E scesi…
E scesi l’inferno.
Non aveva esso luoghi non luoghi e paure da vivere.
Era luminoso e si sostava ognuno come piaceva.
Si gioiva di sé, ci si piaceva e ridevano.
Ridevano, ridevano, ridevano…
Bocche larghe e aperte a effluvi di fiati insonori, emettevano
voci.
Rumoreggiavano olezzi e nutrivano sensi.
Ostentava l’orfano la malattia e custodiva l’angelo della
vanità.
Un vociare di dio si diffondeva confondendo e aizzava i
cuori.
Preghiere di bocche non asperse indugiavano nel bacio di labbra
vogliose.
Volteggiavano indefiniti suoni e sembravano parole.
Fermava il tempo l’ascolto afono e assordante martellava gli
orecchi.
Tripudio consumava gioie vuote di pathos e danze
s’accodavano ad abusati riti.
Era vita dedita all’istante e il riso…
Bianco di denti aguzzi affondava il morso e la carne gioiva.
Feromoni di vergini puerpere impinguavano di desiderio il
piacere e gemendo latravano cagne.
Tentai la fuga, e impietrito stazionai lo spavento.
Ero nello sguardo abbagliato dalla luce.
Michele Cologna
(San Severo, domenica 21 ottobre 2012)
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