giovedì 19 febbraio 2009

Il Gesto

Non condivido niente di Berlusconi.
Se fosse possibile in un soggetto sì fatto la divisione tra l’uomo, l’imprenditore e il politico, affermerei né come uomo, né come imprenditore, né come politico.
Niente di niente ci unisce.
Nessuna cosa mi rende a lui simile o vicino.
Neanche l’umanità.
Penso che egli sia qualcosa d’altro, appartenga ad altra genia.
Lo detesto a tal punto che a volte, con grande rincrescimento, provo per il soggetto ripugnanza fisica.
Ancora più incredibile, mi son sorpreso spesso a pensare che la moglie lo tiene lontano in quanto provi la stessa, identica repulsione che suscita in me.
Non mi gratifica quello che ho affermato, ma è la verità.
Eppure, quando Berlusconi per ben due volte soccombé all’avversario Prodi, provai per lui umana pietà.
Tutto il mio sentimento negativo si sciolse e nessun pensiero di scherno, davvero nessuno mi sfiorò.
Mi facevano rabbia tutti coloro che non rispettavano la sconfitta dell’uomo.
Uno per tutti quel Diliberto che per molti aspetti speculari gli somiglia.
Poi, l’uomo è quello che è: un manipolatore di verità, ed anche le sconfitte le trasforma in vittoria… Ma questo è un altro discorso.
Non sono mai riuscito a provare alcuna soddisfazione, anzi ho sentito autentico dolore nel vedere le immagini trasmesse dei cadaveri - per giunta insultati - di dittatori spietati come Mussolini, Saddam Hussein, Ceausescu.
Ho provato perfino pietà nel vedere il cadavere esposto di quell’essere repellente, vigliacco, viscido, ignominioso di Pinochet.
Infierire sui vinti non mi appartiene.
Gioisco per la vittoria dell’atleta che taglia il filo di lana, ma mi commuove quello che non ci arriva. Lo sento fratello.
Il suo calvario diventa il mio.
Se poi l’uomo di sua volontà fa, compie, pratica il gesto: il gesto redimente, il gesto di mettersi da parte…
Quello è il momento più alto di un uomo.
L’uomo che si riappropria di se stesso, della sua umanità.
Quell’uomo che ha praticato il gesto riscatta ogni colpa, miseria, peccato.
È un uomo redento, pari a un dio.
L’innominabile Cossiga allorquando consumò il gesto della sua vita - l’unica vera cosa che salverà, riscatterà l’uomo, libererà la sua anima – dimettendosi, e così segnando la propria sconfitta, raggiunse vette che mai più ha raggiunto.
Neanche la travagliata Presidenza della Repubblica gli ha dato onore, lustro come quel gesto.
Tutti gli animali, nessuno escluso, quando la competizione, la lotta per il dominio è cessata per sottomissione – tramite segnali (gesto) – dell’altro, cessa l’aggressività.
Il vincitore, nei canidi, addirittura lecca le ferite dell’altro.
Ma sì, è vero!, quelli sono animali, noi siamo uomini.
Direttore Giordano, chi è più fallito lei o Veltroni?
Berlusconi, quando lei raggiungerà la consapevolezza, la comprensione, lo spessore culturale, civile e politico di Veltroni, potrà iniziare a considerarsi uomo.
E chissà che, poi, per il tramite del gesto non riscatti pure lei la sua deprecabile vita!

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