venerdì 27 novembre 2009

C’era una volta…

C’era una volta…

Novello Esopo, vorrei iniziare questo scritto con c’era una volta…
Ma ahimè, non è una favola è una storia vera, e per di più non è ancora conclusa.
Una cagnetta di nome Muna, razza volpina, molto vispa e intelligente, insieme ad altri cani vive in una villa di campagna.
Proverbiale questa razza per la spiccata tendenza alla vigilanza e al dominio sul proprio territorio, è stimolatrice per gli altri affinché si guadagnino la zuppa.
Nessuno dei suoi colleghi è della sua statura e Muna puntualmente invia al vento i suoi feromoni, non raccolti messaggi d’amore.
Nella stessa tenuta vi sono più di una ventina di gatti.
Mentre tutti i cani con i gatti ci convivono senza alcuna difficoltà, Muna non ci riesce proprio e li attacca. Meno male che la sua statura non impensierisce più di tanto i suoi nemici.
Ad agosto quattro o cinque gatte hanno messo al mondo il frutto dei loro incessanti amori.
Trascorso qualche mese le gatte iniziano a rifare vita sociale e portano i loro figli a familiarizzare con l’ambiente.
Muna ora cambia il proprio sguardo.
Vede le mamme sempre come nemiche e le attacca, ma i piccoli li coccola leccandoli e i suoi occhi si accendono di desiderio.
Una mattina non si trova Muna.
La si cerca dappertutto ma della cagnetta nessuna traccia.
Passano tre giorni di inutili ricerche e ci si accorge che le gatte mamme lasciano attaccare alle loro mammelle la leva dei gattini precedenti.
Di conseguenza si nota la mancanza degli ultimi nati.
Quasi in contemporanea si presenta Muna molto denutrita e con le mammelle sviluppate.
Santo cielo, vuoi vedere che era in cinta e nessuno se ne accorto?
Un controllo e ci si rende conto che i capezzoli della sventurata sanguinavano.
Si insinua il sospetto.
La si fa mangiare, la si coccola più del solito, la si rassicura e lei scodinzolando conduce il padrone dai propri figlioli.
Tredici gattini denutriti che miagolavano con un flebile filo di voce.
Stavano quasi alla fine.
Ogni tentativo di restituire i gattini alle mamme naufragò per la indisponibilità delle stesse e l’opposizione ferma della mamma adottiva.
Con sotterfugi furono sottratti i gattini (poi portati in un centro), ma uno riuscì a sottrarsi alla cattura scomparendo.
Muna faceva vita sospetta.
Ora, non si fidava più di nessuno e tanto meno del padrone.
Alcuni giorni ancora e si ripresenta col gattino scomparso in bocca ormai alla fine.
Con dolcezza la si convince e lo cede.
Si sa che i gatti hanno sette vite e il gattino cresciuto in casa e in gabbia si riprende.
Ritenuto idoneo alla sua vita normale lo si rilascia.
Egli non familiarizza con nessuno e soffia tutti, ma Muna lo riconosce e incurante delle zampate lo riprende in bocca e se lo porta.
Viene seguita, ripresa, condotta nella tenuta e legata.
Il gattino ora può essere finalmente libero.
Potrebbe essere la fine della storia.
Invece Muna tenta d’ammazzarsi.
Fa cose incredibili, si è costretti a liberarla.
Corre dal gattino che ora non scappa più, gli vengono delle convulsioni.
Lei aspetta che si riprende, e stando vicino gli offre ogni cura.
Il gattino è come sospeso si lascia prendere in bocca, si fa trasferire dove lei decide, non oppone più resistenza.
A tempi intervallati gli vengono queste crisi epilettiche.
Come finirà ancora non lo sappiamo, per cui non possiamo dire né fine della favola, né fine della storia.
***
Pur non essendo noi Esopo, però, una morale potremmo trarla.
Uno, l’amore è il cemento di ogni bene, ma d’amore si può soffrire. Morire.
Due, l’amore se non è libertà è altro. Possesso. Costrizione. Violenza.
Tre, l’amore è rispetto dell’altro, senza è prigione. Catene. Malattia.
Quattro, la natura bella, dolce, regolatrice etc. La natura è violenza. Tragedia. Vince il più forte.
Quinto, senza l’intervento regolatore della ragione la natura è sopruso. Sopraffazione. Morte.
Tanto altro si potrebbe ricavare da questa triste storia, ma fermiamoci e…

Michele (san severo 27/11/2009 11.27.46)

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