mercoledì 25 agosto 2010

È l’Italia un paese da salvare?

È l’Italia un paese da salvare?
Se sì, sviluppiamo il discorso che vogliamo fare; se no, ammainiamo l’intelligenza e plaudiamo, alla Pangloss, a questo: il miglior dei mondi possibili.
Non c’è struttura pubblica elettiva, amministrativa che abbia dignità d’esistere in questo misero e miserabile Paese.
Funzionava male, ora malissimo.
C’era il potere del malaffare, ora quello della delinquenza.
Ogni velo è caduto.
Resta solo l’arroganza del potere fattosi dominio.
Nessuna forza organizzata a proclamare il re nudo.
Alcuna informazione della realtà, tutti dietro all’ignudo a magnificarne le vesti.
La realtà fagocitata dal Palazzo e dalla Casta che lo abita.
Il palazzo con tutte le sue diramazioni, uguale la casta.
Sappiamo tutto delle camere da letto di questi figuri, niente delle miserie che occupano le nostre realtà e incupiscono le esistenze.
Cosa si può fare mancante ogni credibilità di prospettiva migliore?
Proviamoci in dieci punti.
Uno, sospendere per la durata di due anni tutti i poteri elettivi.
Due, tutti i poteri al Capo dello Stato garante della Costituzione.
Tre, il governo del Paese verrà dal Presidente della Repubblica affidato a personalità di grande prestigio morale, distintosi a livello internazionale per indiscusse capacità nel mondo della governance pubblica. Questi formerà il governo, senza alcun politico attuale, che presenterà al Capo dello Stato nelle cui mani giurerà.
Quattro, gli esecutivi di ogni ordine e grado – Regioni, Provincie, Comuni - in mano a dei Commissari Straordinari nominati dall’esecutivo.
Cinque, i Commissari Straordinari a loro volta nomineranno tutti coloro che fino a oggi sono stati di nomina politica.
(Inutile affermare che i criteri di moralità e competenza debbono essere la conditio sine qua non.)
Sei, i partiti dovranno rifondarsi e ottemperare all’articolo della Costituzione che li vuole soggetti giuridici, pena l’esclusione dalle prerogative costituzionali.
Sette, nei due anni di transizione tutte le pendenze giudiziarie degli attuali politici locali e nazionali dovranno essere portate a termine, pena l’impossibilità di candidarsi.
Otto, sempre nei due anni, fare ex novo una legge elettorale o ritornare alla vecchia quella del proporzionale puro e indire elezioni sia per il Parlamento – che dovrà avere durata di tre anni - che per una nuova Assemblea Costituente, che dovrà avere durata di due anni.
Nove, il Parlamento eletto e il governo che si formerà svolgeranno le proprie funzioni con la vigente Costituzione. Mentre l’Assemblea Costituente dovrà terminare i suoi lavori in due anni e poi sciogliersi.
Dieci, il governo nel restante anno in base alle Nuove Norme Costituzionali porterà il Paese alle elezioni.
Forse poi potremo finalmente dire d’essere un Paese normale.
In un Paese come il nostro un ragionamento molto sensato come questo passerà per sovversivo, pazzo e tanto ancora.
Ma non si chiede forse da più parti di adeguare le istituzioni ai tempi?
Non potrebbe essere una soluzione anche per svelenire gli animi e gli insulti che hanno usurpato la politica?
A quale democratico farebbe paura un simile ragionamento?
Certo, so che è molto difficile azzerare i poteri leciti e illeciti, nonché oscuri consolidati.
Potremmo provarci, però.
No!?

Michele Cologna (san severo 25/08/2010 10.51.59)

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