martedì 31 agosto 2010

il rogo acceso

il rogo acceso
la croce issata
e…
mai sgombri di Streghe e Cristi
avidi…
in fila attendono speranzosi
il turno… pur sia
né sacro
né profano
differenzia la bestia

michele (28/05/2009 23.25.30)

giovedì 26 agosto 2010

Amo la notte...

Amo la notte perché mi è sorella.
La possiedo perché m’ha eletto sua creatura.
La percorro e mi restituisce i miei passi.
È cieca come io sono e luce ci squarcia le orbite.
M’assorbe d’amore indistinto, virgineo mi restituisce alla vita.

michele (27/05/2009 20.26.21)

mercoledì 25 agosto 2010

È l’Italia un paese da salvare?

È l’Italia un paese da salvare?
Se sì, sviluppiamo il discorso che vogliamo fare; se no, ammainiamo l’intelligenza e plaudiamo, alla Pangloss, a questo: il miglior dei mondi possibili.
Non c’è struttura pubblica elettiva, amministrativa che abbia dignità d’esistere in questo misero e miserabile Paese.
Funzionava male, ora malissimo.
C’era il potere del malaffare, ora quello della delinquenza.
Ogni velo è caduto.
Resta solo l’arroganza del potere fattosi dominio.
Nessuna forza organizzata a proclamare il re nudo.
Alcuna informazione della realtà, tutti dietro all’ignudo a magnificarne le vesti.
La realtà fagocitata dal Palazzo e dalla Casta che lo abita.
Il palazzo con tutte le sue diramazioni, uguale la casta.
Sappiamo tutto delle camere da letto di questi figuri, niente delle miserie che occupano le nostre realtà e incupiscono le esistenze.
Cosa si può fare mancante ogni credibilità di prospettiva migliore?
Proviamoci in dieci punti.
Uno, sospendere per la durata di due anni tutti i poteri elettivi.
Due, tutti i poteri al Capo dello Stato garante della Costituzione.
Tre, il governo del Paese verrà dal Presidente della Repubblica affidato a personalità di grande prestigio morale, distintosi a livello internazionale per indiscusse capacità nel mondo della governance pubblica. Questi formerà il governo, senza alcun politico attuale, che presenterà al Capo dello Stato nelle cui mani giurerà.
Quattro, gli esecutivi di ogni ordine e grado – Regioni, Provincie, Comuni - in mano a dei Commissari Straordinari nominati dall’esecutivo.
Cinque, i Commissari Straordinari a loro volta nomineranno tutti coloro che fino a oggi sono stati di nomina politica.
(Inutile affermare che i criteri di moralità e competenza debbono essere la conditio sine qua non.)
Sei, i partiti dovranno rifondarsi e ottemperare all’articolo della Costituzione che li vuole soggetti giuridici, pena l’esclusione dalle prerogative costituzionali.
Sette, nei due anni di transizione tutte le pendenze giudiziarie degli attuali politici locali e nazionali dovranno essere portate a termine, pena l’impossibilità di candidarsi.
Otto, sempre nei due anni, fare ex novo una legge elettorale o ritornare alla vecchia quella del proporzionale puro e indire elezioni sia per il Parlamento – che dovrà avere durata di tre anni - che per una nuova Assemblea Costituente, che dovrà avere durata di due anni.
Nove, il Parlamento eletto e il governo che si formerà svolgeranno le proprie funzioni con la vigente Costituzione. Mentre l’Assemblea Costituente dovrà terminare i suoi lavori in due anni e poi sciogliersi.
Dieci, il governo nel restante anno in base alle Nuove Norme Costituzionali porterà il Paese alle elezioni.
Forse poi potremo finalmente dire d’essere un Paese normale.
In un Paese come il nostro un ragionamento molto sensato come questo passerà per sovversivo, pazzo e tanto ancora.
Ma non si chiede forse da più parti di adeguare le istituzioni ai tempi?
Non potrebbe essere una soluzione anche per svelenire gli animi e gli insulti che hanno usurpato la politica?
A quale democratico farebbe paura un simile ragionamento?
Certo, so che è molto difficile azzerare i poteri leciti e illeciti, nonché oscuri consolidati.
Potremmo provarci, però.
No!?

Michele Cologna (san severo 25/08/2010 10.51.59)

martedì 24 agosto 2010

E vidi...

E vidi...


e vidi di terre distese e armenti
afro odore di bianca giovenca
aprire rosa le carni mugghianti
e rotare guardo occhi di piacere

***

verdi filari elevare nenie e mani
operose di leggiadri sorrisi
petti scolpire in ornate fanciulle
colori ebbri di turgido furore

***

sospiri di rapiti sensi elevarsi e
inquieto il tempo disporre scene
d’ammalianti destini in passioni
usurate di belletto pallide ciprie


Michele
(san severo 24/08/2010 0.53.13)

mercoledì 18 agosto 2010

Ho seduto…

Ho seduto…

Scranna d’oro e declamando versi,
polvere d’aria, là ho liberato suoni.

Ho sostato…

Sassi lacrimati, e con occhi di stelle,
sinfonia di notturni, ascoltato verbo.

Ho abitato…

Parole di terra e di fuoco, bivacchi
di mugghianti lai, pianti ritualizzati.

Ho vissuto…

Deserti di senso e limiti sconosciuti.
Colli, sdruccioli in ombre d’uomini.
Piane di passi sterminate e battaglie.
Aridi pascoli e atavistica filiazione.

e…

Libere speranze precipitare catene.
Progetti – fausti? - abortire il tempo.
Assenze vive, apparenti presenze.
Cammini privi d’orme e viandanti.


Michele
(san severo 18/08/2010 11.14.55)

venerdì 13 agosto 2010

Un popolo non è una quantità...

Un popolo non è una quantità, è una coscienza.
La coscienza che è il sentire collettivo si compone di tante consapevolezze, tante quante ne sono le individualità che la compongono.
La consapevolezza è data dalla realtà, esperienza personale, cultura.
Questi danno identità individuale e quindi coscienza del sé.
La somma dei sé danno luogo alla coscienza collettiva.
Questa è l’identità di un popolo.
L’epitome farà storcere il naso a qualche ben pensante, ma il nocciolo è quello descritto.
Realtà e cultura vengono veicolati da tanti canali in-formativi.
L’esperienza personale dal nostro particolare che, per completarsi, si prefigura il generale, ma non potendo raggiungerlo per sproporzione di dimensioni, si nutre dell’informazione.
Possiamo dire - con possibilità infinitesimale d’errore - che la formazione dell’individuo è affidata per la quasi totalità all’in-formazione.
Se così è, come abbiamo dimostrato, la coscienza collettiva e quindi un popolo, sono strutturati dall’informazione.
L’informazione edifica un popolo.
Quel popolo e gli individui che lo compongono, saranno ciò che la comunicazione formativa loro propria è.
Informazione plurale, coscienze e popolo plurale.
Dottrinale, coscienze e popolo dottrinale.
Non democratica, coscienze e popolo non democratici.
Nel Villaggio Globale l’informazione è il Potere Assoluto.
Anzi il potere che si trasforma in Dominio.
Chi domina l’informazione domina il mondo.
Domina coscienze e popoli.
A quali leggi e controlli obbedisce l’informazione.
Al denaro.
Siamo sotto il dominio del denaro che forma e informa coscienze e popoli.
Quale democrazia allora?
La democrazia del denaro?
Potremmo continuare nello schema-analisi, ma non mi proponevo la dimostrazione di nulla se non che la democrazia è una chimera se non sono sottoposti a controllo democratico i mezzi formativi e informativi.
Popper - il filosofo della “verificabilità”, “falsicabilità”, della confutazione e quindi della libertà - negli ultimi anni della sua vita all’affermazione che consacrava il concetto di democrazia: “L’essenza della democrazia non sta nel governo del popolo, ma in quel potere d’interdizione incruenta che consente ai cittadini di sbarazzarsi attraverso il voto dei governi che hanno dato cattiva prova.”, aggiunse che nessuna democrazia potrà esistere senza una informazione non solo plurale, ma responsabile.
E per renderla tale presupponeva “una patente” per coloro a essa deputati.
Cioè l’idoneità a informare.
La stessa che occorre per poter in-formare dei bambini, adolescenti, giovani nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado.


Michele (san severo 13/08/2010 10.07.40)

venerdì 6 agosto 2010

I regimi muoiono…

I regimi muoiono…

I regimi muoiono o perché spazzati via da forze esterne, o per implosione.
Il nostro che ora nessuno può negarlo è stato un regime, è imploso.
Berlusconi è finito.
Il berlusconismo ha esaurito il suo ciclo.
Ci saranno colpi di coda, faranno anche molto male, ma il regime di celluloide legato alle bassezze più sconce è finito.
Cosa è accaduto.
La repubblica dei partiti era miseramente crollata e tutti sappiamo in quale modo.
Tutti, chi in misura maggiore e chi minore, partecipavano della stessa mensa.
C’era la politica la faccia ufficiale, pulita; l’affare o meglio il malaffare la faccia nascosta.
Il troppo storpia.
Sempre.
Un ondata d’indignazione, appoggiata da voglia moralizzante, supportata da un attivismo della magistratura ha scoperchiato la pentola della repubblica dei partiti e della loro impunità.
I politici spiazzati dall’ondata e sbandati senza governo dei partiti, hanno appoggiato chi meglio, chi peggio questo sentimento montante.
Si sono riciclati non facendo politica, ma scimmiottando il sentimento che come si sa non è mai politica, perché la politica è ragionamento.
Il questo scenario è apparso alla ribalta il peggiore di tutti, quello che più aveva pasteggiato con il politico più spregiudicato e mascalzone che l’Italia, dopo Mussolini, abbia mai avuto, Craxi.
Inizia l’era Berlusconi che s’inventa una biografia e spaccia lo sporco, il peggio di ciò che sta per morire, come il nuovo che redimerà la politica e salverà il Paese.
Solo pochi attenti e coloro che non avevano scheletri negli armadi, denunciano il pericolo e lottano.
Le forze sono impari e Berlusconi trionfa.
Nessun partito e tanto meno i politici prendono posizione netta e smascherano Berlusconi, pericolo letale per il Paese, ma scudo magnifico per le loro malefatte.
Berlusconi era “una risorsa” per il Paese.
Ricordate?
Berlusconi e la sua indecenza salvava un poco tutti.
Rivoluzionava per non cambiare nulla.
I politicanti credevano Berlusconi un fenomeno temporaneo, stupido e governabile.
Invece il Mostro c’ha creduto e ha iniziato a fare sul serio.
Il gioco ha preso la mano e la Politica è scomparsa dal sistema Italia.
È storia recente il tutto, e a nessuno può sfuggire.
La Politica era scomparsa dai ragionamenti, dalla informazione, dalla formazione, dal Parlamento.
Il Paese aveva ceduto il passo al Palazzo, esisteva solo questi.
Giornali, informazione, intellettuali e pseudo tali, operatori culturali avevano sostituito la realtà con il Palazzo e il suo interesse.
La corsa a servire il nuovo sovrano.
Nudo e tutti delle vesti ne cantavano le lodi.
Il Paese incantato dalle doti del Nano.
Perfino delle pruderie se ne cantavano le lodi.
L’icona dell’Italia era di poco inferiore a quella della Corea del Nord.
Ci saremmo arrivati.
In questo scenario addormentato, un’altra casta ha resistito, ha fatto breccia, ha blandito è iniziato il risveglio.
La caduta dei regimi, quando non è determinata da forze esterne, avviene sempre per scivolata sulla classica buccia di banana.
Fini è stata la buccia, il piede la sicumera del Nano.
L’occasione Caliendo, è la Politica riappare nel luogo a essa deputato, in Parlamento.
Da mercoledì 4 agosto, niente sarà più come prima.
Politici infetti.
Politica malata.
Partiti inadeguati.
Tutto vero.
Però riappare la Parola e si rompe l’incantesimo.
Ora la realtà può riprendere il suo posto.
Il ragionamento la Politica.
I Berlusconi, i Vendola, i D’Alema, i Fini, i Casini e compagnia non bella, debbono usare la Parola.
E come si sa le Parole sono la realtà, tutto il resto è chiacchiera.


Michele Cologna (San Severo, venerdì 6 agosto 2010)