giovedì 12 novembre 2009

La ragione, le aspirazioni e i diritti...

I diritti tutti si formano intorno alle aspirazioni dell’uomo.
Dai diritti delle disponibilità, a quelli costituzionali e positivi, tutti prendono idea e poi forma e disegno sulle aspirazioni, l’idea dell’uomo, l’idea di società e alcune volte anche dei bisogni.
Senza alcuna aspirazione esisterebbero diritti?
Saremmo tentati a rispondere di no, invece un diritto esiste indipendentemente dalla volontà dell’uomo ed è quello della natura, che tradotto in umano possiamo definirlo della forza.
La natura, operando in tutte le sue manifestazioni la selezione, esercita il diritto del più forte.
Sopravvive e si riproduce solo chi è più forte, più adeguato alle situazioni date.
Tutti gli altri diritti sono figli della volontà, del nous dell’uomo.
I diritti crescono, cambiano, muoiono in base alle percezione che l’uomo ha di sé e della sua collocazione nello spazio e nel tempo.
Certo la mia esposizione risente della sintesi forzata e un po’ grezza, ma efficace al fine della comprensione del ragionamento che voglio fare.
Possiamo ancora semplificare dicendo che da una parte esiste la natura e dall’altra l’uomo che con il nous cerca d’intervenire sulla natura per correggerla.
Il diritto “naturale” – nel senso sopra riportato e non nell’accezione che man mano è venuto nella storia maturando, assumendo – e il diritto della “ragione”, anche qui vale la stessa precisazione.
La ragione dei diritti dell’uomo che cerca di modificare la natura del diritto del più forte, della selezione.
Hic et nunc nel mondo in generale e da noi in particolare, cosa sta accadendo?
I popoli, le persone (non uso il termine la gente perché in esso vi è una percezione degradata dell’uomo nell’accezione corrente) sembra abbiano rinunciato a percepirsi portatori di diritti. Non di nuovi, ma addirittura ripudiando quelli già conquistati.
L’uomo ha rinunciato a vedersi in prospettiva, quasi come se non avesse futuro.
Non voglio analizzare le ragioni, non mi propongo questo con lo scritto, ma la crisi ha portato a considerare fallace l’intervento dell’uomo e così egli abdicando alla ragione ha lasciato alla natura il compito di operare.
In natura spazi vuoti non esistono, essi vengono subito occupati.
E così la natura sta riprendendosi il dominio attraverso la forza. E in una società già strutturata chi ha la forza?
Chi ha il potere economico, è chiaro!
Il potere economico si è costituito diritto assoluto, naturale spiazzando tutti gli altri diritti che sono della ragione.
La ragione ha fallito.
Ha reso gli uomini uguali.
Addirittura un handicappato, un forestiero, un miserabile che vuole accampare diritti, considerandosi uguale agli altri.
Non esiste, questi debbono sì esistere, ma se è possibile e con gli avanzi.
E via con le elemosine che tutti ben conosciamo.
Chiudo la parentesi e riprendo il discorso.
Il potere economico, percependosi diritto naturale – come abbiamo visto -, impone la sua legge che è la selezione senza regole.
Vince chi è più forte.
E chi è più forte anche nel potere economico?, colui che non si sottopone a regole.
Ecco predatori, fuori legge, gangster che prendono il potere e dettano l’unica legge per loro rispettabile: quella del più forte.
Anche nel diritto privo di diritti vince quello naturale della forza.
Questa in maniera sommaria e con tutte le approssimazioni di uno scritto senza pretese alte, è la situazione oggi.
In questo contesto l’unico diritto sopravvissuto della forza ha occupato tutto il potere. È diventato monarca assoluto.
In quasi tutti i paesi servendosi della classe politica, assoldandola; in Italia gestendolo direttamente e arrogandosi il diritto codificato incostituzionalmente di nomina della stessa.
Il novo corso, un fiume in piena che non trova ostacoli.
La nuova selezione naturale non risparmia, non fa prigionieri.
Miete.
Si salva chi è nella satrapia e chi sottostà al potere del satrapo.
L’uomo privo di prospettiva di sé, di futuro è frastornato, protesta anche ma gli sembra ineluttabile questo corso.
Coloro che ancora non vogliono piegarsi alla forza dell’unico diritto: nel girone del limbo corrono dietro a indefinita cosa che non è bandiera, vessillo, insegna.
Hanno perso le coordinate.
Hanno gettato via le ideologie e con esse le idee.
Si son liberate dell’acqua sporca e del bambino insieme e brancolano sbandati vivendo al soldo del giorno.
La ragione aveva promesso la felicità ed ha fallito: il pensiero che domina.
L’illuminismo padre delle idee che hanno strutturato lo stato moderno, ha tradito le aspettative.
Resta lo stato di natura, accontentiamoci delle elemosine che la Forza unico diritto elargisce come e quando può.
È vero che la ragione ha fallito, oppure è vero che ha fallito ciò che si era costruito in nome della ragione?
Per me la seconda ipotesi!
Le idee dell’illuminismo che non ruotano intorno allo sviluppo progressivo, ma solo all’uomo, sono non solo ancora valide, ma conservano immacolate tutta la loro potenzialità.
Quindi le correnti di pensiero che l’illuminismo ha prodotto restano valide e tutte da sviluppare.
Liberté, Egalité, Fraternité sono ancora il programma e il futuro dell’uomo.
Sono ancora le aspirazioni dell’uomo e quindi la fonte del diritto.
Se riusciamo a comprenderlo e intorno alle idee politiche che l’illuminismo ha prodotto, riprendere il cammino ci sarà futuro per il pianeta e l’umanità.
Nel caso contrario non ci sarà futuro per nessuno, neanche per le satrapie e i satrapi.
Corriamo dietro il pifferaio che felice crede di salvarsi, ma da quella rupe precipiterà anche lui.
La natura che opera la selezione, opera anche la estinzione.

Michele (san severo 12/11/2009 12.07.30)

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