lunedì 28 febbraio 2022

buio

buio
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scende immanente
e la paura
presagio di vita avariata
a la morte prossima
sale
deprivata notte di stelle
alla fine di un giorno
freddo
tramonto senza calore
di sole appena acceso
come sacco di luce lì
poggiato
metonimia
d’una diserzione consumata
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michele cologna
san severo sabato 28 febbraio 2015
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Copyright© 2015 Michele Cologna
tutti i diritti riservati
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venerdì 25 febbraio 2022

26 febbraio 1968 – 26 febbraio 2022

26 febbraio 1968 – 26 febbraio 2022
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Quante assenze, Tonia!
Aleggiano questi nostri cinquantaquattro.
La nostra felicità preoccupata, è vero, ma quasi irresponsabile.
Il giorno successivo era solo il giorno dopo.
Noi.
Gli affetti satelliti della nostra, il Tempo l’infinito di un bacio.
Quanti …
Ed eravamo bottone e asola.
Si chiudeva il circuito e il Mondo.
Un indefinito d’Amore.
Avrei voluto camminare terre sconosciute e io e te.
Sempre.
Una eternità di noi.
Sentivamo lacci doveri e obblighi, i cerimoniali del vivere.
E nonostante, li abbiamo tutti osservati.
Come insieme, noi Uno.
Ci feriva tutto, innocente ingenuità, il nostro Amore di più.
Niente poteva tagliargli la strada.
Deviarlo, scostarlo.
Eri il mio respiro e io il tuo.
Poi …
Il Tutto che nei giorni si tesseva panno, coperta del vivere.
E niente ci è stato risparmiato.
Con il senno del poi, aggiungerei, ci siamo.
Rocce a ogni cataclisma e quante volte …
Tante, mi sono recitato:
 
“Tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio”.
 
Più il Manzoni e non l’Inganno.
E ho molto amato Jacopo Ortis.
 
Il Dolore una costante.
Quanti anni in esso e la vita che si spegneva.
La lontananza dei figli e la vacuità del senso.
Crollava tutto e la disperazione dell’assenza.
Tu di me più razionale?
Forse sì, ma per me è rassegnazione triste tutt’ora.
Quel velo che mi turba ancora la felicità.
Quella di quanto ti stringo la mano alla sera.
Perché, Tonia, sai cos’è la vita?
Guardarti negli occhi e trepidare.
D’amore e bellezza, il Senso e tu sei il mio.
La Mamma dei miei Figli e la Nonna dei miei nipoti.
Quanto T’amo e mi sento sollevare …
Sarà questo il Paradiso?
M’arrabbio quanto ti spendi molto in cure per me.
Penso di non meritarle.
Buon anniversario a noi, Tonia.
E forse quella festa desiderata non la faremo mai.
Ma è festa del cuore la sera.
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©Michele Cologna
San Severo, sabato 26 febbraio 2022
06:59:48
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mercoledì 16 febbraio 2022

è magia

 

è magia
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affacciare l’occhi al mondo
e stupire
nuova vita a l’attesa e piani
d’eterno
accavallano il senso e sensi
montano lei
felicità operosa di un giorno
da onorare
 
e
 
ti fai fanciullo e di loro carchi
de il rosario l’acini
grani a la vita invitta di storia
e tempo
sai e strappi lei da il singolare
e l’unicità
comprendi il tutto al gesto di
un mattino a l’affaccio
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michele cologna
san severo giovedì 17 febbraio 2022
07:16:43
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Copyright© 2022 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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venerdì 11 febbraio 2022

“Quando caruso i miei caprini, io ti darò la lana …”

“Quando caruso i miei caprini, io ti darò la lana …”
 
 
Le donne al lavoro nei campi, il motivo.
A gruppi ed erano la voce di Tonino e Teresa, gli innamorati.
Tonino principe e ricco, Teresa pastorella e bellissima.
Lei omaggiava il suo uomo con l’offerta della lana, quando avrebbe tosato i caprini.
La canzone porterà alla tragedia, ma a noi interessa il dato.
La lana della tosatura era non solo merce, ma pregiata e non alla portata di tutti.
Oggi è rifiuto speciale e si pagano fior di quattrini per distruggerla.
I vestiti di mio padre erano confezionati con il tessuto ricavato dalla tessitura della lana delle sue pecore.
Alla sua morte, un vestito appena consegnato, il sarto lo modificò per farlo indossare a me fanciullo quattordicenne.
La lana si vendeva e molto cara.
Gli agiati nel corredo alla figlia in sposa davano i materassi imbottiti di lana di pecora.
A primavera la tosatura era sollievo dell’animale che figliava, ma anche del proprietario.
La vendita degli agnelli e la lana.
Ricchezza e lavoro per tutti.
Sono ricordi falsati di un ragazzo?
Però!
Ci si scaldava con la carbonella.
L’ho fatta anch’io adolescente dalle frasche delle viti.
Non si bruciava niente.
La carbonella per uso domestico.
Le fascine stivate a meta, per l’uso in campagna.
Non si moriva di freddo e nessuno necessitava del gas russo.
Annoierei a scrivere tutto ciò che mi passa davanti, il film del mio passato.
Un altro solo ricordo.
I soldi non necessitavano per la spesa.
Molto piccolo non sapevo il valore e cosa fossero.
Mi piacevano i colori e le immagini.
Aprivo il comò e al secondo cassetto, lì arrivavo per altezza, e tra la biancheria, ricambi di lenzuola, stavano.
A caso e per i colori, li prendevo e ci giocavo.
Una volta con le manine piene, scivolai per le scale e sceso in strada ne distribuivo ad altri bambini.
La moglie del barbiere sotto casa allarmata chiamò mia madre.
Venne cambiato il posto penso, ma in casa c’era tutto ciò che poteva servire ed essere consumato.
Non c’era frigorifero e lo stipo conteneva sotto oli e sotto aceti di ogni ben di Dio.
Formaggi e salumi.
Ogni prodotto della campagna e il pane lo si faceva in casa.
Che mondo, vero?
Ci tento a ricostruirlo e due impedimenti, uno, sono vecchio e non ho aiuto; due, la forza fisica.
Quello che posso.
Il solare e l’isola e la bolletta mi fa un baffo.
Quante altre cose per non necessitare di affamatori e politici.
Ne ho la cultura.
Ma?, a voi che leggete!
Io la scelta l’ho fatta e spero nei miei figli.
In verità nei nipoti.
 
 

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martedì 8 febbraio 2022

cos’è

cos’è
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d’ogni tu e lo sconvolgi
precipiti ne lo indicibile
lui
che di sofferente grazia
si cinge corona d’amore
e precipita
vortice d’aguzze frecce
a ferir la vergine attesa
candida a l’altare
rito d’inconsunte nozze
a celebrare
lei che di celeste veste il
suo
richiamo che mai muore
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michele cologna
san severo martedì 8 febbraio 2022
08:17:17
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diritti e riproduzione anche parziali
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domenica 6 febbraio 2022

“D’ ‘dò sing’song, bast ca song d’Vaséucë ” e il genetliaco di Silvana Puschietta e Davide Pugnana

“D’ ‘dò sing’song, bast ca song d’Vaséucë ” e il genetliaco di Silvana Puschietta e Davide Pugnana
 
Mi sono alzato male, sì!
Il giorno si presenta peggio.
Facebook, oggi Meta, perde, con una progressione impressionante, iscritti e affari.
Il titolo precipita.
Di tutto ciò non me ne può fregare di meno, invece.
Invece, mi importa e tanto e: sentite, sentite.
Mi riporta sempre i compleanni, lo sciagurato ex Facebook, e oggi è il genetliaco di Silvana Puschietta e Davide Pugnana.
Beh, il mio rapporto con queste due amicizie è difficile raccontare.
Come si fa a spiegare l’anima?
Si tenta, ci si può avvicinare, ma la Parola resta insufficiente a rappresentarla sempre.
Ebbene sì, Silvana e Davide sono state amicizie dell’anima.
E non penso di sbagliarmi se affermo non solo per me.
Anche per loro.
Ebbene niente di ciò è sopravvissuto.
Estranei.
Né un saluto, un cenno, una qualche attività relazionale.
E ci promettevamo cose, vero Davide, vero Silvana?
Posso dire che non trascorreva giorno che non ci sentissimo anche telefonicamente.
Con Davide pure progetti di pubblicazione, con Silvana e il Poeta direbbe, una corrispondenza di amorosi sensi.
Ma “Noi” non siamo poeti e il naufragio.
“Che brutta fine ha fatto il nostro amore”, vero Gigi Proietti?
Silvana cara, tu che non desideri tag e ti ricorderei cose.
Cose, che penso tu non abbia dimenticato.
Impossibile!
Vero Davide, neanche tu!
Io le ricordo tutte, tutte, amicizie mie un dì intense.
Ieri sera.
Ho dato l’amicizia a un ragazzo africano qualche anno fa.
Bel ragazzo corretto che studiava e a me sembrava di leggere la sua anima.
Non nascondo che l’avrei aiutato anche a venire in Italia, una volta conclusi gli studi.
È iniziato il cambiamento e me ne sono accorto dai messaggi.
Come non fosse più lui e ieri sera la richiesta.
Di soldi.
S’è sporcato il pulito in un solo momento.
Il fedifrago e l’inganno.
L’astuto stupido.
E perdonatemi, mi viene in mente un racconto vero di mio zio Antonio, fratello di mamma.
Il quale spesso usava l’espressione, “D’ ‘dò sing’song, bast ca song d’Vaséucë ”.
(Di dove sono, sono, basta che sono di Baselice.)
Vaséucë per i suoi abitanti, è un paesino del Beneventano che si stende in altezza ed è denominato “di sotto” e “di sopra”.
A una fiera di animali che qui si svolgeva, molto gli zingari.
Bisognava recarsi prevenuti.
Un vecchio vendette il proprio mulo e gli sembrò il prezzo conveniente, cosa che l’allarmò.
Infatti uno stuolo di zingari gli si fece da presso e a chiedergli cose.
L’approccio, se fosse di Vasèucè di sopra o di sotto.
Per troncare ogni chiacchiera il vecchio, “D’ ‘dò sing’song, bast ca song d’Vaséucë ”.
Prudente il Vecchio e aveva troncato la possibilità d’essere turlupinato.
Fregato.
Non sono di Vasèucè, ma Vecchio sì!
Buon compleanno Silvana e auguri veri e sinceri.
Buon compleanno Davide e anche a te auguri veri e sinceri.
Il ragazzo africano l’ho bloccato senza alcuna parola.
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 6 febbraio 2022
09:46:08

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giovedì 3 febbraio 2022

il balcone

il balcone
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affaccia sorrisi guasti
in fetida piazza
e …
aria respiro ammorbato
di miasmi
esalazioni di denti marci
d’affamate bocche
flati rettali e sono voci
a diffondere
grugniti scodinzolanti di
porci a l’ingrasso
vede
nerboruta l’arringa di volitiva
mascella
e oceanico al verbo il grido
d’osanna
sente
mortale l’annuncio al savere
e l’odore
pastone sfarinato a la bestia
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michele cologna
san severo sabato 3 febbraio 2018
09:18:55
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mercoledì 2 febbraio 2022

piacere di mattina … questa

 

piacere di mattina … questa
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diffuso ne l’aria e lo
respiri
piacere d’antico ora
imminente
necessità inebriante
che appaga
morbidi i petali fiore
al tatto
froge larghe a far lui
prigioniero
espanso profumo a
rigenerare
amore che si fa di lei
vita senso e sensi
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michele cologna
san severo giovedì 3 febbraio 2022
07:23:57
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