venerdì 11 febbraio 2022

“Quando caruso i miei caprini, io ti darò la lana …”

“Quando caruso i miei caprini, io ti darò la lana …”
 
 
Le donne al lavoro nei campi, il motivo.
A gruppi ed erano la voce di Tonino e Teresa, gli innamorati.
Tonino principe e ricco, Teresa pastorella e bellissima.
Lei omaggiava il suo uomo con l’offerta della lana, quando avrebbe tosato i caprini.
La canzone porterà alla tragedia, ma a noi interessa il dato.
La lana della tosatura era non solo merce, ma pregiata e non alla portata di tutti.
Oggi è rifiuto speciale e si pagano fior di quattrini per distruggerla.
I vestiti di mio padre erano confezionati con il tessuto ricavato dalla tessitura della lana delle sue pecore.
Alla sua morte, un vestito appena consegnato, il sarto lo modificò per farlo indossare a me fanciullo quattordicenne.
La lana si vendeva e molto cara.
Gli agiati nel corredo alla figlia in sposa davano i materassi imbottiti di lana di pecora.
A primavera la tosatura era sollievo dell’animale che figliava, ma anche del proprietario.
La vendita degli agnelli e la lana.
Ricchezza e lavoro per tutti.
Sono ricordi falsati di un ragazzo?
Però!
Ci si scaldava con la carbonella.
L’ho fatta anch’io adolescente dalle frasche delle viti.
Non si bruciava niente.
La carbonella per uso domestico.
Le fascine stivate a meta, per l’uso in campagna.
Non si moriva di freddo e nessuno necessitava del gas russo.
Annoierei a scrivere tutto ciò che mi passa davanti, il film del mio passato.
Un altro solo ricordo.
I soldi non necessitavano per la spesa.
Molto piccolo non sapevo il valore e cosa fossero.
Mi piacevano i colori e le immagini.
Aprivo il comò e al secondo cassetto, lì arrivavo per altezza, e tra la biancheria, ricambi di lenzuola, stavano.
A caso e per i colori, li prendevo e ci giocavo.
Una volta con le manine piene, scivolai per le scale e sceso in strada ne distribuivo ad altri bambini.
La moglie del barbiere sotto casa allarmata chiamò mia madre.
Venne cambiato il posto penso, ma in casa c’era tutto ciò che poteva servire ed essere consumato.
Non c’era frigorifero e lo stipo conteneva sotto oli e sotto aceti di ogni ben di Dio.
Formaggi e salumi.
Ogni prodotto della campagna e il pane lo si faceva in casa.
Che mondo, vero?
Ci tento a ricostruirlo e due impedimenti, uno, sono vecchio e non ho aiuto; due, la forza fisica.
Quello che posso.
Il solare e l’isola e la bolletta mi fa un baffo.
Quante altre cose per non necessitare di affamatori e politici.
Ne ho la cultura.
Ma?, a voi che leggete!
Io la scelta l’ho fatta e spero nei miei figli.
In verità nei nipoti.
 
 

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