi danno identità individuale e quindi coscienza del sé.
La somma dei sé danno luogo alla coscienza collettiva.
Questa è l’identità di un popolo.
L’epitome farà storcere il naso a qualche ben pensante, ma il nocciolo è quello descritto.
Realtà e cultura vengono veicolati da tanti canali in-formativi.
L’esperienza personale dal nostro particolare che, per completarsi, si prefigura il generale, ma non potendo raggiungerlo per sproporzione di dimensioni, si nutre dell’informazione.
Possiamo dire - con possibilità infinitesimale d’errore - che la formazione dell’individuo è affidata per la quasi totalità all’in-formazione.
Se così è, come abbiamo dimostrato, la coscienza collettiva e quindi un popolo, sono strutturati dall’informazione.
L’informazione edifica un popolo.
Quel popolo e gli individui che lo compongono, saranno ciò che la comunicazione formativa loro propria è.
Informazione plurale, coscienze e popolo plurale.
Dottrinale, coscienze e popolo dottrinale.
Non democratica, coscienze e popolo non democratici.
Nel Villaggio Globale l’informazione è il Potere Assoluto.
Anzi il potere che si trasforma in Dominio.
Chi domina l’informazione domina il mondo.
Domina coscienze e popoli.
A quali leggi e controlli obbedisce l’informazione.
Al denaro.
Siamo sotto il dominio del denaro che forma e informa coscienze e popoli.
Quale democrazia allora?
La democrazia del denaro?
Potremmo continuare nello schema-analisi, ma non mi proponevo la dimostrazione di nulla se non che la democrazia è una chimera se non sono sottoposti a controllo democratico i mezzi formativi e informativi.
Popper - il filosofo della “verificabilità”, “falsicabilità”, della confutazione e quindi della libertà - negli ultimi anni della sua vita all’affermazione che consacrava il concetto di democrazia: “L’essenza della democrazia non sta nel governo del popolo, ma in quel potere d’interdizione incruenta che consente ai cittadini di sbarazzarsi attraverso il voto dei governi che hanno dato cattiva prova.”, aggiunse che nessuna democrazia potrà esistere senza una informazione non solo plurale, ma responsabile.
E per renderla tale presupponeva “una patente” per coloro a essa deputati.
Cioè l’idoneità a informare.
La stessa che occorre per poter in-formare dei bambini, adolescenti, giovani nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado.


Michele (san severo 13/08/2010 10.07.40)

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