martedì 30 novembre 2010

Maestro...

Duro e tagliente, ispido nella canuta barba.
Ribelle negli occhi, lucidi d’intelligenza glabra.
Illuminista compassionevole.
Affrancato dai dogmi.
Osservante positivista.
Artista della vita nella commedia del vivere.
Furiosa, giovane galassia in un universo dilatato d’anni.
Amante del bello, del riso, della vita.
Nessuno può insultare l’amore per la vita, neanche la vita.
Vale, Maestro.

Michele (San Severo, 30/11/2010 9.05.31)


È triste, insopportabile assistere all’agonia della cosa che più amiamo.
La cosa più bella che tutti, nessuna persona esclusa ama sopra ogni cosa, è la propria vita.
Questa è la condizione dell’amore verso noi, gli altri e la percezione di tutto ciò che ci circonda.
Amiamo gli altri se amiamo noi stessi.
Ci commuoviamo alle lacrime se amiamo con generosità.
Diamo tutto di noi stessi se nell’amore riponiamo le nostre speranze.
La speranza di colui che ama non è attesa, ma attiva partecipazione alla trasformazione di tutto ciò che tende a escludere, separare, ignorare.
Perché la speranza dell’amore non è proiettare in un futuro indeterminato la soluzione dei problemi, ma operare nell’immediato per la realizzazione dell’amore che non è mai cosa data una volta e per sempre.
Amare la vita è partecipare della Modernità.
Praticare il Diritto.
Rispettare le Indisponibilità della Persona Umana.
Anteporre i Bisogni della persona a qualsiasi altro bisogno.
Percepirsi l’ultimo per sapere ascoltare.
Non subire arroganza e soprusi.
Ribellarsi al dominio dell’uomo sull’altro.
Controllare il potere senza indulgenze e convenienze.
Sapere quando è tempo d’andare.

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