lunedì 26 dicembre 2011

26 dicembre 1969

26 dicembre 1969

Sì, è vero!
C’era stata la bomba a Piazza Fontana il dodici.
Il clima che si respirava in Milano era plumbeo più del suo cielo.
La Pirelli, la Falck, l’occupazione e lo sgombero della Bicocca.
Gli scioperi continui, quotidiani, e la paura.
C’era tanto altro ancora e la composta povertà.
Avevo trovato finalmente casa a Sesto san Giovanni, in via Luigi Pirandello n. 27, a settantacinquemila lire ogni tre mesi e il mio stipendio all’Hotel Principe e Savoia di secondo cantiniere, con gli straordinari non toccava le centomila lire.
Si contavano le lire e nessun errore di calcolo era consentito.
Perdevamo con il tempo le cervella a far quadrare i conti.
È tutto vero, però, ero un uomo – sì!, di quei tempi, sebbene molto giovani e io avessi solo ventuno anni, s’era uomini – felice.
La donna più bella del mondo era mia moglie.
La macchiavano con gli occhi la mia sposa!
Aspettavo la nascita del mio primogenito.
Non c’era la possibilità di conoscere il sesso prima dell’evento, per cui: “Ha la pancia piccola e molto alta. È un maschietto.”, “Sì, però, ha i fianchi arrotondati, è molto piena! Sarà certo una femminuccia”.
Speravo che fosse maschio, avevo fretta di far rinascere il mio papà.
La continuità nel nome.
Ma nessuna ombra se fosse stata femmina, anzi carezzavo la bellezza d’una bambina.
È nata femminuccia e il giorno di Santo Stefano alle 12,15.
Quanto eri bella figlia adorata.
Un bocciolo rosa.
Tua madre e gli occhi, lo sguardo.
Era la prima volta che vedevo quello sguardo che poi ho rivisto in ogni mamma, te compresa, dopo il parto nell’osservare la propria creatura.
Un lampo di tristezza m’attraversò: “quegli occhi” che s’erano nutriti e avevano nutrito il nostro amore, non sarebbero stati mai più appannaggio mio.
O solo mio.
Fu un attimo e poi la gioia che dissimulavo per rendermi degno e composto padre.
Ma avrei gridato al mondo la mia felicità e liberato le lacrime che soffocavo.
Ero padre della bambina più bella del mondo.
Non mi sbagliavo!
Quella bimba poi fanciulla…
Adolescente, giovane e ora donna ha segnato il tempo con la sua qualità.
Che qualità, figlia amata!
Dalle elementari alla laurea, i tuoi professori e i complimenti più belli che un padre possa ascoltare.
Mamma e i tuoi due gioielli.
La mia vita: Monica e Riccardo.
Auguri amata figlia!
I giorni siano pregni della tua bellezza.
Del tuo sorriso che è la forma più alta e bella dell’intelligenza femminile.
Ogni padre è innamorato dei propri figli.
Io non faccio eccezione, ma esserlo di te è il dono più bello che la vita m’abbia fatto.
Grazie Stefania, figlia adorata.

San severo, lunedì 26 dicembre 2011

https://www.facebook.com/notes/michele-cologna/26-dicembre-1969/10150486187377480

venerdì 23 dicembre 2011

Porte

Porte




Apritevi!
Spalancatevi porte!
Ché si vomiti!
Riversi.
Brucia!
Quale?
Dove l’inferno, dove?
È qui!
Qui, e non dà tregua.
Fuoco che s’alimenta di vita.
L’anima il combustibile.
Arde con le viscere la mente.
Non c’è acqua che spenga.
Fiamma inesauribile.
Arsura.
Inappagata sete.
Esci, anima.
Libera da questo non senso l’uomo.
Della sua fragilità è stanco.
Sfinito.
Colma con il vuoto l’assenza.
Consegna a questa materia l’inerzia,
ché torni al silenzio.
Senza tempo e storia.
Nell’assenza.



Michele cologna

( San Severo, 23/12/2011 7.33.01)


Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.


https://www.facebook.com/note.php?note_id=10150480031002480

sabato 17 dicembre 2011

lingua negata

lingua negata




fiumi
- suoni liturgici -
irrompono
e
bagnando parole
d’amanuense
abusate di tempo
celeste mensa
aride
travolgono labbra
tumide di peccato
d’amore
privandole
dell’estasi
voluttà della carne
che piega
negandosi

ora tace
il verbo alla vita
e
alla lingua negata
cede



michele

(san severo 14/12/2011 18.42.43)



Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.

Per il genetliaco di Eleonora Becelli

Per il genetliaco di Eleonora Becelli




La nostra vita?!
Scandita dallo scorrere del tempo.
Esso, invenzione dell’uomo, è motivo di ansie, preoccupazioni, gioie e qualche volta - per fuggevoli attimi - di felicità.
Siamo a lui di fronte come lo scienziato della sua creatura innamorato e privo di difese.
Ci giochiamo e lui gioca noi intrappolandoci nelle sue maglie.
Bambini e poi fanciulli si sofferma con noi e scorda la sua costante fretta.
Giovani lo sfidiamo nel cammino sicuri di tenerlo.
Dopo, appena dopo, scopriamo l’inganno.
Ci teneva prigionieri nella gabbia dorata della speranza della quale incominciamo a intravvedere le inconsistenti e invalicabili pareti.
Prossimi a esse, nel dolore proviamo la triste gioia della fatica superata e le ore, i giorni, i mesi e gli anni stazionano il limbo della nostra compiutezza.
Finitezza.
Egli non concede tregua.
Nelle nostre possibilità, però, c’è il “tempo” per ignorarlo.
Oggi!
È giorno speciale, questo 16 dicembre?
Quello che ha visto venire alla sua luce la nostra amata Eleonora?
Solo la relatività può soccorrerci e noi diciamo sì!
Lo è, e nella nostra arbitrarietà lo sospendiamo dal tempo.
Liberi, ora, godiamo e giubiliamo.
Auguri per il tuo genetliaco, Eleonora.
Che la giornata sia colma solo di te e nessuna ombra, preoccupazione la percorra!
Creatura di luce, dai a noi l’impronta di te che della tua bellezza usufruiamo in questo giorno unico e caro!
Clemente egli si sospenda, e liberi noi tutti alla gioia della tua unicità.
Ancora auguri, Eleonora e che i giorni ti appaghino nelle tue aspettative.
Desideri.
Attese.

michele

(san severo, 16 dicembre 20011)