giovedì 30 dicembre 2010

uomo deprivato

uomo deprivato cammina strade
e in tondo porta effige ereditata

non più idea motore dei passi suoi
ma dello schermo immago e voce

si porta ignaro e fiuta beve e ride
e dei geni schiavo asseconda fini

acefalo non porta egli colpe e al
Dominio Dio Scienza e Tecnica
grato inchina giorni tempo e vita

analfabeta di sentimenti e storia
senza passato e di futuro privato
disabita della madre le stanze e
padre fratelli e prossimo i luoghi

sibarita gaudente l’attesa colma
osannando al Demiurgo buono e
alla Casta - aristocrazia bramante
e serva - abdicando prono prostra
l’Uomo

michele
(s. severo 30/12/2010 8.59.28)

lunedì 27 dicembre 2010

è igiene

è igiene


elementi
acqua fuoco e venti
eruzioni terremoti diluvi
cataclismi
sottrarre togliere epurare
sopprimere

distruggere

strutture e ordine
sovrastrutture e privilegi
caste ordini sepolcri
simulacri

cancellare

confini e limiti
possesso abuso obbedienza
arroganza forza delitto
memoria

venti soffiano e rumoreggiando impetuosi scontrano direzioni
fauci di fuoco divorano ogni cosa e vivide fiamme incendiano l’aria
bollono fragorose le acque e vomitando impasti ricoprono la terra
eruttano vulcani sputando al cielo irridente magma piroettante

nascere

nuovi e liberi
nella morale le leggi e le disponibilità
tabula rasa
e nella rivoluzione permanenti

Uomo

al di là del bene e del male


michele

(san severo 27/12/2010 9.49.20)

Lettera aperta

Lettera aperta

Ai miei figli e a coloro che nella qualifica si riconoscono, questa.
Il Natale, per chi santo e per chi festa di tradizioni altre, ci vuole nello stereotipo, tutti più buoni, bravi, gentili e solidali.
Ci inventiamo le bontà mai praticate e nel ripeterlo e dircelo, ci crediamo davvero.
Somigliamo al Pezzente che dice bugie e falsità e ripetendosele, finisce per crederci egli stesso.
Salvo smentirsi seduta stante.
Così noi tutti.
Malvagi e delinquenti, buoni e cattivi, infami e leali, reprobi, retti… e via continuando, nel giorno di Natale trasformiamo le nostre nequizie, la sentina che ognuno si trascina in virtù e generosità e ci crediamo fino alla commozione.
Mi viene in mente Gaber in “Qualcuno era comunista”.
Ebbene, ho vissuto questa festa sempre con estremo disagio e estraneità.
Anno dopo anno, con l’aumento della consapevolezza, anche la miseria e l’ipocrisia della quale ci ammantiamo è con essa cresciuta, fino a provarne un fastidio a pelle.
Un atto di sincerità estremo per iniziare a volare, o tornarci in base ai punti di vista.
I figli - spero che qualcuno non si lasci ingannare essendo padre, e dimenticando d’essere stato figlio -, si recano a casa dei genitori per la ricorrenza e si sentono buoni, bravi e li amano.
Non fa niente se durante l’anno hanno lesinato su una telefonata, una visita, una giornata da stare con i vecchi.
In questa giornata recuperano il trascorso d’abbandono e si recano da questi sedotti e “buoni” genitori perché li amano.
Non si pongono il problema dei poverini che vorrebbero essere affrancati dal peso dell’irruzione e particolarmente della povera mamma, che diventa serva e schiava della festa, della fatica e del bene.
I genitori debbono essere per etichetta buoni e bravi, e non potendo non esserlo, dimenticano.
Hanno tutti figli che “va bene è il lavoro, il tempo, ma sono meravigliosi”.
Stupendi.
Sono tanto buoni che darebbero per loro la vita, poi i nipotini!
Ecco che questi disgraziati, stati sempre al loro servizio e considerati peso insopportabile, in nome del bene e della bontà del Santo Natale, ora felici e contenti si sobbarcano tutto il peso dello stare insieme e si nutrono dei figli che godono l’attesa vacanza stanti come in albergo, e seduti e serviti come al ristorante.
Dimenticano, l’amore fa scordare e perdonare.
Non hanno mai trascorso invitati una festività, una vacanza, una giornata di piacere disinteressato con loro da quando sono usciti di casa.
Tutte le ricorrenze alle quali hanno partecipato, quelle obbligate.
Pranzi e feste di laurea, fidanzamenti, sposalizi…
Ad essere maligni si potrebbe affacciare l’ipotesi: chissà se non dovevano pagare?!
Ora io l’ho finalmente detto.
Questo è ciò che penso e non ingoio il rospo.
Come ho riportato sono stato figlio anch’io.
Erano altri tempi, e ho la scusante di non avere mai festeggiato niente e fatto vacanze.
Buon Natale a tutti i figli, passati e presenti.

Michele Cologna

(Natale 2010)

sabato 18 dicembre 2010

E generava…

E generava…


Generava, generava, generava…
Partoriva senza freni e limiti.

Partoriva…

Non era donna, ma femmina e non aveva volto, né grembo.
Un flusso, eruttava senza posa nascituri di sembianze simili.
Succhiavano e ogni poro allattava menni che nutrivano altri.

Mutavano…

Poi somigliavano, e il difforme i sé moltiplicava in ghigni.
E non erano sorrisi ma labbri di denti e sanguinavano…
Brandelli di carne rigeneravano forme che variavano celeri.
Regredivano in grembi e mutuavano indistinte processioni.
Erano aborti già andati che occupavano aree di nuovi feti.

Mentre…

Sgranati occhi lacrimavano d’insazia fame corpi appassiti.
Orifizi vocianti emettevano soffi scomposti che oravano.
Indistinti suoni giubilavano e di fragori coprivano lamenti.

Di colpo fu silenzio e buio, e non era… prima del giorno.


Michele

(San Severo 18/12/2010 15.55.26)

domenica 12 dicembre 2010

non colti frutti

non colti frutti


profumi di non coltivati fiori
diffondono l’aria e feriscono
della mattina la dolente carne

cammina e il giorno gli andati
passi ricopre di non accesa luce
che regnando guida il mancato

assenze grevi di vita trascurata
lasciata a l’ignaro fluire del caso
che del senso priva ogni marcia

epifania di frutti mai colti ora
maturi dell’ipotetico se lacrime
grondano di non consumati riti


michele

(san severo 12/12/2010 17.47.08)

domenica 5 dicembre 2010

arriva un tempo

arriva un tempo e lo tocchi
l’appartenuto non è più tuo

cambia del tuo il sentire e
la percezione t’abbandona

lo sguardo osserva l’identico
e non riconosce sembianze

l’ansia trasmigra nell’altrove
e in questo lì è l’indefinito
che il compiuto cattura e lo
dissolve nel dio crepuscolare

i giorni piena di passioni altre
scorrono gonfi e dell’antico
adducono il senso e non la traccia

e il futuro è indistinto desiderio
di libertà di vita costipata
allontanata per disconoscenza
dei doveri sottesi al tempo

ora ha dimensione del breve
e l’infinito lo naviga incerto

l’incerto è cammino disancorato
da giorni declinati al futuro semplice
e
dell’anteriore porta l’interrogativo

anche la forma passiva insinua il dubbio
e
ubriaco vacilla il presente che opprime


michele


(san severo 05/12/2010 9.38.48)